LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Dichiarazione del Palestinian Human Rights Organizations Council (PHROC) 

Per decenni Israele non ha rispettato i propri obblighi in quanto potenza occupante e invece ha intensificato l’occupazione e il proprio regime di colonialismo e di apartheid. Le violazioni dei diritti umani, che costituiscono crimini internazionali, compresi uccisioni illegali, torture, trasferimento forzato, e altre forme di punizione collettiva, sono diventati la norma. Invece di rispettare le proprie responsabilità in base al diritto internazionale e adottare misure per ritenere Israele responsabile, stati terzi hanno in gran parte chiuso un occhio.

Mentre ad alcuni governi del mondo e in organismi ed enti internazionali e regionali, come le Nazioni Unite e l’Unione europea, manca ancora la volontà politica di ritenere Israele responsabile, il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) è cresciuto fino a fornire un’importante contro-narrativa non violenta e un’alternativa per raggiungere il godimento e l’esercizio della libertà, della dignità e della giustizia per i palestinesi.

L’appello per il BDS del 2005, rilasciato dalla società civile palestinese, e il Comitato Nazionale Palestinese del BDS (BNC), che guida il movimento internazionale, affermano che il movimento BDS è inclusivo, rifiuta tutte le forme di razzismo e discriminazione e non prende di mira nessuna persona fisica o giuridica in base alla sua identità. Piuttosto, il movimento prende di mira l’occupazione e l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele. Le aziende e le istituzioni che facilitano, aiutano o traggono profitto dalla negazione dei diritti umani dei palestinesi da parte di Israele rientrano nell’ambito di competenza del movimento.

Così come cresce l’impatto di BDS, aumentano anche gli sforzi da parte di Israele, dei suoi gruppi di pressione e dei suoi sostenitori per denigrare, diffamare e tentare di criminalizzare il movimento. Molte di questi sforzi cercano di associare falsamente il movimento non violento BDS alla discriminazione o all’antisemitismo; tali affermazioni non sono solo infondate, ma calpestano ingiustamente, tra gli altri, anche i diritti alla libertà di espressione e di protesta.

Di conseguenza, è diventato imperativo per il Consiglio delle Organizzazioni Palestinesi dei Diritti Umani (PHROC) ribadire l’universalità di questi diritti umani. Il PHROC afferma il diritto di tutti gli individui a partecipare al boicottaggio, al disinvestimento e alle azioni di sanzione e di sostenerle, e invita gli Stati e le imprese di tener fede alle loro rispettive responsabilità legali.

Il diritto al BDS

Le leggi internazionali relative ai diritti umani sostengono il diritto di sostenere e di partecipare ad azioni BDS. La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) afferma il diritto di avere opinioni senza ingerenze e il diritto alla libertà di espressione. [1] Tali diritti sono correlati e sono alla base di altri diritti, compreso il diritto alla libertà di riunione e di associazione. [2] Di conseguenza, il Comitato per i diritti umani ha affermato che esprimere la propria opinione non dovrebbe essere criminalizzato. [3] Mentre la libertà di espressione può essere soggetta a restrizioni, la richiesta del BDS non rientra nella limitazione delineata nell’ICCPR. Di fatto, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione ha dichiarato “Partecipare a un boicottaggio è una forma di espressione che è pacifica, legittima e ammessa a livello internazionale”. [4]

Il PHROC ricorda agli Stati, anche ai loro parlamenti, che molti membri della comunità internazionale hanno sperimentato il boicottaggio, il disinvestimento e le misure sanzionatorie durante lo sviluppo dei propri sistemi politici ed hanno anche preso parte a queste misure attraverso le Nazioni Unite.

Sono forse tra le più memorabili e rilevanti le azioni BDS contro l’apartheid in Sud Africa.

Il PHROC sottolinea che gli attacchi repressivi e i tentativi di criminalizzare il movimento BDS sono di natura simile a quella degli attacchi contro i difensori dei diritti umani in tutto il mondo. Tali attacchi spesso hanno lo scopo di bloccare la libertà di parola e di delegittimare le attività dei difensori dei diritti umani, al fine di distogliere l’attenzione da autentiche situazioni di abuso. [5]

Responsabilità degli Stati

In seguito all’emanazione da parte della Commissione europea della “Comunicazione interpretativa su indicazione di origine delle merci dai territori occupati da Israele dal giugno 1967”, nel novembre 2015, il PHROC ha rilasciato una dichiarazione che accoglieva favorevolmente l’etichettatura dei prodotti degli insediamenti pur rilevando che la sola etichettatura era insufficiente. Il PHROC afferma ancora una volta che né gli obblighi di etichettatura emanati né la presenza di movimenti di boicottaggio promossi dalla società civile devono sollevare gli stati dal loro obbligo legale di vietare i prodotti degli insediamenti israeliani affinché non entrino nei loro mercati.

