LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Teva Pharmaceutical Industries Ltd” è una multinazionale con sede in Israele, operante nel settore dell’industria farmaceutica. Sviluppa, produce e commercializza farmaci equivalenti, i cosiddetti generici, per i quali è leader mondiale, oltre a una vasta gamma di farmaci originali, alcuni innovativi, in esclusiva, e principi attivi farmacologici, utilizzati da altre industrie. Nel campo dei farmaci specialistici il focus della produzione e della ricerca sono l’oncologia e le patologie del sistema nervoso centrale, quali sclerosi multipla, disturbi del movimento, emicrania, dolore e malattie neurodegenerative (fonte Teva 2024). È la diciannovesima tra le 20 aziende farmaceutiche più redditizie al mondo. Produce in 53 siti, in 33 Paesi, con 37.000 dipendenti a livello globale, 60 paesi in cui vende i suoi prodotti, 200 milioni di consumatori (fonte Teva 2023).

Dai bilanci pubblicati, i suoi ricavi del 2023, pari a 15,8 miliardi di dollari, riflettono un aumento del 7% in valuta locale, rispetto al 2022 (14,9 miliardi di dollari)[1](1) Nel 2022 l'azienda ha realizzato un utile lordo di 6.973 milioni di dollari USA, con un margine di profitto lordo del 46,7%.

Con un Comunicato del 10 ottobre 2022 la Commissione Antitrust UE dà notizia di aver informato Teva del suo parere preliminare secondo cui la società è incorsa nella violazione delle norme antitrust dell’UE impegnandosi in pratiche volte a ritardare la concorrenza al suo farmaco di successo, Copaxone®, estendendone artificialmente la protezione brevettuale[2] e diffondendo sistematicamente informazioni fuorvianti su un prodotto concorrente al fine di ostacolarne l’ingresso sul mercato.

La Commissione rileva in via preliminare che Teva ha abusato della sua posizione dominante sui mercati del glatiramer acetato (principio attivo del Copaxone) in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna.

Il comportamento di Teva non solo avrebbe danneggiato concorrenti e pazienti, ma avrebbe aumentato anche la spesa sanitaria pubblica per alcuni trattamenti della sclerosi multipla, che per il solo Copaxone® ammonta a 500 milioni di euro all’anno[3].

Nel 2021 Teva ha perso un processo storico in cui una giuria di New York ha ritenuto la società colpevole di aver alimentato la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti: “Teva ha consapevolmente e intenzionalmente ingannato i newyorkesi e il popolo americano sui pericoli mortali degli oppioidi e la giuria li ha giudicati responsabili della devastazione e della distruzione che hanno causato.”[4]

Teva si considera impresa nazionale israeliana e questo traspare anche nelle dichiarazioni alla stampa del suo CEO che, a febbraio 2024, afferma: “...l’essenza del nostro DNA è in Israele e questa è la sua forza.”[5]

È la più grande azienda commerciale (e industriale) del mercato israeliano per patrimonio netto, utile netto, reddito operativo e valore di mercato. L'azienda è anche il maggior fornitore di prodotti e servizi sanitari sul mercato israeliano, per volume di vendite.

Come parte dominante dell'industria farmaceutica israeliana, Teva gode dei vantaggi generati dall'occupazione illegale dei territori palestinesi, condizione che le consente di sfruttare il mercato palestinese, che è di fatto un mercato vincolato alle aziende israeliane.[6]

Il Protocollo di Parigi, allegato agli Accordi di Oslo, che regola le relazioni finanziarie tra Israele e i Territori Palestinesi, ha posto entrambe le entità sotto lo stesso pacchetto fiscale. Ciò significa che i palestinesi continuano a dipendere dalle politiche, dalle leggi doganali e dai servizi israeliani per l'importazione e l'esportazione di merci. Questa dipendenza ha avuto effetti economici fortemente negativi sull'industria farmaceutica, sull’economia in generale e sulla popolazione palestinese. In particolare:

