Le colonie
Il sistema di occupazione israeliano in Cisgiordania si traduce concretamente nella espropriazione illegale di terre e risorse naturali dei Palestinesi. Questo accade ancora oggi con la costruzione del Muro all’interno dei confini della Cisgiordania, destinando unilateralmente vaste aree di territori Palestinesi a scopi “militari” e soprattutto con la costruzione e l’espansione delle colonie illegali in territorio Palestinese. Le colonie israeliane sono illegali secondo la legge Internazionale e sono state ripetutamente condannate nelle risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’ONU, n°446, 452, 465, 471 e 476.
I prodotti delle colonie sono pertanto il risultato di una violazione del diritto internazionale e di un abuso delle risorse naturali di un popolo sotto occupazione, anche questo un crimine secondo la IV convenzione di Ginevra.
La Valle del Giordano
Il posizionamento geografico delle colonie non è casuale, risponde a criteri di interesse geopolitico (ad esempio intorno a Gerusalemme, allo scopo di annettere Gerusalemme Est) o di interesse economico, occupando di fatto le regioni più fertili e le risorse naturali e idriche dei Territori Palestinesi. Un grave esempio di questo sistema di espropriazione è la Valle del Giordano che costituisce un terzo circa di tutta la Cisgiordania. Grazie alla falda acquifera più ricca di tutta la regione, questa valle rappresenta da sempre la zona di terreno più fertile della Cisgiordania. Inoltre ha un importante significato geopolitico, rappresentando l’unico confine di un futuro Stato Palestinese che non sia con Israele. Dal 1993, con gli accordi di Oslo, la Valle del Giordano è stata dichiarata “zona militare israeliana” all’interno dei Territori Palestinesi. Da allora ha avuto inizio il processo di colonizzazione israeliana e di espropriazione delle terre Palestinesi. Oggi il 95% della valle è sotto diretto controllo militare, il 98% delle risorse d’acqua sono ad uso esclusivo israeliano e trenta colonie illegali vi si sono stabilite sviluppando grosse piantagioni lì dove da secoli i Palestinesi dei villaggi e i beduini coltivavano le loro terre e pascolavano greggi. Ridotti in miseria, il 75% della popolazione palestinese è stata costretta a lasciare la valle. I Palestinesi che rimangono non hanno diritto di costruire case, ristrutturare quelle esistenti, scavare pozzi, raccogliere l’acqua piovana, muoversi liberamente e persino andare a scuola. La maggior parte di loro è sfruttata come forza lavoro nelle piantagioni o nei magazzini di confezionamento dei prodotti delle colonie, in quelle che erano le loro terre.
La Carmel Agrexco è tra i principali esportatori di prodotti provenienti dalle colonie della Valle del Giordano, come testimonia questa foto dei magazzini di imballaggio di marchio Carmel e Jordan Plains. Eppure quando questi prodotti arrivano nei nostri supermercati, le etichette indicano "Made in Israel"!
In recenti interviste video, i lavoratori palestinesi della valle denunciano lo sfruttamento da parte delle aziende israeliane, i salari bassissimi (11 dollari al giorno) e l’uso frequente di minori negli impianti di confezionamento dei prodotti agricoli delle colonie. Nonostante siano impiegati presso gli stabilimenti della Agrexco, gli stessi lavoratori palestinesi sono d'accordo con il boicottaggio della Carmel (e di tutti i prodotti israeliani), così come lo è l’intero spettro del movimento sindacale Palestinese.