Comunicati
Settimana Internazionale Contro Mekorot: 22-30 marzo 2014
Diciamo NO all’Apartheid dell’acqua. Mobilitiamoci per la giustizia dell’acqua!
Mekorot è la società idrica di proprietà dello Stato di Israele responsabile dell'attuazione dell'apartheid dell'acqua nei confronti del popolo palestinese, in cui si inscrivono anche il crimine internazionale di saccheggio delle risorse naturali nei territori occupati, la discriminazione contro il popolo palestinese come gruppo etnico e il sostegno vitale per il sistema degli insediamenti illegali. Nel 2005, Mekorot ha istituito una divisione dell'azienda per avviare un processo di espansione a livello internazionale.[1] Diversi lucrosi contratti sono stati firmati in paesi come gli Stati Uniti, Cipro, Argentina, India e Uganda.[2] In Grecia Mekorot è in gara per avere una quota nelle privatizzazioni del governo.[3] Accordi di cooperazione sono stati firmati in Brasile, Portogallo e Italia.
Le forze della società civile sono indignate contro i loro governi che chiudono un occhio sul coinvolgimento di Mekorot nelle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani ed anzi la premiano con l’approccio “gli affari sono affari”. Sono state lanciate campagne per cacciare Mekorot da Argentina, Italia, Grecia e Portogallo. In Argentina, gli attivisti hanno recentemente annunciato che sono riusciti a far sospendere la costruzione di un impianto per il trattamento dell'acqua da 170 milioni di dollari - un progetto che avrebbe non solo finanziato l’apartheid dell'acqua in Palestina, ma l’avrebbe pure esportata trasformando l'accesso all'acqua a Buenos Aires da un diritto umano ad un lusso per i benestanti. Vitens, il più grande fornitore di acqua in Olanda, ha interrotto un contratto con Mekorot, pochi giorni dopo averlo firmato, a causa del coinvolgimento della Mekorot nella violazione del diritto internazionale.[4] Lilianne Ploumen, il ministro olandese per il commercio estero e lo sviluppo della cooperazione, ha annullato un incontro con i funzionari della Mekorot per le stesse ragioni.[5]
Nel mondo sta crescendo il movimento globale per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). Ora è il momento di intensificare la pressione sulle autorità pubbliche per escludere Mekorot dagli appalti pubblici e renderla responsabile di apartheid dell'acqua. Partecipa alla Prima Settimana Internazionale Contro Mekorot dal 22 marzo 2014, Giornata Mondiale dell'Acqua, al 30 marzo 2014, quando i palestinesi ricordano la Giornata della Terra.
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Un appello sottoscritto da oltre 4000 persone, da associazioni e sindacati, tra cui i movimenti per l’acqua pubblica, la FIOM-CGIL, l’ARCI e il Sindaco di Napoli De Magistris. Dalla Palestina un invito a rispettare gli obblighi secondo il diritto internazionale.
Il Comitato No Accordo ACEA-MEKOROT ha raccolto in pochi giorni oltre 4000 firme su una petizione (http://chn.ge/1jmWN8X) contro il protocollo di intesa firmato lo scorso 2 dicembre 2013 tra l’ACEA, società di servizi controllata dal Comune di Roma, e la MEKOROT, la società idrica nazionale di Israele. L’appello è stato condiviso anche da oltre 50 organizzazioni tra cui la FIOM-CGIL, l’ARCI, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Coordinamento Romano Acqua Pubblica. Tra le adesioni individuali il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Luisa Morgantini già Vice Presidente del Parlamento Europeo, Haidi Gaggio Giuliani, madre di Carlo Giuliani, e gli ex senatori Giovanni Russo Spena e Vincenzo Vita.
I promotori dell’appello sottolineano che la Mekorot è il braccio esecutivo delle politiche israeliane che sottraggono acqua ai palestinesi e ne negano il diritto all’accesso nei Territori Palestinesi Occupati, come documentate da organizzazioni internazionali, (quali Amnesty International e ONU), Palestinesi (Al Haq) ed israeliane (Who Profits e B’Tselem).[1] La Mekorot, infatti, alla quale sono state “trasferite” nel 1982 tutte le infrastrutture idriche palestinesi dalle autorità militari israeliane, pratica una sistematica discriminazione nella distribuzione dell’acqua. Riduce e raziona le forniture idriche ai palestinesi a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando nella regione una vera e propria “apartheid dell’acqua”. Il consumo pro capite giornaliero dei coloni israeliani è dì 369 litri [2] mentre quello dei loro vicini palestinesi è di 73 litri, al di sotto della quantità minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (100 litri).
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Palestina occupata, 29 gennaio 2013
Gentile Consiglio d’amministrazione dell’Acea, Sindaco Ignazio Marino e Assemblea Capitolina,
In pieno sostegno ai movimenti italiani per l'acqua pubblica, noi, sottoscritte organizzazioni della società civile palestinese, vi scriviamo per sollecitare l’Acea e i suoi azionisti ad accogliere l'appello del Comitato No Accordo ACEA - Mekorot e assicurare che la cooperazione tra Mekorot e ACEA non avvenga.
