LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

di Michael Deas

Tra gli ultimi di una serie di segnali che alcuni governi europei cominciano a capire di dover andare oltre la semplice condanna della colonizzazione israeliana della terra palestinese, ci sono le osservazioni di un diplomatico greco e del ministro degli esteri norvegese, le quali suggeriscono che i governi europei stanno discutendo misure contro i prodotti provenienti dalle colonie.

I media israeliani affermano che un diplomatico greco ha detto ad alcuni giornalisti che l'Unione europea sta prendendo in considerazione di vietare l’importazione dei prodotti delle colonie. Un articolo del Jerusalem Post afferma:

L'Unione europea sta prendendo in considerazione l'istituzione di un divieto sulle importazioni di prodotti fabbricati negli insediamenti israeliani, secondo quanto detto da un funzionario del ministero degli Esteri greco a un gruppo di giornalisti israeliani e palestinesi ad Atene venerdì.

Secondo diversi servizi da parte dei media israeliani, il diplomatico greco, parlando con i giornalisti nel corso di un seminario sull’Accordo di Ginevra nella capitale greca, ha detto che gli stati membri dell'UE stanno attualmente discutendo sulla questione. Tra le misure al vaglio sono un divieto totale delle importazioni di beni degli insediamenti o l'applicazione di etichette speciali per i prodotti fabbricati negli insediamenti al di là della Linea Verde, politica adottata dal Sud Africa il mese scorso.

Il Canale 10 ha citato il funzionario dicendo che la Commissione esecutiva dell’UE avrebbe probabilmente presa una decisione sulla questione il prossimo mese.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri norvegese Jonas Gahr Store ha fatto capire che anche il suo paese, che non fa parte dell’UE, sta valutando azioni contro il commercio delle merci delle colonie. Il giornale Haaretz ha riferito:

 

La comunità internazionale deve riflettere su come porsi in relazione alle importazioni di merci prodotte negli insediamenti, “che consideriamo illegali secondo il diritto internazionale", il ministro degli Esteri norvegese, Jonas Gahr Store ha detto a Haaretz alla vigilia della sua visita a Gerusalemme e a Ramallah.

Store, capo del Ad Hoc Liaison Committee - un gruppo di sostegno ai donatori all'Autorità palestinese - ha detto che la Norvegia avrebbe "preso in considerazione varie opzioni per dimostrare la sua politica per quanto riguarda l'espansione degli insediamenti."

Prodotti degli insediamenti sono illegali

Un’interpretazione dei commenti di Store è che il governo norvegese ritiene che i prodotti degli insediamenti siano illegali, una visione condivisa da due recenti pubblicazioni dell’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq.

Un memorandum legale dal titolo "La responsabilità degli Stati in relazione agli insediamenti illegali di Israele nei Territori palestinesi occupati", pubblicato nel luglio 2012 e sostenuto da esperti di diritto tra cui il professor John Dugard, l'ex relatore speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, ha chiarito che gli Stati hanno una responsabilità di porre fine a tutte le forme di sostegno o di riconoscimento degli insediamenti di Israele, tra cui impedire il commercio dei beni che dagli stessi provengono.

Il 3 settembre, Al-Haq ha pubblicato un rapporto sull’Ahava, l'azienda israeliana di cosmetici che opera in un insediamento illegale, in cui ha chiesto "misure restrittive" sull'importazione dei prodotti degli insediamenti israeliani, "a causa delle gravi violazioni delle principali norme del diritto internazionale che gli insediamenti e le loro relative infrastrutture comportano, come ad esempio la violazione del diritto palestinese all'autodeterminazione".

Il rapporto spiega che gli Stati membri dell'UE - e, di conseguenza, tutti gli altri stati che permettono le importazioni di merci degli insediamenti – violano i propri obblighi legali, consentendo il commercio dei beni degli insediamenti di continuare:

Da un lato, consentendo l'ingresso di tali prodotti nei loro mercati interni, l'Unione europea e le sue autorità nazionali violano il loro dovere di non riconoscere le azioni illegali di Israele nei Territori Occupati [i territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza]. Dall'altro, nel permettere il commercio delle merci provenienti dagli insediamenti israeliani, gli Stati membri dell'UE stanno collaborando attivamente e sostenendo il mantenimento della situazione illegale creata dalle autorità israeliane nei territori occupati, in palese violazione dei loro obblighi giuridici in base al diritto internazionale.

È ora di porre fine al commercio con le aziende operanti negli insediamenti

Questi ultimi commenti da parte di funzionari europei seguono recenti decisioni da parte dei governi danese e del Sud Africa in linee con quanto fatto dal Regno Unito, il quale ha pubblicato le linee guida secondo le quali i prodotti degli insediamenti dovrebbero essere etichettati in un modo che li distingue dalle altre esportazioni israeliane.

Il Ministro degli Esteri irlandese Eamon Gilmore ha dichiarato che l'Irlanda sostiene un divieto UE sul commercio di prodotti delle colonie. Nel mese di maggio, un ministro degli esteri britannico sembra aver suggerito che il governo britannico stia valutando ulteriori azioni per quanto riguarda i prodotti degli insediamenti. Gli attivisti di molti altri paesi europei hanno segnalato che i ministeri degli esteri sono diventati molto più aperti agli inviti ad agire sui prodotti degli insediamenti negli ultimi mesi.

Questo graduale ma significativo cambiamento dell’atteggiamento dei governi dovrebbe essere visto come una risposta, almeno in parte, al successo del movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro Israele.

Agrexco, che era il più grande esportatore israeliano di prodotti agricoli, è entrato in liquidazione nel settembre 2011 a seguito di una campagna che ha avuto luogo in più di 15 paesi e ha svolto un ruolo importante nel fallimento della società. Forte di questo successo, attivisti nel Regno Unito sono riusciti a convincere il Cooperative Group, uno dei più grandi rivenditori nel Regno Unito, ad interrompere il commercio con le aziende come Mehadrin che esporta prodotti dagli insediamenti illegali di Israele.

In una dichiarazione accogliendo con favore la decisione del Cooperative Group, le organizzazioni agricole palestinesi hanno spiegato il loro sostegno per una particolare attenzione alle società complici [con l’occupazione, ndt] piuttosto che ai soli prodotti agricoli provenienti dalle colonie:

Esportatori di prodotti agricoli regolarmente falsificano le etichette sui loro prodotti e sono noti per commerciare i prodotti degli insediamenti come se provenissero dall'interno di Israele. Ancora più importante, le aziende agricole nel loro insieme sono responsabili per la loro condotta, e qualsiasi commercio con le aziende che esportano - anche solo in parte - dagli insediamenti o che sono coinvolte ad altre violazioni israeliane del diritto internazionale non fa che incoraggiare ulteriormente le violazioni israeliane del diritto internazionale ed è intrinsecamente immorale.

Si aspettano ulteriori mobilitazioni contro il commercio che sostiene l'espansione degli insediamenti nei prossimi mesi e può iniziare a generare la pressione di massa necessaria per costringere i governi e altri grandi rivenditori ad agire su tutti i fronti.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione di BDS Italia