  • la produzione di farmaci palestinesi e la loro vendita è resa difficoltosa dal costo delle licenze annuali per l’importazione delle materie prime nei territori occupati, che causa un aumento dei prezzi dei farmaci palestinesi e incentiva di fatto l’acquisto dei farmaci israeliani;
  • per “motivi di sicurezza” vige il divieto per i palestinesi di esportare farmaci tramite l’aeroporto Ben Gurion. I farmaci devono quindi essere inviati via nave tramite la Giordania, con costi aggiuntivi;
  • “ragioni di qualità" sono talvolta utilizzate in combinazione con giustificazioni economiche e politiche al fine di imporre ulteriori restrizioni. Uno di questi casi è il rifiuto di consentire l'ingresso di farmaci palestinesi negli ospedali e farmacie di Gerusalemme Est, e persino di somministrare vaccini nelle scuole gestite dai palestinesi.[7]

Questi ostacoli - uniti ai costi delle consegne dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza e all'impossibilità dell'industria di Gaza di svilupparsi ed espandersi a causa del divieto di esportazione - generano costi aggiuntivi che infliggono un duro colpo allo sviluppo dell’industria farmaceutica palestinese. 

Al contrario Teva, come altre aziende israeliane e multinazionali, gode dei vantaggi strutturali del mercato palestinese nel quadro dell'occupazione israeliana in diversi modi:

  • ha facile accesso al mercato palestinese, senza dogane e controlli ai posti di blocco;
  • gli agenti di Teva non devono modificare nessuno dei loro prodotti per poterli vendere nei Territori Palestinesi Occupati. Pertanto, l'azienda può vendere farmaci che non sono etichettati e non sono accompagnati da foglietti informativi in arabo, nonostante la popolazione sia di lingua araba;
  • Teva incontra poca o nessuna concorrenza da parte dell'industria dei farmaci generici più economici, come risultato delle restrizioni imposte dal Ministero della Salute israeliano sui farmaci che hanno accesso al mercato palestinese. L’importazione di farmaci in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza infatti è consentita solo per i farmaci registrati in Israele. Questa regolamentazione rappresenta un ostacolo allo sviluppo del commercio con il vicino mercato arabo (con piccole eccezioni). Il mercato palestinese non è quindi in grado di mantenere relazioni di import/export con i paesi più vicini, in quanto i farmaci registrati in Israele sono importati principalmente dall'UE, dal Nord America e dall'Australia.

Infine, i prezzi dei farmaci palestinesi sono fissati in base ai prezzi in Israele, che appartiene alla stessa categoria di mercati ad alto reddito dei paesi dell'UE. Ciò è chiaramente problematico alla luce del fatto che i principali parametri economici dei Territori Occupati, come il PIL e il reddito medio, sono molto al di sotto delle cifre di quello dell'Europa e di Israele4. Nel 2022 il FMI stimava il PIL pro capite pari a 50.204 dollari internazionali in Israele e 6.243 in Palestina.

Rapporti inquietanti suggeriscono che il Ministero della Salute israeliano avrebbe permesso a grandi aziende farmaceutiche nazionali di testare  prodotti sui prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Questa affermazione, fatta dalla professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian e da Mohammad Baraka, capo dell'Alto Comitato di Follow-up per gli Arabi in Israele, solleva serie preoccupazioni etiche. Nel 1997, l'ex politica israeliana Dalia Itzik riferì che oltre 5.000 test erano stati eseguiti su questi prigionieri. Inoltre, storicamente le autorità israeliane restituiscono sempre con grande ritardo i corpi dei prigionieri deceduti e questo alimenterebbe i sospetti di sperimentazioni mediche.[8]

Sono stati, inoltre, segnalati problemi di inquinamento dei fiumi nei territori palestinesi attraverso acque reflue non trattate, il che comporta rischi sia per l'ambiente che per la salute umana e porta ad un aumento delle resistenze batteriche.[9]

