Porre fine al genocidio in corso a Gaza è una questione climatica, #Gazagenocide
Il 9 dicembre, giornata di azione per la giustizia climatica, invitiamo i movimenti per la terra, in difesa degli indigeni e per la giustizia climatica ad alzare la voce per la Palestina.
I palestinesi di Gaza stanno subendo un orribile genocidio. Il ritmo con cui Israele uccide i palestinesi ha avuto “pochi precedenti in questo secolo”. Interi quartieri sono stati rasi al suolo, ospedali sono stati presi di mira, 1,7 milioni di persone sono state sfollate e la fame è stata usata come arma di guerra. Invece di ritenere responsabile il regime israeliano di apartheid, l’Occidente continua ad armarlo e a fornire copertura politica al suo genocidio.
I leader israeliani hanno espresso apertamente il loro intento genocida. All'inizio della guerra contro Gaza, il ministro della Guerra israeliano dichiarò che i palestinesi di Gaza sono “animali umani e noi agiremo di conseguenza”. Il genocidio dei palestinesi a Gaza da parte di Israele si inserisce nel contesto di 75 anni di pulizia etnica, apartheid e colonialismo di insediamento. I palestinesi hanno sopportato decenni di sfollamento e di negazione dell’accesso alla loro terra, ai mezzi di sussistenza e alle risorse idriche. La stragrande maggioranza dei 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza assediata e occupata sono rifugiati che sono stati cacciati dalle loro case e a cui è stato negato il diritto al ritorno. Israele ha reso Gaza inabitabile. L’acqua della falda acquifera di Gaza non è adatta al consumo umano e Israele nega ai palestinesi l’accesso ad alternative potabili. Anche prima del genocidio in corso, l’assedio che dura da 16 anni ha significato che l’accesso al cibo, al carburante, al materiale da costruzione o a qualsiasi fornitura essenziale è al minimo. Israele ha portato avanti atti di guerra erbicida, spruzzando sostanze chimiche tossiche sulle fattorie palestinesi per distruggere i raccolti.
L’impunità di Israele per i suoi crimini, il genocidio che sta commettendo, il suo regime di discriminazione raziale in un contesto di colonialismo di insediamento e di controllo delle risorse, rappresentano una seria minaccia per le nazioni e le comunità più deboli di tutto il mondo che, nel cercare liberazione e giustizia, osano sfidare e resistere ai sistemi di dominazione, oppressione e sottomissione occidentale.
È fondamentale unirci al movimento per la giustizia climatica per garantire che il regime di oppressione di Israele non diventi un modello per un nuovo ordine mondiale di brutalità senza maschera e violenza estrema.
Non possiamo permettere che le nostre terre siano rese inabitabili e che le popolazioni nere, marroni e indigene siano rese superflue, disumanizzate, sfollate e uccise per servire i progetti degli interessi coloniali, razzisti e capitalisti. Non in Palestina. Da nessuna parte.
Aziende israeliane come Mekorot, Netafim, Haifa Chemicals, Adama e il razzista e coloniale Fondo Nazionale Ebraico (JNF) rubano risorse ai palestinesi. Questo è stato il caso in tutta la Palestina storica fin dall’inizio del regime coloniale israeliano. Allo stesso modo, le multinazionali complici, come Siemens e Chevron , alimentano il caos climatico e l’apartheid israeliano.
La COP28 è destinata a rappresentare l’ennesima opportunità per Israele, Emirati Arabi Uniti e Occidente di ripulire i loro crimini contro le popolazioni indigene e le comunità oppresse in tutto il mondo. La società civile palestinese ha deciso collettivamente di boicottare la COP28 di quest'anno. Gli Emirati Arabi Uniti non sono solo uno dei maggiori produttori di combustibili fossili al mondo, ma mantengono anche durante questo brutale genocidio una stretta alleanza di sicurezza militare con l’apartheid israeliana. È uno stato di polizia responsabile anche di orribili crimini di guerra nello Yemen e del trattamento razzista e brutale dei lavoratori migranti.
Chiediamo alle persone di coscienza di tutto il mondo di unirsi a noi nella costruzione di alleanze intersezionali per porre fine al genocidio a Gaza, smantellare il regime di apartheid e colonialismo di insediamento, denunciare le aziende che mascherano i crimini israeliani con attività di greenwashing e impongono false soluzioni alla crisi climatica.
I movimenti per la terra, in difesa degli indigeni e per la giustizia climatica in tutto il mondo si sono mobilitati per porre fine a questo genocidio, collegando le loro lotte con la nostra. Le lotte globali di base per i diritti degli indigeni alla terra e alle risorse, per la sostenibilità e contro la catastrofe climatica causata dall’avidità delle multinazionali sono intrinsecamente legate alla lotta palestinese per la liberazione. Non può esserci fine al colonialismo climatico senza la fine del colonialismo di insediamento. Non può esserci giustizia climatica senza giustizia per la Palestina.
Il 9 dicembre, giornata di azione per la giustizia climatica, invitiamo i movimenti per la terra, in difesa degli indigeni e per la giustizia climatica ad alzare la voce per la Palestina.
- Partecipiamo a/organizziamo azioni, marce e sit-in e chiediamo un cessate il fuoco immediato e permanente, la fine dell'assedio e del genocidio a Gaza da parte di Israele. Non esiste giustizia climatica in una situazione di genocidio, apartheid e colonialismo di insediamento.
- Sostieniamo dichiarazioni di solidarietà rivolte ai politici, chiedendo un'azione urgente per imporre un cessate il fuoco, la revoca dell'assedio e la responsabilità per il genocidio, l'apartheid e i crimini di guerra di Israele.
- Costruiamo e intensifichiamo campagne di boicottaggio e disinvestimento intersezionali contro le multinazionali complici che danneggiano i palestinesi, alimentano l’apartheid israeliano e la crisi climatica ed esportano soluzioni false e di sfruttamento in tutto il mondo.
Fonte: Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC)
Traduzione di BDS Italia