L'attrice è stata criticata per aver prestato il volto a una compagnia che opera nei Territori palestinesi
di Marta Serafini
I meme su Twitter e Facebook sono già partiti. E mostrano Scarlett Johansson ritratta davanti al muro che circonda la Cisgordiania odavanti ai check point o, ancora, davanti alle macerie e alla disperazione dei campi profughi palestinesi. L'attrice è stata attaccata per aver accettato di diventare testimonial de lla Sodastream, società israeliana che opera appunto nei Territori palestinesi, dove la questione degli insediamenti e degli espropri è molto sentita. E se il produttore di bevande israeliano l'ha messa sotto contratto, per la star di Her l'accordo rischia di trasformarsi in un boomerang.
LA REPLICA - Scarlett ha risposto alle critiche affermando di «non aver mai avuto l'intenzione di essere il volto di un movimento sociale o politico». E poi ha aggiunto «Resto una sostenitrice della cooperazione economica e dell'integrazione sociale tra un Israele democratico e la Palestina - ha aggiunto l'attrice - SodaStream è una società che si impegna non solo per l'ambiente ma anche per la costruzione di un ponte di pace tra Israele e Palestina, sostenendo i vicini che lavorano fianco a fianco e che ottengono la stessa retribuzione, uguali benefit e pari diritti. Questo è ciò che accade nella loro fabbrica di birra Ma'ale Adumim ogni giorno lavorativo». Parole che non hanno fermato le polemiche ma, anzi, le hanno fomentate.
IL CONFLITTO DI INTERESSI - Per l'attrice si apre infatti un conflitto di interessi. L'organizzazione Oxfam International, di cui Johansson è ambasciatrice, l'ha contestata , dal momento che il movimento umanitario si oppone a «tutti i tipi di commercio» degli insediamenti israeliani, sostenendo che sono illegali e negano i diritti dei palestinesi. Come dire, insomma: o sei con noi nella difesa dei diritti umani, o sei contro di noi e dalla parte di chi fa soldi sulle spalle dei più deboli.
Fonte: Corriere della Sera