Nel 2017 Teva è stata tra le 150 imprese che hanno ricevuto una lettera di avvertimento dalle Nazioni Unite per aver operato all'interno delle colonie illegali in Palestina ed era prevista la sua inclusione nel database delle aziende israeliane e internazionali che fanno affari direttamente o indirettamente nei territori occupati, inclusa Gerusalemme Est. Tuttavia, Teva non compare tra le 112 (delle 188 analizzate) incluse nel Rapporto/Blacklist pubblicato nel 2020 dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite. (5; [10]; [11]; [12])

TEVA ITALIA

Teva Italia S.r.l.

Sede legale: Piazzale Luigi Cadorna, 4 – 20123 – Milano – Italia

Sede Operativa: Viale del Mulino, 1 pal. U10 – Centro Direzionale Milanofiori Nord – 20057 Assago (MI) – Italia

In Italia Teva arriva nel 1992, acquisendo siti per la produzione di principi attivi distribuiti in tutto il mondo. Attualmente gli stabilimenti sono quattro: Caronno Pertusella (VA), Rho (MI), Santhià (VC) e Villanterio (PV).  Nel 1996 fonda una filiale per la commercializzazione di farmaci equivalenti oncologici ad uso ospedaliero.

Negli anni successivi, attraverso la sua strategia di espansione, anche in Italia Teva ha potuto ampliare la sua offerta grazie all’acquisizione di Dorom nel 2005, Ratiopharm nel 2010 e Cephalon nel 2011.

Nel corso degli anni Teva Italia è diventata uno dei principali fornitori di farmaci equivalenti, farmaci specialistici e farmaci da automedicazione, sia nelle farmacie presenti sul territorio che in ospedale, coprendo tutte le aree terapeutiche, in particolar modo l’area cardiovascolare e le patologie croniche, con un focus innovativo nell’area del sistema nervoso centrale. (Fonte Teva Italia 2024)

Anche Teva Italia si distingue per la pratica del “Washing” - costruire un’accurata immagine di sé con una narrazione diametralmente opposta alla realtà - consuetudine per Teva, in questo un perfetto prodotto della propaganda sionista.

Un recente esempio è l’adesione di Teva Italia al Global Compact delle Nazioni Unite con il seguente comunicato stampa (Milano, 14 maggio 2024)[13]:

Teva Italia, azienda leader nel settore farmaceutico, da sempre impegnata nel promuovere un maggior accesso alle cure per i pazienti, ha aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, l’iniziativa volontaria per lo sviluppo, l'implementazione e la divulgazione di pratiche commerciali responsabili.

«A testimonianza del nostro impegno verso una sempre crescente integrazione della sostenibilità nelle scelte strategiche aziendali, siamo orgogliosi di aderire al Global Compact delle Nazioni Unite insieme a tante altre aziende a livello nazionale e globale, impegnate nello sviluppo di un’economia sostenibile e responsabile, con l’ambizione di contribuire ad un futuro migliore» ha commentato Umberto Comberiati, amministratore delegato di Teva Italia. «Questa adesione si aggiunge al nostro consolidato impegno nel migliorare, ogni giorno, la salute di milioni di persone grazie ai nostri farmaci di alta qualità, in linea con l’approccio delle Nazioni Unite».

Il Global Compact delle Nazioni Unite[14] invita le aziende di tutto il mondo ad allineare le proprie operazioni e strategie agli obiettivi globali di sviluppo sostenibile; alle imprese è richiesto di promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti, nell’ambito delle rispettive sfere di influenza, e di assicurarsi di non essere, seppure indirettamente, complici negli abusi in materia di diritti umani. Principi universalmente condivisi in quanto derivanti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla dichiarazione ILO, dalla Dichiarazione di Rio e dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione.

