7 ottobre 2010 - servizio di Babush, il settimanale di approfondimento di Amisnet

I nostri percorsi metropolitani partono dagli scaffali dei supermercati italiani per capire cosa accade con un particolare tipo di merci: quelle etichettate come “Made in Israel” ma che non sempre sono prodotti israeliani.

Gli scambi commerciali tra Unione Europea ed Israele si sono intensificati negli ultimi anni, anche grazie all’accordo doganale sottoscritto tra Bruxelles e Tel Aviv, ma di pari passo è cresciuta la campagna di boicottaggio promossa dalla società civile palestinese e sostenuta da attivisti internazionali e dagli israeliani contrari all’occupazione.

Ma come funziona la campagna, quali sono i prodotti che destano maggiori perplessità, da dove vengono e in che quantità arrivano da noi?

Per capirlo abbiamo puntato i nostri microfoni verso i Territori Palestinesi Occupati ed in particolare verso le colonie israeliane, considerate illegali dall’ ONU e da dove proviene una parte delle merci esportate come israeliane. Ci sposteremo poi a Vado Ligure, cioè dal porto dove arriva la maggior parte dei prodotti agricoli israeliani e da dove è partita la campagna italiana. Tenteremo di capire l’intricata vicenda della Coop che la scorsa primavera è stata accusata di antisemitismo per aver annunciato la sospensione dei prodotti Carmel-Agrexco, la principale società israeliana per l’esportazione di frutta e verdura che è oggetto dell’ attenzione degli attivisti per l’origine opaca dei suoi prodotti che a volte sono riconducibili ai terreni espropriati ai palestinesi in cui sorgono le a colonie .

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