Intervista realizzata da AMISnet
AMISnet: partiamo dall' inquadrare la situazione, com'era la vostra libertà di movimento prima del progetto della ferrovia?
Abu Shadi: da noi non c'è alcuna libertà di movimento, il nostro villaggio è assediato dal muro. Prima c'era una strada che dal 1928 ci collegava con Gerusalemme, a maggio l'hanno interrotta con un check point che ora ci esclude dalla città. A Beit Iksa il 30-40% degli abitanti ha documenti di residenza di Gerusalemme, con quella strada il paese distava dalla città un quarto d'ora. Adesso bisogna passare per il check point di Qalandia e la gran parte di loro hanno lasciato il paese. Si è trattato di un operazione di sgombero in pratica. Poi c'è una barriera anche tra noi e Biddu, cioè lungo la via per la provincia settentrionale ed occidentale di Gerusalemme e per il resto dei territori dell' Autorità Nazionale Palestinese. Anche questa barriera ci causa estreme difficoltà, siamo perquisiti all'andata ed al ritorno quando andiamo a Ramallah. Generalmente chi non ha documenti che ne attestano la residenza a Beit Iksa non può passare, quindi i camion commerciali o con materiali edili o per il nostro commercio devono tornare indietro. In più ci hanno sequestrato molte terre per la costruirci colonie, già due sono sorte sulle nostre terre.
AMISnet: cosa cambia con la costruzione di questa nuova ferrovia?
Abu Shadi: Anche questo è un grosso problema, si prenderanno molte terre. Eradicheranno circa 500 ulivi risalenti ai tempi dei romani, alberi enormi su cui gli abitanti di Beit Iksa fanno affidamento per il loro sostentamento. Il 12 novembre la commissione dell' ANP è stata contattata dall' amministrazione civile israeliana che gli ha chiesto di riunire i proprietari delle terre su cui passerà il treno per comunicare loro quali terre verranno requisite e che alberi verranno abbattuti. Noi del comitato popolare siamo andati ed abbiamo incontrato il rappresentante dell' amministrazione civile che ci ha mostrato il percorso del treno e l'area in cui vogliono mettere i macchinari ed i buldozer. Solo i depositi per i macchinari causeranno l'eradicazine di 500 alberi. Ci hanno dato 10 giorni per fare ricorso, ma ci hanno anticipato che sarà inutile: faranno comunque quel che vogliono. Inoltre tutta l'area verrà dichiarata "chiusa per motivi di sicurezza", quindi anche i contadini i cui olivi non saranno abbattuti non potranno comunque accedere ai loro campi. Entreranno solo i buldozer e gli operai impegnati a distruggere e rubare le nostre terre.
AMISnet: Quindi non avete avuto voce in capitolo, le istituzioni israeliane si sono limitate a comunicarvi le decisioni prese
Abu Shadi: esattamente, quando il 12 ci hanno mostrato che terre si prenderanno e dove vogliono mettere i macchinari io gli ho fatto notare che c'erano terre incolte adiacenti e che quindi si potevano evitare le eradicazioni. Mi hanno risposto che si tratta di una decisione governativa e che non si poteva cambiare.
AMISnet: ma i lavori sono inziati?
Abu Shadi: Si, hanno cominciato a scavare un tunnel e le scavatrici lavorano giorno e notte.
AMISnet: Stanno quindi rimuovendo grandi quantità di terra?
Abu Shadi: sì, è terra che si prendono per loro. E' fertile per cui la usano nei loro terreni agricoli e per i loro giardini.
AMISnet: Tra le aziende impegnate nei lavori c'è l' italiana Impresa Pizzarotti, vuole approfittare di questa occasione per inviare un messaggio a questa impresa?
Abu Shadi: Chiediamo che smettano immediatamente di lavorare sulle terre dell' ANP, sulle terre dei palestinesi. Ci state rubando la terra e state abbatendo gli alberi su cui fà affidamento la comunità di Beit Iksa per mangiare. Ve lo chiediamo per continuare a considerare il popolo italiano come amico del popolo palestinese, come abbiamo sempre fatto e come ci auguriamo di poter fare ancora.