Altri esempi di costruzione di un’immagine di un’azienda che rispetta i diritti umani e si impegna nel garantire cure a tutti, quando nella realtà dei fatti il suo operato è completamente l'opposto, vengono dati dal programma sviluppato dall’azienda Humanizing Health Awards e dal supporto a “The Peres Heritage Initiative 2023”.

Il programma Humanizing Health Awards[15] premia gli enti no profit impegnati nell’umanizzazione delle cure, inserendosi all’interno della più ampia strategia ambientale, sociale e di governance (ESG) di Teva Italia che ha tra i suoi obiettivi lo sviluppo di iniziative a supporto delle comunità locali.

In riferimento al supporto a “The Peres Heritage Initiative 2023” possiamo leggere sul sito dell’azienda:

“Teva, azienda leader nel settore farmaceutico, è lieta di informare che anche quest’ anno, in occasione della 49^ edizione dell’annuale Forum di The European House - Ambrosetti in corso a Cernobbio, sostiene “The Peres Heritage Initiative 2023”, il social award che premia giovani innovatori sotto i 35 anni che si distinguono per gli eccellenti risultati raggiunti in ambiti quali: l’innovazione tecnologica, la green economy, la ricerca della pace, i modelli di business inclusivi e le nuove sfide educative”[16].

PERCHÈ ATTUARE AZIONI NON VIOLENTE DI OPPOSIZIONE A TEVA

Come tutti sappiamo il farmaco è un prodotto destinato alla cura delle malattie e a salvare vite umane; esso è quindi uno strumento particolare, con un alto valore pratico, ma anche con un contenuto etico che lo distingue da molte altre merci.

La vendita e l’acquisto dei farmaci Teva contraddice questo valore etico perché contribuisce al profitto di una azienda che trae chiaramente vantaggio da una condizione di occupazione militare. Inoltre, i profitti di Teva, accumulati anche grazie allo sfruttamento del mercato palestinese, contribuiscono all’economia israeliana e vanno a rafforzare l’apparato militare utilizzato per attuare crimini contro l’umanità, inquadrabili in un possibile genocidio ai danni della popolazione palestinese, secondo le parole della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite[17].

Sul sito Teva sono reperibili informazioni circa il codice di condotta dell’azienda, la sua mission e i valori a cui si richiama. In particolare, si legge:

“In Teva ci impegniamo a fornire farmaci di qualità ai pazienti di tutto il mondo con integrità e pratiche commerciali etiche. Quello che facciamo è importante, ma il modo in cui lo facciamo lo è altrettanto.”

E ancora:

“La mission di Teva è essere leader globale nei farmaci equivalenti e biologici, migliorando la vita dei pazienti. Queste parole danno senso a tutto ciò che facciamo e sono il motivo per cui ci rechiamo al lavoro ogni mattina. Si tratta di noi, la gente di Teva, che mettiamo la nostra dedizione, le nostre capacità e abilità, così come la nostra passione e il nostro tocco umano, per creare giorni migliori e migliorare la salute di milioni di persone in tutto il mondo. La nostra mission e i nostri valori ci guidano per garantire che voi - i nostri pazienti, i nostri clienti, i nostri colleghi e le nostre comunità - siate al centro di ogni nostra decisione”.

Queste affermazioni sono in netto contrasto con la realtà di una politica coloniale messa in atto dallo Stato israeliano, che ha mostrato tutta la propria violenza soprattutto negli ultimi mesi. Se Teva non si dissocia pubblicamente dalla condotta dello stato israeliano, ne è di fatto complice.

In questi mesi Teva si è pubblicamente schierata con lo stato e l’esercito israeliano sia con dichiarazioni che con aiuti concreti. Ha pubblicato un messaggio di solidarietà con Israele il 10 ottobre 2023: “Siamo profondamente addolorati per gli attacchi senza precedenti, orribili e brutali contro Israele e i civili israeliani, compresi donne e bambini. Come azienda israeliana condanniamo questo terribile attacco e Teva è al fianco di Israele in questo momento di grande perdita e sfida. Ci stiamo concentrando sul sostegno, l'assistenza e il benessere dei nostri dipendenti in Israele, monitorando attentamente la situazione”[18].

