Comunicato del Comitato nazionale palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC)
Il governo britannico ha pubblicato delle linee guida che informano le imprese sui problemi e sui rischi associati al fare affari con gli insediamenti illegali israeliani e con le attività connesse nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est.
Pubblicate sul sito web del Dipartimento britannico per il Commercio e per l'Industria, nella pagina dedicata ad Israele, le linee guida avvertono che ci sono "chiari rischi connessi alle attività economiche e finanziarie negli insediamenti, e quindi non incoraggiamo ne offriamo supporto a tale attività".
Il documento invita le imprese a munirsi di consulenze legali e a valutare "eventuali abusi sui diritti delle persone" derivanti dallo svolgimento di attività economiche con insediamenti illegali israeliani.
Accogliendo queste linee guida come un passo nella giusta direzione, il Comitato nazionale palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC), la più grande coalizione della società civile palestinese, chiede misure più concrete affinché la Gran Bretagna si conformi agli obblighi previsti dal diritto internazionale.
Molti grandi rivenditori della Gran Bretagna acquistano frutta e verdura fresca da aziende israeliane che operano in insediamenti illegali israeliani. Altre aziende britanniche, come il produttore di macchine per la movimentazione della terra JCB, sono estesamente coinvolte negli affari con gli insediamenti illegali di Israele, per quanto riguarda la costruzione di insediamenti, di strade per gli insediamenti, e di impianti e strutture legati all’occupazione israeliana.
"Il governo britannico ha capito che le proprie condanne degli insediamenti illegali non hanno avuto seguito e quindi ha iniziato ad affrontare la questione dell'enorme sostegno economico che gli insediamenti illegali ricevono dalle imprese del Regno Unito", ha detto Rafeef Ziadah, una portavoce del BNC.
"Il governo deve ora rendere assolutamente chiaro alle aziende, come la G4S, che è inaccettabile avere attività negli insediamenti illegali di Israele o legate ad altre violazioni dei diritti umani da parte di Israele", ha aggiunto Ziadah.
La società di sicurezza britannica G4S fornisce apparecchiature per i posti di blocco militari israeliani, per le imprese private negli insediamenti israeliani illegali e alle prigioni in cui i prigionieri politici palestinesi sono detenuti senza processo e vengono torturati. La società ha perso contratti con università nel Regno Unito e in Norvegia a causa del suo coinvolgimento con l’occupazione israeliana della Palestina.
Il movimento BDS chiede il boicottaggio di Israele e pratiche misure graduali, comprese le sanzioni, da parte dei governi del mondo per porre fine alla loro complicità nel mantenere il regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid contro il popolo palestinese.
La mossa britannica fa seguito ai passi compiuti dal governo olandese per scoraggiare attivamente le imprese olandesi dal mantenere collegamenti con il sistemo illegale degli insediamenti israeliani. Il ministro degli Esteri olandese Frans Timmermans è intervenuto per dissuadere la società di ingegneria Royal Haskoning DHV dal partecipare ad un progetto per il trattamento delle acque reflue della municipalità israeliana a Gerusalemme Est occupata.
"Non è sufficiente mettere semplicemente in guardia le imprese sui rischi economici e legali nel fare affari con gli insediamenti. I governi del Regno Unito e di tutti gli Stati membri dell'UE hanno il dovere di adottare un approccio proattivo per evitare che le imprese contribuiscano alle violazioni israeliane del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi", ha detto Ziadah.
Secondo il diritto internazionale, i firmatari della Convenzione di Ginevra, come il Regno Unito, sono tenuti a non fornire assistenza o riconoscere le violazioni israeliane del diritto internazionale e sono obbligati a intervenire per porre fine al commercio e alle altre relazioni economiche con insediamenti illegali israeliani.
Il governo ha pubblicato le linee guida per le imprese a seguito di inviti a farlo da parte di parlamentari e gruppi per i diritti umani palestinesi e britannici. In una relazione del 2012, i diplomatici dell'UE a Gerusalemme hanno chiesto misure per contrastare il contributo delle imprese all'espansione degli insediamenti illegali.
Un rapporto pubblicato da organizzazioni agricole palestinesi nel febbraio del 2013 mostra che molti insediamenti illegali sono economicamente sostenibili solo perché le società israeliane che vi operano sono in grado di esportare i loro prodotti freschi ai supermercati europei.
La catena di supermercati Co-Operative nel Regno Unito si è impegnata a non rifornirsi di prodotti da società israeliane che operano in insediamenti come la Mehadrin, il più grande esportatore di prodotti freschi di Israele. Gli attivisti ora chiedono ai supermercati Sainsbury e altri supermercati britannici di seguirne l'esempio.
L'Unione Europea, nel mese di giugno, ha pubblicato nuove linee guida in materia di partecipazione di Israele a progetti UE che vietano l’attribuzione di sovvenzioni comunitarie ai progetti in insediamenti illegali e il rilascio di prestiti UE a qualsiasi entità israeliana che operi negli insediamenti.
"L'Unione europea e i suoi Stati membri stanno finalmente iniziando ad affrontare alcuni aspetti della loro complicità con il sistema di colonizzazione, di occupazione e di apartheid che Israele impone al popolo palestinese. I governi europei devono adottare ulteriori misure per limitare il sostegno economico agli insediamenti e terminare i loro rapporti militari con Israele, comprese le esportazioni di armi e la partecipazioni a progetti congiunti di ricerca e sviluppo", ha detto Ziadah.
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BNC)
Traduzione di BDS Italia
Note
1. Le linee guida britanniche sono pubblicate online al link: http://www.ukti.gov.uk/export/countries/asiapacific/neareast/israel/overseasbusinessrisk.html
E sono state ripubblicate al link: http://opentoexport.com/article/overseas-business-risk-israel/
2. Per i dettagli sugli appelli da parte di diplomatici UE e del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per azioni che contrastino il contributo delle imprese agli insediamenti israeliani illegali, vedere: http://www.eccpalestine.org/the-contribution-of-european-businesses-to-the-existence-andexpansion-of-illegal-israeli-settlements/