LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

E' con stupore e sconcerto, prima ancora che indignazione, che abbiamo assistito alla strumentalizzazione delle parole di Moni Ovadia, portavoce della cultura ebraica, lucido intellettuale ma soprattutto uomo di pace.

In un momento drammatico con l’ennesima carneficina in una striscia di terra martoriata, ci troviamo sommersi e bombardati da una narrazione a senso unico, faziosa e aggressiva, che non solo non prevede un confronto vero, ma che non tollera nessuna prospettiva "non conforme" rispetto al binario imposto.

Non è possibile non poter fare riferimento alle responsabilità di Israele senza incorrere in un linciaggio mediatico che non lesina attacchi alla persona, in un clima di censura, manicheismo e caccia alle streghe.

Lo abbiamo già visto, e solo per citare l’ultimo, con la squallida operazione di Cancel Culture nei riguardi del libro “Dettagli insignificanti”, di Adania Shibli, la cui premiazione alla Fiera del Libro di Francoforte è stata sospesa solo in virtù dell’essere l’autrice palestinese, come se ciò fosse uno stigma di nascita o, peggio, collettivo di una intera comunità.

La quale, vale ricordarlo, e noi ci uniamo con Moni Ovadia che non ha mai smesso di farlo in questi anni, assiste impotente da decenni a una occupazione militare feroce e a una pulizia etnica che, come chiarisce anche Amnesty International in un corposo rapporto solo in Italia passato sotto silenzio e censurato nelle università, non risponde a nessuna questione di sicurezza o difesa, ma solo alla volontà di realizzare uno Stato ebraico epurandolo della sua componente araba.

Con governi e organi internazionali che mai hanno fatto seguire una singola misura concreta di fronte alle oltre 80 risoluzioni Onu che Israele con strafottenza ha disatteso negli anni, delegittimandoli fino a impedire più volte l’ingresso degli stessi commissari Onu all’interno dei territori occupati.

Il genocidio cui assistiamo in questi giorni è pura barbarie, in violazione di ogni diritto e ogni convenzione internazionale, una tragica Guernica per cui magari, tra cento anni, istituire una Giornata della Memoria.

Ma i palestinesi non dovrebbero contare sulla pietà dell’occupante e del genocida, né noi dovremmo fare appelli a una presunta “superiorità morale” dello stesso, di cui non esiste prova alcuna in questi decenni di terrore.

I palestinesi non devono elemosinare pietà, devono pretendere, e noi con loro, il rispetto del diritto.

Null’altro che questo ha detto, e da sempre dice, Moni Ovadia, a lato degli oppressi, perché ben conosce cosa significhi.

Richiamare Israele alle proprie responsabilità di Paese occupante, che da 75 anni viola impunemente diritto internazionale, diritti civili e umani non è sostegno ad Hamas; parlare dell'espansione delle colonie, delle violenze quotidiane che i palestinesi subiscono ad opera di esercito e coloni, denunciare l'assedio disumano di Gaza, i bantustan della Cisgiordania, nei quali i palestinesi vedono ogni giorno ridurre le proprie speranze e i propri spazi vitali, non è sostenere Hamas, denunciare il silenzio della comunità internazionale non è sostenere Hamas.

Come BDS, ma anche come cittadini e persone che hanno seguito il lavoro di Moni Ovadia, instancabile, coraggioso e sempre, come le sue parole, nella direzione del dialogo, della tolleranza e della pace, esprimiamo rammarico, solidarietà e affetto.

BDS Italia