Più registi si ritirano dal TLVFest
Gli artisti rifiutano di lasciare che la loro arte copra le gravi violazioni dei diritti umani di Israele
29 maggio 2017 - Viene riferito che almeno cinque dei dodici relatori internazionali invitati a partecipare al Tel Aviv International LGBT Film Festival dal 1 al 10 giugno si sono stati ritirati dopo che gli attivisti queer palestinesi e i loro alleati nel movimento BDS hanno lanciato l'invito a boicottare la manifestazione di "pinkwashing" (operazione di marketing che strizza l'occhio ai gay, N.d.T.) propagandistico che fornisce una copertura progressista alle continue e gravi violazioni dei diritti umani palestinesi da parte di Israele.
In segno di rispetto per l'invito palestinese a favore di un boicottaggio culturale, il regista sudafricano John Trengove vincitore del premio si è ritirato dall'evento di apertura di TLVFest. In una lettera agli organizzatori, Trengove ha scritto:
Con il dolore legato alla lotta dell'Apartheid ancora fresco nella nostra coscienza collettiva, la questione è ... una cosa molto sensibile per molti sud africani. ... conoscendo quello che ora conosco, ritengo che sia imperativo che mi astenga dal partecipare. ... È impossibile guardare oltre il fatto che il festival (e la mia partecipazione) potrebbero servire da diversione rispetto alle violazioni dei diritti umani commesse dallo Stato d'Israele.
In seguito, Trengove ha aggiunto,
È necessario un rigoroso boicottaggio contro tutte le iniziative finanziate dal governo di Israele ... Come Sudafricano, ho un'esperienza di prima mano di come i boicottaggi hanno contribuito a creare una trasformazione democratica e quindi ho deciso di aggiungere il mio nome e la mia voce all'iniziativa di boicottaggio nei confronti Israele.
Trengove è stato seguito dalla produttrice, regista, sceneggiatrice e organizzatrice Catherine Gund, nominata all' U.S Emmy Award, dalla sua aiuto regista Daresha Kyi e dall'intera squadra presso l'Aubin Pictures, che ha prodotto il documentario Chavela sulla famosa cantante messicana Chavela Vargas. Tutti hanno approvato la richiesta di boicottaggio. L'attrice e comica canadese Fawzia Mirza ha anche annullato la sua partecipazione in segno di rispetto verso l’invito.
I media riferiscono che hanno annullato [la presenza] anche la regista tedesca Helene Hegemann, l'attrice svizzera Jasna Fritzi Bauer e Nadia Abraham, una palestinese che vive in Danimarca, che era stata selezionata per partecipare alla giuria e a una sezione del festival. Di conseguenza, è stato rimosso dal sito web del festival l'intero programma per la sezione Women in Cinema (Donne nel Cinema).
In una lettera agli organizzatori del festival, Catherine Gund e Daresha Kyi hanno scritto:
Il TLVfest è sostenuto da enti governativi israeliani che sono profondamente complici in violazioni del diritto internazionale che includono le guerre in corso, la repressione dei palestinesi e l'occupazione delle terre palestinesi. ... Gli eventi culturali, come questo festival, mirano a coprire queste violazioni. ... A livello personale e politico, non possiamo sostenerlo. Il nostro film, che mette in evidenza una visione della pace e della libertà, non dovrebbe trovarsi in un evento culturale finanziato da Israele. Siamo solidali con il boicottaggio.
La lettera conclude dicendo:
Noi della Aubin Pictures Inc., produttori di Chavela, prenderemo tutte le misure possibili per sostenere il boicottaggio. Nessuno degli amministratori né altri rappresentanti del film saranno presenti a questo festival. Non faremo alcuna dichiarazione alla stampa che metta in risalto questo festival. E siamo impegnati a lavorare con i queer palestinesi e con i loro alleati nel movimento BDS mentre continuiamo il cammino di portare Chavela al mondo, in un modo sicuro e rispettoso nel sostenere il boicottaggio culturale palestinese che difende i diritti umani dei palestinesi ovunque.
Haneen Maikey, direttore di Al-Qaws per le diversità sessuali e di genere nella società palestinese, ha commentato:
Come attivisti queer palestinesi, accogliamo calorosamente il sostegno di artisti di principi come John Trengove, Catherine Gund e Daresha Kyi, che rifiutano di lasciare che la loro arte copra, sottoponendole ad un "pinkwash", le gravi violazioni israeliane dei diritti umani palestinesi. Hanno respinto l'uso cinico, da parte del governo israeliano, della cultura e degli eventi LGBTQI per fingere un'unità fallita a scapito di altri, e hanno invece affermato il loro impegno verso un mondo più libero e più giusto per tutti.
Un portavoce della campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) ha dichiarato:
Apprezziamo questi registi per aver ascoltato il nostro invito a non attraversare la linea di guardia e a sostenere la nostra lotta non violenta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza. Le loro dichiarazioni dimostrano un approccio articolato e un grande rispetto per le richieste degli oppressi.
Il loro sostegno etico al boicottaggio culturale nonviolento di Israele al fine di ottenere i diritti umani dei palestinesi, mette allo scoperto la caratterizzazione orwelliana da parte del direttore del festival Yair Hochner del boicottaggio del BDS, come "violenza", mentre il suo festival cerca di nascondere dietro un "pinkwashing" decenni di violenza, pulizia etnica e occupazione militare israeliana.
Il PACBI ha aggiunto
Il movimento BDS crede fermamente che l'arte abbia il potere di operare il cambiamento e che gli artisti abbiano la responsabilità morale di astenersi dal lasciare che la loro arte perpetui o copra l'oppressione.
L'arte sponsorizzata da istituzioni governative che sono complici dei crimini contro gli oppressi perde tale potere e non è altro che uno strumento per occultare le violazioni dei diritti umani o operare un "pinkwashing". Proprio come gli artisti hanno rifiutato di esibirsi a Sun City durante l'epoca dell'apartheid nel Sudafrica, sempre più artisti negano a Israele l'opportunità di utilizzare la loro arte per nascondere il suo regime di decenni di occupazione, colonialismo e apartheid contro il popolo palestinese.
La Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale d'Israele (PACBI) è stata avviata nel 2004 per contribuire alla lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza dei palestinesi. PACBI sostiene il boicottaggio delle istituzioni accademiche e culturali israeliane, data la loro profonda e persistente complicità nella negazione da parte di Israele dei diritti dei Palestinesi come stabiliti nel diritto internazionale. Visita PACBI all'indirizzo https://bdsmovement.net/pacbi e seguici su Twitter @PACBI
Fonte: Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale d'Israele (PACBI)
Traduzione di BDS Italia