29 dicembre 2010
di Gal Beckerman
Per la prima volta, un rapporto di Human Rights Watch sulla Cisgiordania fa appello alle aziende chiedendo loro di ritirarsi dal territorio nel caso facessero parte di quello che lo studio descrive come "un sistema ingiusto di leggi, regole e servizi" che favorisce i coloni ebrei a spese dei Palestinesi.
È una mossa nuova per l'organizzazione, i cui funzionari hanno riconosciuto che la raccomandazione in parte si sovrappone inintenzionalmente al movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, o BDS, nome con cui la campagna è conosciuta.
"La sovrapposizione non è al 100%, ma neanche vicino," ha detto Bill Van Esveld, il principale autore del rapporto. Ha sottolineato che HRW, nell'individuare casi specifici di violazione dei diritti umani in Cisgiordania, stava chiedendo alle aziende di prendere in considerazione il fatto che potessero esserne implicate e agire di conseguenza— un passo intrapreso dal gruppo anche in altri paesi, ha fatto notare.
"Non vogliamo aver nulla a che fare con la campagna di delegittimazione e non vogliamo prendere di mira niente di quello che succede in Israele" ha detto Van Esveld. L'organizzazione per i diritti umani non stava incoraggiando alcuna campagna di boicottaggio dei consumatori o di disinvestimento, ha sottolineato.
I leader israeliani tuttavia hanno agito rapidamente per denunciare il rapporto, pubblicato il 19 dicembre, anche poichè i responsabili della campagna BDS l'hanno accolto con favore.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un discorso tenutosi il giorno della pubblicazione del rapporto, ha condannato le organizzazioni per i diritti umani come HRW accusandole di ipocrisia per "aver chiuso un occhio riguardo ai regimi più repressivi del mondo, regimi che lapidano le donne e impiccano i gay," nel frattempo prendendo di mira "l'unica democrazia liberale del Medioriente."
Il direttore del programma di HRW, Iain Levine, ha replicato che l'organizzazione sceglie continuamente come obiettivo proprio quei tipi di regime e di atrocità che Netanyahu ha rimarcato, è stato anche pubblicato un rapporto che trattava delle violenze commesse contro le minoranze sessuali in Iran, uscito appena quattro giorni prima di quello dedicato alla Cisgiordania. Levine ha dichiarato che "I consiglieri del Primo Ministro dovrebbero davvero dare un'occhiata al sito di HRW prima di fare tali affermazioni."
Omar Barghouti, uno degli artefici principali della campagna BDS, ha scritto in un'e-mail che, mentre le raccomandazioni di HRW "non possono essere considerate esattamente parte del BDS, il movimento globale BDS le considera come un'altra significativa vittoria nell'ambito della logica di sanzioni e di pressioni reali contro Israele, misure necessarie per porre termine alla sua occupazione illegale, alla colonizzazione e all'apartheid."
Il rapporto di 166 pagine, intitolato "Separati e Diseguali," entra nel dettaglio di quello che chiama "diverso trattamento" in Cisgiordania per i Palestinesi e i coloni ebraici israeliani. Descrive, per esempio, grandi differenze nell'accesso all'acqua, portando all'attenzione semplici fatti come quello rappresentato dai 9,000 coloni che vivono nella Valle del Giordano: essi utilizzano un quarto della quantità totale di acqua consumata da tutta la popolazione palestinese della Cisgiordania, circa 2.5 milioni di persone.
Nel rapporto viene citata anche, tra gli altri casi, la situazione riguardante l'acqua nel villaggio di Bardala, nel nord della Valle del Giordano. Secondo un resoconto della Banca Mondiale, il villaggio faceva affidamento, prima del 1967, sui propri pozzi scavati prima della guerra che portò gli israeliani a governare la Cisgiordania in quell'anno. Nel 1968 e nel 1969, rispettivamente, Israele scavò due pozzi molto più grandi e profondi estremamente vicini a quelli del villaggio di Bardala per fornire l'acqua ad una serie di nuovi insediamenti ebraici nella zona.
I pozzi israeliani più grandi alla fine hanno disseccato completamente quelli palestinesi più piccoli, secondo il resoconto della Banca Mondiale citato da HRW, riducendo enormemente la quantità d'acqua disponibile per gli abitanti del villaggio da utilizzare per l'agricoltura. La comunità è stata così costretta a pagare per l'acqua una società israeliana, Mekorot, per avere accesso ai pozzi più grandi.
