24 maggio 2010

Dopo mesi di lavoro, la «rete stop Agrexco» incassa la prima vittoria: le catene di supermercati Coop e Conad nel nord Italia non commercializzeranno più i prodotti della Agrexco. L'azienda israeliana vende anche prodotti agricoli provenienti delle colonie israeliane nei Territori occupati palestinesi. Senza alcuna tracciabilità. Il boicottaggio continua.

Niente più agrumi e datteri «made in colonie israeliane nei territori palestinesi occupati» sugli scaffali di Coop e Noardiconad, il gruppo che fa da centro di acquisto e distribuzione di Conad nel nord Italia. Le due grandi catene italiane di supermercati, Coop e Nordiconad, hanno infatti deciso di sospendere la vendita di merci della Agrexco, principale azienda esportatrice israeliana di prodotti agricoli. La società israeliana commercializza anche ortaggi e frutta coltivati nelle colonie lungo la valle del Giordano nei Territori palestinesi occupati. Il tutto sotto il marchio Carmel, ma senza l'indicazione del luogo di produzione.

Una vittoria per la campagna «Stop Agrexco Italia» promossa da decine di associazioni [Donne in nero, Attac, Federazione della Sinistra, Fiom- Cigl, Forum Palestina, Pax Christi Italia, rete Eco Ebrei contro l'occupazione e Un Ponte Per, per citarne solo alcune]. «La coalizione italiana contro l'Agrexco aderisce alla chiamata palestinese al 'boicottaggio disinvestimento e sanzioni' in ogni suo aspetto, insieme ad un numero sempre crescente di organizzazioni e movimenti internazionali e Israeliani – si legge nell'appello della coalizione, al quale si può aderire inviando un'email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – L'obiettivo è far sì che iniziative di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele simili a quelle applicate al Sud Africa nel periodo dell'apartheid possano indurre il governo israeliano a riconoscere il diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione e a rispettare le norme del diritto internazionale».

Dall'inizio dell'anno, la coalizione «Stop Agrexco Italia» ha organizzato molti incontri in Italia e lanciato una campagna di pressione, con tanto di sit-in nei supermercati Coop e Conad, per cercare di fermare la commercializzazione di prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei Territori occupati. In una lettera inviata all'Agrexco, il movimento pacifista israeliano «Gush Shalom» chiede l'abbandono di una politica che «sta fomentando proteste, dimostrazioni e petizioni in tutto il mondo, in Europa in particolare». «Mischiando i prodotti israeliani con quelli delle colonie, in un momento in cui il mondo intero si sta sollevando contro la permanenza degli insediamenti, voi mettete a rischio le esportazioni dell'intero comparto agricolo israeliano», aggiunge Gush Shalom.

Le catene coinvolte non parlano di boicottaggio. Maurizio Zucchi, direttore Qualità di Coop Italia, in una lettera di risposta alla rete «stop Agrexco» ha scritto che la scelta di Coop «non è un boicottaggio verso Agrexco o Israele, perché questo spetta tutt'al più al consumatore». Però, spiega, Coop ha deciso di ritirare «i prodotti la cui bolla indica la provenienza dai Territori palestinesi, indicazione non presente sul prodotto finale». «Questa modalità di tracciabilità commerciale non risolve l'esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l'informazione – pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale – non è tuttavia presente in etichetta – prosegue Zucchi – Abbiamo deciso di sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l'origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai Territori occupati».

Fonte: Carta