La centunesima edizione del Giro d’Italia sarà il primo Grand Tour a partire fuori dall’Europa
La Grande Partenza a Gerusalemme sarà una prima storica ma è fonte di un livello di controversie politiche senza precedenti per il secondo più importante evento ciclistico
di Richard Abraham
Israele è un paese di costruttori. Quasi 70 anni dopo la fondazione, i grattacieli si contendono lo spazio lungo le coste del Mediterraneo, edificati nel terreno fertile del mercato immobiliare di Tel Aviv. Sulle colline giudee spuntano anche altri tipi di strutture - le architetture di controllo militare nei territori palestinesi occupati.
Gli israeliani ora stanno rivolgendo la loro attenzione ad un nuovo tipo di costruzione: l'immagine. Nonostante l'occupazione e la condanna della comunità internazionale, Israele è pronta a ostentare il proprio orgoglio per quanto ha realizzato e ha dipinto sulla tela del conflitto. A tenere i pennelli è Sylvan Adams, un vivace miliardario di 58 anni che emigrò dal Canada nel 2016.
"Normal Israel - afferma - è la frase che ho coniato; si tratta della normale vita quotidiana, che in qualche modo non costituisce una storia abbastanza interessante da raccontare al resto del mondo. Tutto quello che si vuol fare è parlare del conflitto e del terrorismo, ma questa è una parte molto piccola della vita in Israele".
L'argomento di Adams è l'Israele cosmopolita: un paese affascinante di antiche tradizioni e città moderne, di mari caldi e di gente calda. Il prossimo mese di maggio il suo colore preferito sarà il rosa, sinonimo di Giro d'Italia, nella sua posizione di presidente onorario della commissione organizzatrice del "Big Start" della gara a Gerusalemme.
Il Giro, con le sue tre settimane, è ampiamente considerato il più bello dei tre Grand Tours del ciclismo, davanti ai giganti dello sport del Tour de France e in chiave inferiore della Vuelta a España. I ministri d'Israele e d'Italia si sono riuniti nella gloriosa sala da ballo del Waldorf Astoria di Gerusalemme la scorsa settimana per confermare che le tre tappe di apertura del Giro dell'anno prossimo avranno luogo in Israele: la prima volta che un Grand Tour partirà fuori dall'Europa.
Con una prova individuale di 10,1 km a Gerusalemme il 4 maggio seguita da due tappe su strade pianeggianti che attraverseranno il paese, la corsa non irromperà in alcun campo sportivo. Eppure, mostrando un Israele interessato da boicottaggi culturali e artistici, la grande partenza del Giro del 2018 acclude al secondo più grande evento ciclistico un livello senza precedenti di controversie politiche.
L'incontro della corsa ciclistica con l'ospite d'oltremare riporta al 1954 quando il Tour de France iniziò ad Amsterdam. Il Giro ha proseguito nel 1965 con una visita a San Marino e da allora si è portato fino in Grecia, Danimarca e Irlanda del Nord. Oggi gli ospiti pagano decine di milioni di euro perché le telecamere si concentrino su paesaggi ricchi di ciliegi e monumenti storici. Gli organizzatori della gara apprezzano lo sfarzo di una nuova location che è disposta a pagare un costo elevato.
Dopo lo spettacolo stravagante del centenario condotto quest'anno interamente in Italia, il Giro sta guardando alla sua nuova epoca globale. Mentre le ipotesi su partenze negli Stati Uniti e in Giappone si vanificavano, è giunta la richiesta da parte di Israele, un paese senza un‘eredità ciclistica. "Israele non è [un paese] europeo e questo è stato l'interruttore", ha dichiarato il direttore di gara del Giro, Mauro Vegni. "Si tratta di un'occasione unica, troppo importante per perderla". Gli Israeliani normali si godranno la prima gara internazionale di ciclismo, gratis da vedere e circondata da festeggiamenti. La frustrazione avvertita dai negozianti israeliani di Gerusalemme nei confronti del sindaco della città, Nir Barkat, pazzo per lo sport, svanirà quando conteranno nelle loro casse gli sheqel dei turisti.
La proprietà italiana del Giro, RCS Media Group, ha conseguito una non comune prima vittoria davanti al colosso francese, Amaury Sports Organization (ASO), che conta il Tour e la Vuelta nel suo monopolio commerciale sullo sport. Lo stato di Israele ha acquistato una cartolina fotografica televisiva con le parole “wish you were here” ("vorrei che fossi qui") scritte sul retro per una stima di 17 milioni di euro, una frazione del costo di altri eventi sportivi importanti, anche quando arriveranno le spese per l'enorme operazione di sicurezza.
Il ministro dello sport italiano, Luca Lotti, parla con il campione italiano di ciclismo Ivan Basso mentre tutti i dettagli dell'inizio di Gerusalemme sono stati confermati. Fotografia: Thomas Coex / AFP / Getty Images
"Ovviamente l'immagine di Israele nei media non è positiva; la gente la pensa come una zona di guerra, un deserto, un paese di cammelli, scegliete voi", ha detto Ran Margaliot, primo ciclista professionista in Israele e ora direttore di Israel cycling Academy (Accademia israeliana di ciclismo), primo team professionale del paese. "Voglio credere che possiamo cambiare l'opinione della gente su ciò che rappresenta il nostro paese".
Sostenuto da due ricchi israeliani - tra cui Adams, che finanzia anche la costruzione del primo velodromo olimpico del Medio Oriente che aprirà a Tel Aviv il prossimo maggio - la squadra israeliana è praticamente sicura di ricevere uno dei quattro inviti jolly per la gara.
Il primo corridore del Grand Tour di Israele scenderà dalla rampa di partenza a Gerusalemme, eventualmente a fianco del compagno di squadra turco musulmano Ahmet Örken, una firma altamente politicizzata che potrebbe permettergli di diventare il primo corridore del Grand Tour del suo paese. È un colpo da maestro della "diplomazia soft".
Il ciclismo, dilaniato dai propri problemi sull'uso improprio delle droghe, non è mai stato molto abile a fronteggiare dilemmi geo-politici, ma non poteva nascondere questo sotto il tappeto. Gli organizzatori hanno dovuto assicurare la partecipazione di due squadre di ciclismo di alto livello sponsorizzate da Bahrain e dagli Emirati Arabi Uniti, squadre mandate a correre secondo le regole dello sport, ma i cui stati sponsor hanno freddi rapporti diplomatici con Israele. I progettisti della corsa sono stati attenti a tenere la corsa entro i confini riconosciuti a livello internazionale, tenendosi lontano dalla Cisgiordania, da Gaza e dalla Città vecchia di Gerusalemme. Tuttavia, la richiesta di un boicottaggio persisterà fino al prossimo maggio, con il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) che dichiara che l'evento rappresenta un "modo di mascherare con lo sport l'occupazione e l'apartheid israeliano".
"Avviare il Giro in Israele ricompensa in tutti i modi Israele per i suoi decenni di violazioni dei diritti umani del popolo palestinese, compresi gli atleti", afferma Sharaf Qutaifan della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele.
Gli organizzatori e i ministri di qui e d'Italia hanno risposto all'unisono che sarebbero stati in Israele "a fare sport, non politica", ma quando si sono riuniti dietro al Trofeo Senza Fine del Giro, l'assenza di volti palestinesi nella stanza ha messo a nudo l’aspetto politico di questo evento. Nessuna quantità di pompa, di rosa e di "Normal Israel" può nasconderlo.
Fonte: The Guardian
Traduzione di BDS Italia