Dopo i fatti del 7 ottobre, l'azienda Teva si è arruolata nella missione nazionale e ha istituito “Mental Caregivers, un programma per rafforzare la resilienza mentale”[19], per il sostegno psicologico alle vittime che sono state esposte a immagini crude la mattina del 7 ottobre e nel periodo successivo. Teva ha anche istituito un fondo in collaborazione con la “Israeli Trauma Coalition”. L’azienda non ha attuato alcuna misura analoga a sostegno della popolazione civile colpita a Gaza.

Nello stesso articolo, si riporta che Yossi Ofek, CEO di Teva Israele e del cluster Ucraina, Africa e Medio Oriente, ha dichiarato: “In qualità di azienda farmaceutica nazionale israeliana, ci siamo impegnati fin dal primo giorno di guerra, a beneficio di Israele, dei feriti e delle ferite, delle famiglie degli sfollati e delle forze di sicurezza. Abbiamo triplicato le forniture di medicinali nonostante i reclutamenti nelle riserve nelle prime settimane, abbiamo donato medicinali essenziali, composti per alimenti per bambini e computer, abbiamo sostenuto l'MDA[20] e il Bental ([21]; [22]), abbiamo aiutato con il raccolto e l'agricoltura, abbiamo trasportato prodotti dall'Otaf e i nostri dipendenti hanno donato tonnellate di attrezzature necessarie”11.

Un aspetto di ulteriore contraddizione e ipocrisia è che, mentre Teva vende farmaci destinati al miglioramento della salute, nella Striscia di Gaza il sistema sanitario è al collasso a causa degli attacchi indiscriminati da parte dello Stato israeliano. Sul sito di Teva non si trova alcuna notizia rispetto a prese di posizione di condanna su quanto sta accadendo a Gaza.

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è catastrofica. Il report di aggiornamento delle Nazioni Unite del 17 luglio riporta dei numeri drammatici: più di 38.700 sarebbero le persone uccise e più di 89.300 quelle ferite[23] . Sono, inoltre, decine di migliaia i dispersi sotto le macerie e le sparizioni forzate.

Dal 7 ottobre a maggio 2024 sono stati uccisi 500 operatori sanitari [24], mentre sono almeno 214 i medici e gli infermieri presi prigionieri e torturati [25].

Causando carenze ingenti di forniture mediche, tra cui antibiotici e disinfettanti, le azioni israeliane hanno costretto il personale medico di stanza a Gaza ad attuare procedure sanitarie estremamente dolorose e rischiose [NdA], come amputazioni eseguite senza anestetici, anche su bambini. I soldati israeliani hanno arrestato, torturato e maltrattato il personale medico, i pazienti e gli sfollati, e li hanno costretti a lasciare gli ospedali, inclusi i neonati prematuri, causandone in alcuni casi la morte[26].

Il Centro Euromediterraneo per i diritti umani, con sede a Ginevra, all’inizio di luglio ha lanciato di nuovo l’allarme per il sistema sanitario di Gaza ridotto al lumicino dai bombardamenti e operazioni militari israeliani che hanno distrutto e raso al suolo o messo fuori servizio 34 dei 36 ospedali [27].

Migliaia di persone affette da malattie croniche, che aspettavano di poter uscire dalla Striscia, non hanno potuto curarsi a causa della chiusura del valico di Rafah da parte dell’esercito israeliano[28].

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha registrato (dati di maggio 2024) più di 440 attacchi a complessi medici e ospedalieri dall’inizio della guerra, con oltre 700 persone uccise all’interno o in prossimità di strutture sanitarie. Le autorità israeliane hanno limitato l’ingresso di forniture mediche, colpito le ambulanze durante le operazioni di soccorso e bombardato i principali ospedali della Striscia. Dopo settimane di assedio, negli ospedali di Al-Shifa a Gaza City e Al-Nasser a Khan Younis, sono stati ritrovati centinaia di corpi senza vita in vere e proprie fosse comuni [29].

