Cara Oxfam Italia,
vi scriviamo come campagna Stop Sodastream in merito ad una questione che riguarda la vostra organizzazione a livello internazionale.
L’attrice statunitense Scarlett Johansson, ambasciatrice Oxfam dal 2007, ha di recente firmato un contratto per diventare la nuova “ambasciatrice globale” per la ditta israeliana Sodastream.
Come ben sapete questa azienda è al centro di un boicottaggio internazionale poiché trae profitto dall’occupazione dei Territori Palestinesi e dal regime di apartheid imposto da Israele in quanto la sua principale fabbrica è a Ma’aleh Adumim, uno degli insediamenti israeliani in territorio palestinese occupato che sono illegali secondo il diritto internazionale.
Già nel 2012 vi avevamo scritto perché un'altra “ambasciatrice” per Sodastream, Paola Maugeri, era stata coinvolta in una vostra campagna. In quell’occasione, avete dimostrato grande coerenza con la politica di ferma condanna di Oxfam per quanto riguarda gli insediamenti israeliani, rimuovendo il video promozionale realizzato con Maugeri e comunicandole i motivi di questa scelta.
La politica di Oxfam International è stata ribadita il 23 gennaio in una prima comunicazione sul coinvolgimento di Johansson con
Nel frattempo, però, Johansson ha rilasciato una sua dichiarazione in cui non solo comunica che intende proseguire nel ruolo di “ambasciatrice globale” per Sodastream, ma difende anche la fabbrica costruita su terra rubata ai palestinese. Johansson parla di una presunta “cooperazione economica” tra il popolo palestinese che vive sotto occupazione e la potenza occupante israeliana, descrivendoli come “vicini di casa che lavorano fianco a fianco” e che godono di “pari diritti”.
Come Oxfam sa benissimo, la realtà è tutt’altra. I lavoratori palestinesi non godono dei diritti civili (inclusi quelli sindacali) in quanto soggetti ad un regime di occupazione e privati dell’accesso alle proprie risorse naturali non possono sviluppare il proprio sistema produttivo in maniera indipendente come dovrebbe essere se fossero lasciati liberi di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, inclusa quella economica. Proprio a causa dell’occupazione israeliana, dalla quale Sodastream trae profitti, i lavoratori palestinesi spesso non hanno altra scelta che lavorare negli insediamenti illegali, come documentato dalla stessa Oxfam.
Sodastream ha da sempre scelto non di affrontare la propria complicità con l’occupazione israeliana e le violazioni dei diritti umani del popolo palestinese, ma di investire in campagne di immagine, addirittura utilizzando i propri lavoratori palestinesi a tale fine.
Nonostante le parole di Johansson rivelino una divergenza incolmabile tra le posizioni di Oxfam e chi dovrebbe rappresentare e promuovere l’organizzazione, ad oggi mantiene il suo incarico di ambasciatrice Oxfam. Non è pensabile che Johansson possa promuovere contemporaneamente i diritti umani e la violazione degli stessi. Mantenerla in questo incarico non può che minare il lavoro di Oxfam e il rapporto di fiducia stabilito con il popolo palestinese, e non solo, danneggiando la credibilità dell’organizzazione.
Con la presente, vogliamo unirci alle lettere e agli appelli da parte di accademici e intellettuali, organizzazioni per i diritti umani negli Stati Uniti, la società civile palestinese e anche il nipote di uno dei fondatori di Oxfam, che invitano Oxfam International a sospendere Johansson dal suo ruolo di ambasciatrice Oxfam. Vi chiediamo, in quanto Oxfam Italia, di prendere ogni iniziativa affinché l’organizzazione comprenda che la paradossale situazione attuale non può continuare, sia per salvaguardare la reputazione di Oxfam, sia per inviare un chiaro messaggio, in particolare ai vostri partner in Palestina, che promuovere attività illegali che ledono i diritti delle persone non trova nessuno spazio all’interno di Oxfam.
Restiamo fiduciosi di un vostro positivo riscontro.