Secondo il diritto internazionale e, come affermato nel 2004 nel consultivo della Corte Internazionale di Giustizia, in caso di violazione di norme imperative del diritto internazionale, tutti gli Stati hanno l’obbligo di non riconoscere la situazione illegale, di non prestare aiuto o assistenza nel mantenere la situazione illegale e di cooperare attivamente per far cessare le violazioni. [6]

Finché gli Stati terzi non sostengono queste e altre responsabilità secondo il diritto internazionale e non assicurano che Israele sia ritenuto responsabile per le sue violazioni dei diritti umani dei palestinesi, i governi non dovrebbero essere sorpresi se la società civile intraprende azioni legali e pacifiche per porre fine all’impunità. Di conseguenza gli stati non dovrebbero vietare o tentare di porre limiti alla società civile e ai difensori dei diritti umani nell’intraprendere misure BDS contro Israele e contro le imprese e le istituzioni che sono coinvolte nella negazione dei diritti umani dei palestinesi. Le imprese e le istituzioni hanno anche il diritto di disimpegno dalle attività che riguardano l'occupazione e/o partecipare a iniziative di BDS.

Il PHROC esorta la comunità internazionale a tener fede in modo imparziale alle proprie responsabilità legali, anche attraverso la difesa contro gli attacchi illegittimi nei confronti di persone, gruppi e istituzioni che partecipano al BDS, e a ritenere Israele responsabile per le sue violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario internazionale. Il PHROC invita inoltre le organizzazioni internazionali per i diritti umani a schierarsi a favore del diritto di impegnarsi con il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro qualsiasi stato, impresa o entità che stia violando il diritto internazionale.

Consiglio delle Organizzazioni Palestinesi dei Diritti Umani
Addameer Prisoners’ Support and Human Rights Association
Aldameer Association for Human Rights
Al-Haq
Al Mezan Center for Human Rights
Defence for Children International - Palestine Section
Ensan Center for Human Rights and Democracy
Hurryyat - Centre for Defense of Liberties and Civil Rights
Ramallah Center for Human Rights Studies
Jerusalem Center for Legal Aid and Human Rights
Women’s Centre for Legal Aid and Counselling
Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights
The Palestinian Center for Human Rights

Fonte: Al Haq

Traduzione di BDS Italia

Note:

[1] Article 19 of the ICCPR

[2] Human Rights Committee, General comment No. 34, Article 19: Freedoms of opinion and expression, 12 September 2011, CCPR/C/GC/34, Para. 2- 3

[3] Id. at para. 9

[4] Statement by the UN Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression at the conclusion of his visit to Israel and the occupied Palestinian territory, 18 December 2011,  http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=11727&L...

[5] Former Special Rapporteur on the situation of human rights defenders, Margaret Sekaggya, noted stigmatization associated with human rights defenders, stating “The growing characterization of human rights defenders as “terrorists”, “enemies of the State” or “political opponents” by State authorities and State-owned media is a particularly worrying trend, as it is regularly used to delegitimize the work of defenders and increase their vulnerability. The Special Rapporteur expresses serious concerns in relation to this phenomenon, since it contributes to the perception that defenders are legitimate targets for abuse by State and non-State actors.” UN Doc A/HRC/13/22, 30 December 2009, para. 27, available at http://www2.ohchr.org/english/issues/defenders/docs/A.HRC.13.22.pdf

The Human Rights Committee has also noted that attacks are frequently made against individuals exercising their freedom of opinion and expression, especially against individuals “who engage in the gathering and analysis of information on the human rights situation and who publish human rights-related reports.”[5] Human Rights Committee, General comment No. 34, Article 19: Freedoms of opinion and expression, 12 September 2011, CCPR/C/GC/34, para. 23

[6] See Article 41 of the International Law Commission’s Draft Articles on Responsibility for Internationally Wrongful Acts, which reflects customary international law. See also ICJ. 2004. Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territory, para.159. The Court also declared that it is for all States, while respecting the United Nations Charter and international law, to see to it that any impediment, resulting from the construction of the Wall, to the exercise by the Palestinian people of its right to self-determination is brought to an end.