Nel paper intitolato “Sul dovere internazionale di proteggere la popolazione di Gaza: come il collasso del sistema sanitario indica l’intento genocida”, pubblicato sul Journal of Public Health and Emergency a giugno 2024, gli autori (una ventina di medici e ricercatori di calibro internazionale, tra i quali la Prof.ssa Manduca, prima firmataria) documentano e motivano come gli attacchi deliberati alle strutture e al personale sanitario facciano parte di una strategia genocida. Riportando le parole della Prof.ssa Manduca: “In queste condizioni ci prendiamo la responsabilità di utilizzare il termine genocidio perché la vita di quasi un quarto della popolazione civile di Gaza è a rischio” [30].

La massiccia distruzione degli edifici e dell’apparato sanitario della Striscia di Gaza unitamente alla sempre maggiore difficoltà di raccolta dei dati relativi al numero delle persone uccise da parte del Ministero della Sanità di Gaza, fanno sì che il numero dei decessi sia fortemente sottostimato. Considerando l’attuale situazione umanitaria e sanitaria nella Striscia di Gaza (mancanza di acqua, cibo, riparo, medicinali, perdita di finanziamenti all’UNRWA), in un articolo del 5 luglio della rivista internazionale di medicina generale The Lancet viene stimato, in modo conservativo, che fino a 186.000 o anche più morti potrebbero essere attribuite agli attacchi israeliani. Si parla del 7,9% della popolazione totale della Striscia[31].

Ma non si deve dimenticare la Cisgiordania, dove sono stati registrati 175 “incidenti”.  Oltre un terzo di questi è avvenuto all’interno dei campi profughi dove le “operazioni di sicurezza” sono aumentate dal 7 ottobre. Durante queste operazioni, le forze israeliane hanno circondato gli ospedali vicini ai campi e hanno impedito agli equipaggi delle ambulanze di assistere i civili feriti, provocando la morte di alcuni pazienti per dissanguamento.I pazient i sono stati bloccati nelle ambulanze e gli operatori sanitari sono stati arrestati e aggrediti ai posti di blocco militari o mentre tentavano di raggiungere chi chiedeva soccorso.

A fine giugno è stato distrutto il pronto soccorso dell’ospedale di Jenin (Cisgiordania)[32].

A fronte delle politiche messe in atto da Israele nei confronti della popolazione palestinese e dei crimini perpetrati su civili innocenti, crediamo non sia possibile rimanere in silenzio.

L’industria farmaceutica israeliana ha la responsabilità di trarre vantaggio da un brutale regime di occupazione militare e di discriminazione sistematica che semina morte e distruzione in Palestina. Così facendo viene meno al suo dovere di tutela del valore della vita e al principio etico dell’umana solidarietà. Per questi motivi invitiamo ad un boicottaggio dei farmaci prodotti dalla società israeliana Teva (inclusi i marchi Rathiopharm, Dorom e Cephalon), i cui farmaci generici possono essere in genere facilmente sostituiti da altri di aziende differenti. Il boicottaggio è ovviamente da escludersi per quei farmaci che non siano sostituibili sul mercato.

 

[1]Teva registra una crescita nel quarto trimestre e nell'intero anno 2023 (tevapharm.com)

[2]  https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_6062; https://www.pharmadoc.it/brevetti-divisionali-il-caso-teva-in-europa/

[3] https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=107939  

[4] https://it.ag.ny.gov/press-release/2022/attorney-general-james-secures-523-million-top-opioid-manufacturer-teva-bringing

[5] https://www.timesofisrael.com/teva-ceo-says-production-and-distribution-in-israel-remain-largely-unaffected-by-war/

[6] www.whoprofits.org/companies/company/4212?teva-pharmaceutical-industries

[7] Chi ne trae profitto - L'industria dell'occupazione israeliana - Economia vincolata (whoprofits.org)

[8] https://peoplesdispatch.org//2023/12/30/the-pharmaceutical-landscape-in-occupied-palestine

[9] cfr. resoconto su PNAS, giornale dell’Accademia delle Scienze USA, che descrive inquinamento da farmaci dei fiumi in tutto il globo, inclusa West Bank.

