LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Gli sforzi della BDS, proseguono nelle università americane a colpi di crema di ceci. L'hummus della Sabra Dipping Point, che gli studenti chiedono di ritirare dalle caffetterie e dalle mense, dato che implicato nelle violazioni contro i palestinesi.

sabradi BARBARA ANTONELLI - Gerusalemme 30 dicembre 2010 Nena News – E' ripresa a fine novembre la campagna di boicottaggio della crema a base di ceci prodotta dalla Sabra Dipping Point, da parte degli studenti della Princeton University (New Jersey) che hanno votato nel corso di un referendum perché gli spacci e le caffetterie interne all'università non distribuiscano più sui loro scaffali il famoso hummus. Purtroppo gli studenti hanno perso il referendum, 1014 contro 699 voti, anche se Yoel Bitran, presidente del Comitato Princeton sulla Palestina (PCD) ha dichiarato che il principale obiettivo dell'iniziativa era di ampliare la consapevolezza degli studenti, in merito al gruppo Sabra e al suo coinvolgimento nelle violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese.

L'hummus Sabra, insieme al babaganoush, al "maroccan matbucha" e altri generi di cibo arabo e mediorientale distribuiti anche negli Stati Uniti, sono prodotti del marchio Sabra Dipping Company, LLC , un marchio in mano per 50% alla PepsiCo e per l'altro 50% al gruppo Strauss, la seconda maggiore compagnia distributrice di cibo confezionato e bevande in Israele. Che il gruppo Strauss sostenga apertamente le forze armate israeliane, appare dichiaratamente nella sezione "responsabilità d'impresa" che l'azienda ha in bella mostra sul sito web (http://www.strauss-group.com/CommunityInvolvement). E in modo specifico la Brigata Golani, un'unità di elite dell'esercito, che ha alle spalle una lunga serie di violazioni sui diritti umani dei palestinesi. La relazione speciale con la Brigata Golani era illustrata fino al mese di ottobre (sul sito del gruppo Strauss) nella sottosezione denominata "sul campo con i soldati", in cui c'era l'aperto riferimento a "donazioni alle donne e agli uomini che hanno servito nella Golani brigade. "I fondi vengono destinati al benessere, alle attività culturali e educative, cosi come pocket money per soldati svantaggiati, per lo sport e le attrezzature sportive (...) (1)". Così si leggeva in una pagina del sito successivamente modificata in cui oggi l'esplicita sezione è stata rimossa, lasciando un solo più generico supporto alle forze armate dello Stato di Israele. Non certo a caso. Secondo quanto riportato da un articolo apparso il 6 gennaio 2009 sul quotidiano israeliano Ha'aretz la Brigata Golani "combatte non senza problemi di ordine disciplinare e scandali causati da cattivi comportamenti che vanno dalle rivolte contro i superiori agli abusi dei palestinesi" (2). Una brigata che ha giocato un ruolo centrale nell'aprile del 2002, durate la seconda Intifada nell'Operazione Scudo Difensivo e nelle operazioni militari che l'hanno preceduta, nell'assedio alle città della Cisgiordania e della muqata a Ramallah in cui era imprigionato il presidente Yasser Arafat.

L'associazione di ex-soldati israeliani Breaking the Silence ha documentato diversi casi di convolgimento dei soldati della Golani, in abusi e violazioni a danno dei palestinesi. Per esempio nel novembre 2008 sono stati membri della Golani a filmarsi mentre costringevano un palestinese bendato e imprigionato a cantare canzoni con contenuto umiliante. (3) Eppure il portavoce della Sabra, Ilya Welfeld ha dichiarato, nei giorni delle proteste nelle università americane, che il gruppo fa donazioni finanziarie solo in Nord America. Dopo la Princeton, anche gli studenti della De Paul University di Chicago hanno protestato. Non hanno indetto un referendum, ma piuttosto una richiesta formale al preside del college per la rimozione della marca di hummus dalle mense e dalle caffetterie. Rimozione che è avvenuta per qualche giorno ma che è stata subito seguita dalla decisione di reintrodurre la crema di ceci Sabra, con tanto di dichiarazioni pubbliche del portavoce della De Paul che definiva la sospensione temporanea "un errore". Ad ottobre c'era già stata una "flash mob" (una mobilitazione improvvisata) in un supermercato della città di Filadelfia, sempre contro l'hummus Sabra. E un recente articolo apparso sul New York Times lo scorso 3 dicembre, ha riacceso l'attenzione sulla campagna di boicottaggio della crema di ceci, riaprendo il capitolo dell'hummus nel quadro dell'occupazione israeliana, con connotazioni molto diverse da quelle avute in passato, che lo vedevano implicato nel processo di appropriazione da parte del patrimonio culinario israeliano di cibi tipicamente mediorientali e arabi (basta ricordare l'interessante articolo di George S. Hishmeh "The undeclared war on Arab cuisine")(4)

Infine anche San Francisco è stata coinvolta nel boicottaggio con un esempio di "guerrilla advertising", sull'hummus Sabra e Tribe: pubblicità truccate realizzate da alcuni artisti, sono apparse nelle strade di San Francisco il 19 dicembre: "Non intingere nell'apartheid! L'hummus Sabra approfitta della guerra e dell'occupazione".

Fonte: Nena News

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(1) Nota originale in inglese: "As part of its donations program, the Sales Division of Strauss Israel has made a contribution to the men and women who serve in the Golani brigade. The funds are designated for welfare, cultural and educational activities, such as pocket money for underprivileged soldiers, sports and recreational equipment, care packages, and books and games for the soldiers' club. Yotvata, our dairy in the south, contributes likewise to the southern Shualei Shimshon unit".
(2) -http://www.haaretz.com/print-edition/news/the-idf-s-golani-brigade-always-first-on-the-scene-at-the-front-line-1.267546;
(3) :http://news.bbc.co.uk/2/hi/7715861.stm; http://adalahny.org/images/stories/strauss-soldiers.png http://www.shovrimshtika.org/index_e.asp; http://109.228.8.92/OutEN/WitnessView/ShowWitnessView.aspx?WitnessView=1352
(4) – vedi http://gulfnews.com/opinions/columnists/the-undeclared-war-on-arab-cuisine-1.197375