Domenica 26 giugno il presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, insieme al sindaco di Pescara, si è recato in Israele per partecipare, nell'ambito di una missione di 3 giorni, ad una tavola rotonda con l'azienda israeliana Mekorot, azienda che gestisce le risorse idriche in Israele e nei territori occupati palestinesi. Per la Regione Abruzzo, come si evince da un quotidiano on line l'incontro é "un'occasione di confronto con lo Stato leader mondiale per la conservazione dell'acqua, per lo sviluppo e la commercializzazione delle cleantech technologies, per la desalinizzazione dell'acqua, nonché per il trattamento delle acque reflue con successiva depurazione e riutilizzo delle stesse per l'agricoltura e l'industria". Si è mancato di dire ovviamente che la Mekorot, attraverso la tecnologia dell’acqua e una spregiudicata politica aziendale ma anche con l’aiuto militare del proprio Stato , vuole accaparrarsi, in patria e fuori, la gestione/controllo delle fonti idriche in linea con i processi di privatizzazione globali del bene comune acqua. Ma non è tutto.
Non è stato detto che l'azienda israeliana Mekorot è il braccio dell'APARTHEID israeliana nei confronti dei palestinesi, poiché l'accesso all'acqua è un diritto per gli israeliani, ma strumento di oppressione nei confronti dei palestinesi.
Le falde acquifere dalle quali la Mekorot estrae l'acqua da destinare alle colonie illegali israeliane e ai palestinesi sono nei territori palestinesi, ma a questi ultimi l'acqua viene rIvenduta ad un prezzo 4 volte superiore a quello che pagano gli israeliani. Il consumo pro capite degli israeliani è inoltre 5 volte maggiore rispetto a quello dei palestinesi, questo anche perché, proprio l'azienda Mekorot interrompe soprattutto d'estate la fornitura di acqua ai palestinesi per riempire le piscine situate nelle colonie illegali israeliane e irrigare i campi all'interno delle stesse.
Secondo un rapporto di Amnesty International, "il consumo dei palestinesi raggiunge a malapena i 70 litri pro capite al giorno ben al di sotto del minimo giornaliero raccomandato dall'Organizzazione mondiale per la sanità (Oms) di 100 litri pro capite" (il consumo giornaliero pro capite degli israeliani è di 400 litri). In più "in alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con solamente 20 litri al giorno, la quantità minima raccomandata per uso domestico in situazioni di emergenza. Da 180.000 a 200.000 palestinesi che vivono in comunità rurali non hanno accesso all'acqua corrente e l'esercito israeliano spesso impedisce loro anche di raccogliere quella piovana."
L'Abruzzo è una terra che negli ultimi anni sta soffrendo e combattendo contro l'inquinamento delle acque, da quelle dei fiumi a quelle del mare; la Regione è sicura che il popolo abruzzese voglia davvero instaurare rapporti con un'azienda che in questi giorni sta assetando il popolo palestinese chiudendo i rubinetti con una temperatura che sfiora i 35 gradi, per spingerli a lasciare la propria terra e vivere da profughi?
Tanta rabbia e amarezza se si pensa che il comune di Pescara un po’ di anni fa ha stipulato un gemellaggio con la città palestinese di Ramallah. Come non provare un senso di indignazione, come non rimanere stupiti che nessuno abbia avuto nulla da ridire né in consiglio Regionale né in quello Comunale!
Invitiamo tutti a dare maggiore attenzione a questi eventi di politica internazionale che hanno un immediato riverbero nel nostro territorio. La solidarietà verso le popolazioni palestinesi e la difesa dei nostri territori si legano oggettivamente. Dobbiamo fare un maggiore sforzo di conoscenza e mobilitazione anche su questi temi globali.
Rete di solidarietà con Palestina e pace nel Mediterraneo Abruzzo-Molise
Fonte: Rete di solidarietà con Palestina e pace nel Mediterraneo Abruzzo-Molise