[10] UN Sent Warning Letter to 150 Companies for Doing Business in Israeli Settlements - Israel News - Haaretz.com

[11] Coca-Cola, Teva on UN blacklist of settlement-friendly firms -- report | The Times of Israel

[12] UN rights office issues report on business activities related to settlements in the Occupied Palestinian Territory | OHCHR

[13] https://www.tevaitalia.it/news-and-media/ultime-notizie/teva-italia-aderisce-al-global-compact-delle-nazioni-unite/

[14] https://globalcompactnetwork.org/it/

[15] https://www.tevaitalia.it/news-and-media/ultime-notizie/humanizing-health-awards-2024/

[16] https://www.tevaitalia.it/news-and-media/ultime-notizie/peres-heritage-initiative-2023/

[17]  https://www.icj-cij.org/sites/default/files/case-related/192/192-20240126-sum-01-00-en.pdf

[18] https://www.tevapharm.com/news-and-media/latest-news/standing-with-israel-teva-statement-regarding-the-attacks-on-israeli-civilians/

[19] Vedi “Support the Soul: 'Teva' campaign to strengthen mental resilience”, The Jerusalem Post https://www.jpost.com/brandblend/article-787877#google_vignette

[20] MDA, Israel's national emergency medical, disaster, ambulance and blood bank service. The literal meaning of name is "Red Shield of David”

[21] Bental Motion Systems progetta e produce sistemi di alimentazione e movimento per diversi settori: difesa, la sicurezza interna, la stampa digitale, l'aerospaziale e i semiconduttori. https://www.bental.co.il/about/

[22] Otef Aza (the Gaza Envelope) encompasses the populated areas in the Southern District of Israel that are within 7 kilometres (4.3 mi) of the Gaza Strip border and are therefore within range of mortar shells and Qassam rockets launched from the Gaza Strip.

[23] Dati aggiornati al 17/7/2024 dal sito dell’agenzia OCHA dell’ONU: https://www.ochaopt.org/content/reported-impact-snapshot-gaza-strip-17-july-2024

[24] https://reliefweb.int/report/occupied-palestinian-territory/500-healthcare-workers-killed-during-israels-military-assault-gaza

[25] https://www.anbamed.it/2024/05/28/anbamed1393-28-maggio-24/

[26] Dal report “Anatomia di un genocidio” di Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato, marzo-aprile 2024 

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Rapporto-della-Relatrice-Speciale-sulla-situazione-dei-diritti-umani-nei-territori-palestinesi-occupati-dal-1967-Francesca-Albanese-2022/6749

[27] https://www.anbamed.it/2024/07/08/anbamed1434-08-luglio-24/

[28] https://palestinaculturaliberta.org/2024/06/28/la-matematica-dimostra-che-gli-obiettivi-dichiarati-da-israele-sono-una-menzogna-epica/

[29] Giulia Bernacchi, Voci dall’ospedale Al-Aqsa, altreconomia.it, maggio 2024
https://altreconomia.it/voci-dallospedale-al-aqsa-sopravvivere-alla-paura-di-diventare-la-prossima-fossa-comune/

[30] Journal of Public Health and Emergency, 2024; 8:20 (25 giugno 2024)

https://dx.doi.org/10.21037/jphe-24-11

[31] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext?sfnsn=scwspwa

[32] https://www.anbamed.it/2024/06/27/anbamed1423-27-giugno-24/  

 

20 luglio 2024

a cura di Sanitari per Gaza e BDS Italia

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