Il rapporto sostiene che, mentre ad un villaggio come Bardala è stato impedito l'accesso ad una sufficiente quantità d'acqua limitando così le sue capacità agricole, gli insediamenti nelle vicinanze ne abbiano beneficiato enormemente. L'agricoltura è un grande business per gli insediamenti nella valle, fa notare il rapporto, citando un sito web che spiega che tale attività fa guadagnare 130 milioni di dollari di fatturato annuo. I Palestinesi, nel frattempo, hanno sofferto di "scarsità di acqua potabile e di un netto calo di terre da coltivare."
Van Esveld ha dichiarato che certe imprese, come l'Agrexco Agricultural Export Company, hanno beneficiato inevitabilmente di questo sistema. L'Agrexco, secondo il rapporto, è responsabile della commercializzazione dal 60% al 70% dei prodotti agricoli coltivati in questi insediamenti. L'azienda beneficia del sistema discriminatorio di distribuzione dell'acqua, ha detto Van Esveld, facendo così di se stessa, e dei suoi numerosi azionisti israeliani e stranieri, un esempio delle aziende obiettivo delle raccomandazioni del rapporto.
Nei precedenti rapporti, HRW non ha mai evitato di fare delle raccomandazioni ad Israele. Ma si è trattato generalmente di ciò che il suo governo potrebbe fare per regolarizzare la situazione riguardo ai diritti umani o di come gli Stati Uniti e la comunità internazionale dovrebbero far pressione su Israele a farlo. Un esempio a riguardo è rappresentato da una raccomandazione fatta nel passato e ripetuta in questo rapporto: è stato chiesto agli Stati Uniti di ritirare una parte delle sovvenzioni annue ad Israele, equivalente all'ammontare delle spese di questo stato per la sue attività di insediamento.
Il nuovo rapporto, comunque, segna la prima volta in cui l'organizzazione ha suggerito alle società legate a certe attività in Cisgiordania di cessarvi i propri affari. Carroll Bogert, vice direttore esecutivo per le relazioni esterne di HRW, ha dichiarato che ciò consentirebbe loro di evitare di "essere infangate dalle attività illegali di Israele."
I funzionari di HRW hanno riconosciuto che la decisione di inoltrare queste raccomandazioni non è stata presa alla leggera. L'organizzazione ha spesso avuto come obiettivo nei suoi rapporti gli affari in altri paesi. Ma i funzionari di HRW si sono detti consapevoli del fatto che, nel contesto di Israele, alcuni avrebbero visto nelle raccomandazioni di questo rapporto un appoggio al movimento BDS. Tutti i ricercatori e i direttori delle politche di HRW hanno confermato che le raccomandazioni sono state inoltrate solo dopo aver svolto lunghi dibattiti in merito.
"Per noi sarebbe ipocrita dire che non ci siano analogie con il BDS," ha detto Van Esveld. Ma sottolineando che il rapporto si concentrava rigorosamente sulle aziende ed esclusivamente su quelle coinvolte in pratiche specifiche, ha aggiunto: "È un rapporto che riguarda le Sanzioni. Noi non ci occupiamo di Boicottaggio e Disinvestimento." Il rapporto non chiede ai consumatori di mutare il loro comportamento, come fanno gli attivisti BDS, ha sottolineato; esso si concentra sulle imprese e chiede loro di autosanzionarsi.
"Ci stiamo sforzando di rendere tutto il piÙ in linea possibile con il lavoro che stiamo svolgendo sulle pratiche commerciali in qualsiasi altra parte del mondo," ha affermato.
Il BDS, d'altra parte, si indirizza verso una gamma molto ampia di obiettivi. Barghouti stesso non nega che il suo movimento abbia degli scopi che vanno oltre quello di porre fine all'occupazione e afferma di vedere il problema in Israele stesso, in qualità di stato ebraico.
Oltre che da Netanyahu, il rapporto di HRW è stato criticato anche da NGO Monitor, un gruppo di osservatori israeliani. NGO Monitor ha accusato l'organizzazione per i diritti umani di aver travisato il diritto internazionale e di non aver preso in considerazione il conflitto nel suo complesso.
Un editoriale critico simile nel Jerusalem Post ha fatto specifico riferimento al problema della distribuzione dell'acqua. "L'accesso alla rete idrica è notevolmente migliorato negli ultimi decenni ed è molto migliore rispetto a quello della Siria o della Giordania, che avrebbero avuto il controllo della Cisgiordania se non avessero attaccato Israele nel 1967," scrive il giornale. Il pezzo del Post afferma anche che l'Autorità Palestinese ha fatto ben poco per migliorare l'erogazione dell'acqua, avendo a disposizione un miliardo di dollari all'anno di sussidio per scopi civili.
Fonte: The Jewish Daily Forward