La pressione sulla Pizzarotti potrebbe ostacolare i piani
di Yehoshua Breiner, Walla.co.il
Mentre gli israeliani aspettano con grande attenzione aggiornamenti sulle linee ferroviarie di Israele, la locomotiva del boicottaggio in Europa continua a muoversi: gruppi di sinistra e attivisti per i diritti umani in Italia, stanno esercitando una forte pressione sulla società Pizzarotti di Parma, affinchè cessi il suo coinvolgimento nella costruzione in corso della linea ferroviaria tra Gerusalemme e Tel Aviv, dal momento che 6,5 chilometri del percorso sono all’interno del territorio palestinese, vicino ai villaggi di Beit Sourik e Beit Iksa, alla periferia di Gerusalemme. Va notato che la società è responsabile per la costruzione di 1,5 km della suddetta sezione di 6 km.
La nuova linea ferroviaria dovrebbe accorciare il viaggio tra Tel Aviv e Gerusalemme a 28 minuti. L’Amministrazione Civile ha confiscato 50 dunam di terra per la costruzione dei binari, e il coinvolgimento della società italiana nel progetto ha suscitato grande scalpore nello Stivale.
Nel maggio del 2011 una società tedesca [ la Deutsche Bahn] ha lasciato il progetto, dopo che una forte pressione era stata esercitata su di essa. Questa settimana, una città chiamata Rho, in provincia di Milano, ha approvato una risoluzione che denuncia Pizzarotti per la sua collaborazione al progetto con la [società israeliana] Shapir Engineering, intensificando così la pressione sulla prima per porre fine alla sua attività di business in Israele. Oltre a tenere presidi di protesta davanti alla sede della compagnia, gli attivisti hanno chiesto alle banche italiane di tagliare le loro linee di credito, incorrendo in caso contrario nel rischio di essere considerate come collaboratrici con l’occupazione israeliana. Secondo gli iniziatori della protesta, ci si aspetta che ulteriori comuni italiani denuncino Pizzarotti, e alcuni di essi potrebbero risolvere i contratti con la società, se questa non dovesse mettere fine alla sua attività in Israele.
“Una violazione del diritto internazionale”
90 tra ONG e gruppi provenienti dall’Italia e dall’Europa si sono uniti alla protesta, compreso il movimento BDS, che prevede il boicottaggio di Israele a causa delle sue politiche in Cisgiordania. “La costruzione della linea ferroviaria all’interno del territorio palestinese” è “una violazione del diritto internazionale e una violazione dei diritti umani”, secondo le organizzazioni. “La costruzione nei territori occupati per la popolazione civile è vietata secondo tutte le convenzioni internazionali. La costruzione della linea ferroviaria per Gerusalemme è una continuazione dell’apartheid israeliano e delle politiche coloniali, che esclude la popolazione palestinese che risiede su quella terra da molti anni. Il coinvolgimento di Pizzarotti equivale alla partecipazione nei crimini di guerra che vengono commessi da Israele “.
Il leader locale della campagna di boicottaggio contro le compagnie che operano in Giudea e Samaria [Cisgiordania] è la ONG della “Coalizione di Donne per la Pace”, che coordina, sotto il nome di “Who Profits”, un database delle aziende israeliane e internazionali che traggono profitti da ciò che essi considerano “l’occupazione israeliana in Cisgiordania”. Sul sito di Pizzarotti, non vi è fatta alcuna menzione della sua attività in Israele, anche se la società è coinvolta in vari progetti, tra cui le Filippine e il Marocco.
“Crediamo che il precedente di Rho aiuterà altri comuni a denunciare la società”, dice Stephanie Westbrook, un’attivista di Roma del movimento “Stop The Train!”. “L’espropriazione di terra per la costruzione della linea ferroviaria è una violazione del diritto internazionale che danneggia le famiglie palestinesi. La Pizzarotti ha già capito di trovarsi in una posizione scomoda, ma afferma di non avere alcuna intenzione di tirarsi fuori dal progetto dal momento che notevoli risorse sono state investite in questo, e noi abbiamo intenzione di continuare la nostra campagna contro di essa “.
Pizzarotti non è il solo
Nel mese di settembre, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha rifiutato un appello da parte dei residenti di Beit Iksa, con il pretesto di un ritardo nel ricorso. Nel corso dell’udienza, lo Stato ha anche sostenuto che intende costruire linee ferroviarie che colleghino varie città in Giudea e Samaria, e che queste servirebbero anche i palestinesi.
Oltre alla pressione esercitata sulla società italiana, una serie di campagne portate avanti da gruppi di sinistra in tutto il mondo hanno promosso il boicottaggio di Israele, e la loro influenza è chiaramente visibile. Per esempio, nel Regno Unito, l’azienda di cosmetici Ahava ha dovuto chiudere bottega dopo forti proteste settimanali. Il mese scorso, presidi di protesta si sono tenuti in tutta Europa di fronte a ristoranti e catene di supermercati che vendono frutta e verdura commercializzate da Agrexco e Mehadrin, sotto il titolo “Fuori l’apartheid dei menù!”. Presidi di protesta sono stati recentemente tenuti di fronte agli uffici di Mehadrin a Londra, e gli attivisti hanno anche consegnato frutta marcia ai dipendenti locali.
Shapir Engineering ha rifiutato di commentare. Il ministero israeliano dei Trasporti non ha finora emesso alcun commento.
Traduzione dall’ebraico di Ofer Neiman
Traduzione all’italiano a cura di Coalizione Italiana Stop That Train
Fonte: Walla!, 9 Dicembre 2011