Nell'accordo siglato tra l’Acea e la società idrica statale israeliana Mekorot si afferma che esso mira a facilitare lo scambio di esperienze. Vi esortiamo a considerare che l'esperienza e le competenze che Mekorot è in grado di condividere con ACEA sono state sviluppate e sono la conseguenza del ruolo centrale che svolge nella appropriazione di acqua palestinese. Qualsiasi collaborazione con Mekorot rafforza la sua capacità di violare il diritto internazionale e i diritti umani.
Come ha rilevato Amici della Terra Internazionale in una recente dichiarazione, Mekorot è l’ente israeliano principale e che porta la maggiore responsabilità nel programmare e sostenere il controllo e il furto dell'acqua palestinese da parte di Israele e la negazione del diritto dei palestinesi all'acqua. Mekorot si appropria illegalmente di acqua palestinese e ostacola fortemente i palestinesi nell’accesso alla propria acqua. Amnesty International ha accusato Israele di privare i palestinesi del loro accesso all'acqua "come strumento di espulsione".
Questa mattina i comitati per l'acqua pubblica di Roma e Lazio, insieme alla rete per la Palestina e a numerosi attivisti dei movimenti per il diritto all'abitare, hanno dato vita ad un presidio di centinaia di persone sotto la sede della multinazionale Acea, per contestare la gestione del bene comune acqua da parte dell'azienda. Ogni anno infatti milioni di dividendi (64 nel 2012) finiscono nelle tasche di azionisti e dirigenti della Società, mentre il servizio peggiora a vista d'occhio e il diritto all'acqua non viene garantito.
Per questo stamattina sono state consegnate due lettere di licenziamento, firmate da decine di utenti e indirizzate all'Ad Paolo Gallo e al Presidente Cremonesi.
Il provvedimento è stato basato su una serie di "giuste cause", che vanno dalla dubbia legittimità di molti aspetti della gestione, passando per la fornitura di acqua all'arsenico in diversi comuni e per i distacchi selvaggi effettuati anche per poche decine di euro di morosità. Il tutto a fronte di un indebitamento dell'azienda sempre maggiore, con risorse destinate ad appalti fumosi ad aziende di cui non è dato conoscere il nome, forse per non far emergere la loro comune connessione con i soliti gruppi dell'imprenditoria romana.
Non vorremmo infatti che, come nelle recenti vicende legate alla gestione dei rifiuti, le ragioni dei comitati rimangano inascoltate per poi riemergere nei documenti giudiziari.
A queste "note" criticità si è aggiunto il vergognoso accordo tra Acea e Mekorot, azienda israeliana che si è resa responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, sottraendo illegalmente acqua dalle falde acquifere in territorio palestinese.
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Amici della Terra Internazionale esprime la sua solidarietà con il gruppo membro PENGON/Amici della Terra Palestina e con il popolo palestinese nella sua lotta per il diritto a vivere dignitosamente e a esercitare la sovranità sulle proprie terre e sulle risorse naturali, tra le quali l'acqua.
Molte comunità nei Territori palestinesi occupati (Cisgiordania e Striscia di Gaza) soffrono di una mancanza di accesso a un’acqua adeguata, sicura e pulita, a causa delle politiche idriche israeliane che discriminano la popolazione palestinese dei Territori Occupati e dell'usurpazione da parte dei coloni israeliani delle risorse idriche palestinesi.
L'approvvigionamento idrico nei Territori Occupati è controllato da Israele. Mentre tutti gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono collegati alla rete idrica fornita dalla società israeliana statale d’acqua, la Mekorot (e molti hanno piscine), si stima che il 15% della popolazione palestinese non è servito dalla rete idrica. Per coloro che sono collegati e acquistano l'acqua dalla Mekorot, la quantità di acqua disponibile è limitata ad un livello che non soddisfa le loro esigenze e non costituisce una congrua ed equa suddivisione delle risorse idriche comuni. Durante l'estate, l'acqua è regolarmente razionata e in certi luoghi l'offerta può essere ridotta fino al 70 %. Alcune città, paesi e villaggi palestinesi hanno l'acqua solo una volta alla settimana o anche una volta al mese.*
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Comunicato del Comitato Nazionale Palestinese del BDS
Il Comitato Nazionale Palestinese del BDS (BNC), la più ampia coalizione della società civile palestinese, applaude la Vitens, il più ampio fornitore di acqua potabile in Olanda, per la decisione di cessare i suoi accordi di cooperazione con la compagnia nazionale israeliana dell'acqua Mekorot, a causa dell'impegno della Vitens verso la legalità internazionale. (1)
Il BNC loda anche il ministero degli affari esteri olandese, che ha consigliato la Vitens sulla cooperazione ed in generale scoraggia transazioni finanziarie con gli insediamenti illegali. Il BNC ringrazia Lilianne Ploumen, il ministro del commercio con l'estero e cooperazione allo sviluppo, che ha prestato ascolto all'appello delle organizzazioni palestinesi perché fosse cancellato l'incontro con la Mekorot durante una recente delegazione per il commercio in Israele, dovuto al suo coinvolgimento attivo nell' impresa degli insediamenti israeliani. (2)
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