megafonoCoop Italia ha deciso di chiudere il confronto con Stop Agrexco e ha confermato la sua scelta di continuare a commercializzare i prodotti Agrexco, inclusi quelli prodotti dalle colonie israeliane.

Invia un messaggio di protesta alla Coop! Ribadisci il tuo no alla commercializzazione dei prodotti di un'economia di guerra! La costruzione della pace inizia dalle scelte individuali e quotidiane!

 

Cara COOP: No al sostegno della colonizzazione dei territori palestinesi

A: Coop Italia
cc: Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori

Cara Coop,

desidero esprimere tutto il mio rammarico per la vostra decisione di continuare a commercializzare i prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei territori palestinesi occupati e di mantenere i rapporti con quelle aziende che traggono profitti dal regime di occupazione illegale, tra cui l'Agrexco.

Ritengo che tale decisione sia grave sul piano morale perché ignora la legalità internazionale e i diritti del popolo palestinese (tra cui: IV Convenzione di Ginevra e Statuto della Corte Penale Internazionale); oltre ad essere in contraddizione con lo stesso codice etico della Coop e con la tutela dei diritti dei consumatori.

Invece di fare prevalere una scelta di legalità, giustizia e solidarietà, che avrebbe fatto onore ai suoi principi e alla sua storia e l'avrebbe differenziata dalle altre aziende della grande distribuzione, Coop ha deciso di ignorare l'appello “No ai prodotti illegali nella mia Coop” firmato da circa 4.000 dei propri soci e consumatori e di respingere le richieste provenienti da settori importanti della società civile palestinese, incluse le organizzazioni degli agricoltori, e dal Ministero dell'Agricoltura dell'ANP.

A livello internazionale cresce la condanna verso le imprese che traggono profitto dall'occupazione illegale e contribuiscono a rafforzare la colonizzazione. Ad esempio nel suo recente rapporto sui territori Palestinesi occupati, l'organizzazione internazionale Human Rights Watch ha per la prima volta indirizzato le raccomandazioni non solo al governo israeliano e alla comunità internazionale, ma anche alle aziende, criticando il loro comportamento, portando l'esempio proprio dell'Agrexco. (http://www.hrw.org/en/reports/2010/12/19/separate-and-unequal-0)

Un altro importante segnale viene da un rapporto dei rappresentanti diplomatici dei 25 paesi della UE a Gerusalemme e Ramallah, nel quale si invita a non sostenere le attività di colonizzazione, anche prevenendo l'utilizzo di servizi e prodotti delle imprese israeliane operanti nelle colonie di Gerusalemme Est.

È evidente che la scelta della COOP va in direzione opposta a quanto si sta delineando a livello europeo e internazionale. Pertanto, auspico che COOP cambi la sua decisione, in coerenza con il proprio codice etico, con il diritto internazionale e con le linee guida internazionali che affermano le responsabilità delle imprese nel rispetto dei diritti umani.

Ribadisco la richiesta a Coop di non servirsi di fornitori che con la loro attività contribuiscono a consolidare il processo di colonizzazione dei territori palestinesi e a mantenere l'oppressione della loro popolazione, individuando fornitori alternativi e sostenendo possibilmente i produttori e gli esportatori palestinesi.

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