Contro il vertice Italia-Israele
A distanza di due mesi dal suo insediamento, il governo delle larghe intese si precipita ad inviare in Israele il suo primo ministro, come sua prima visita fuori dall'Europa, con l'obiettivo di confermare la continuità della politica italiana sulle questioni mediorientali ed il suo sostegno incondizionato ad Israele.
Israele, grazie all'altissimo numero di aziende create nei settori dell'innovazione tecnologica e della ricerca, viene considerato come la nazione start up per eccellenza. “Abbiamo molto da imparare da Israele”, dichiara Enrico Letta durante il suo colloquio col premier israeliano, che lo riceve il 1° luglio 2013 nel suo ufficio a Gerusalemme. L'Italia vuole più innovazione nella propria economia e per questo intende rafforzare la cooperazione con Israele. “Ho avuto l'opportunità di vedere quanto è intensa e profonda la cooperazione bilaterale tra i nostri due paesi ma ho anche capito come possiamo rafforzare questa cooperazione... Abbiamo fissato come data il 2 dicembre per il vertice bilaterale, il quarto... In quell'occasione si cercherà di finalizzare accordi già in essere in campo universitario ma anche energetico sul quale oggi abbiamo avuto una conversazione interessante”.
Il tanto atteso incontro intergovernativo si terrà il 2 dicembre a Torino. “Sarà un'opportunità per capire come costruire anche noi una start up nation”, dice il Presidente del Consiglio.
Ormai è da anni che i rapporti fra Italia e Israele sono sempre più stretti.
Ad oggi, l'Italia, è il quarto partner commerciale di Israele ed è diventata, in base ad accordi di cooperazione legati a turismo, ambiente, energie rinnovabili, acqua e trasporti, il secondo partner mondiale del governo israeliano nel campo delle materie scientifiche. Il governo delle larghe intese sta offrendo ad Israele nuovi scambi scientifici con trasferimento di know-how italiano nell'ambito della ricerca universitaria (attraverso accordi e progetti congiunti in settori più o meno dichiaratamente militari) e nell'ambito della compravendita di sistemi di sorveglianza di produzione israeliana (usati nella costruzione del Muro dell'Apartheid e destinati ad essere installati sulle coste delle grandi isole e del meridione italiano!). Le operazioni militari congiunte tra i due paesi, nel deserto del Naqab e a Decimomannu in Sardegna, sono ormai azioni di routine. Sempre in Sardegna, da anni, gli aerei da guerra israeliani testano le loro nuovi armi che vengono poi sistematicamente impiegati contro i palestinesi. Inoltre, sembra che nella base militare di Camp Darby in provincia di Livorno vengano stoccate le famigerate DIME (Dense Inert Metal Explosive); esplosivi usati durante l'operazione Piombo Fuso contro la Striscia di Gaza nel 2008 – 2009.
A livello commerciale, l’Italia è diventata la porta d’ingresso principale per lo smistamento delle merci israeliane nella Comunità Europea. Molte di queste merci provengono dai Territori Occupati nel ’67 e sono prodotte da aziende che hanno sede negli insediamenti sionisti considerati illegali dalla stessa Comunità Europea. Rispetto a merci equivalenti ma provenienti da altri paesi non-comunitari i prodotti israeliani hanno molte agevolazioni doganali.
Grazie agli scambi “culturali” fra i due paesi e al sostegno garantito da tutte le istituzioni italiane, gli intellettuali israeliani hanno accesso libero a tutti i mezzi di informazione con le immaginabili conseguenze.
Praticamente: il governo Letta pone lo stato di austerità in Italia destinando sempre più fondi alla cooperazione con Israele. Tutto ciò avviene mentre “l'Oasi democratica del Medioriente” accresce in modo esponenziale la sua politica razzista e aggressiva nei confronti del popolo palestinese.
La colonizzazione sionista della Palestina e la pulizia etnica vanno avanti. Dopo aver espropriato più del 75% del territorio palestinese per insediarvi il “loro stato” i sionisti continuano con i piani di deportazione forzata della popolazione palestinese. Grazie al Piano Prawer i beduini del Naqab, al sud della Palestina, verranno trasferiti in modo coatto nei “Centri di Raccolta”. La stessa sorte sta toccando ai palestinesi residenti al sud della città di Hebron, nella Valle del Giordano e attorno a Gerusalemme.
Mentre il Muro dell'Apartheid continua a frammentare la presenza palestinese nei Territori Occupati l'esercito israeliano e i coloni continuano indisturbati nelle loro azioni di rastrellamento e di assedio. La demolizione delle case dei palestinesi, lo sradicamento e l'incendio degli alberi come l'arresto dei palestinesi sono ormai fatti di ordinaria amministrazione. Un recente dossier dell'ONU rivela che dal 2002 ad oggi 7 mila bambini palestinesi sono stati malmenati, arrestati, minacciati di morte e violentati nelle prigioni israeliane. La loro colpa? Aver lanciato sassi contro i coloni o i blindati dell'esercito israeliano.
La Striscia di Gaza continua a vivere assediata, chiusa nella morsa ermetica del suo carceriere sionista: è una striscia di terra, palestinese, che Israele cerca di soffocare esercitando il controllo de facto delle frontiere:
- dal cielo attraverso il controllo militare dello spazio aereo;
- dal mare attraverso il controllo delle acque territoriali;
- da terra attraverso il controllo perimetrale con sbarramento del territorio (si sta parlando di una vera e propria barriera, costituita da recinzioni di filo elettrificato con pali, sensori e “zone cuscinetto” lungo i terreni confinanti con Israele e in muri di acciaio o calcestruzzo sui terreni confinanti con l'Egitto, che circonda completamente la Striscia di Gaza).
Circa 5 milioni di palestinesi continuano a vivere da ormai 60 anni nei più di 50 Campi Profughi disseminati in tutto il medio-oriente.
È possibile che il Primo Ministro delle larghe intese non sia a conoscenza di questi fatti ormai noti a tutti.
Stringendo la mano al premier israeliano Benjamin Netanyahu, Letta sottolinea la sua fiducia che “il processo di pace” fra israeliani e palestinesi “possa avere risultati importanti e positivi”!
Per noi “MAI COMPLICI DI ISRAELE” la vera pace in Palestina può avvenire solo dicendo:
- No al progetto sionista di pulizia etnica della Palestina
- Sostegno alla lotta del popolo palestinese per il suo Diritto al Ritorno e all'Autodeterminazione
- Rigetto degli Accordi di Oslo
- Campagna BDS come alternativa alla cooperazione Italia-Israele
- Sostegno alla resistenza ed alle lotte dei prigionieri
- Interruzione dei rapporti commerciali ed economici, politici, militari e culturali tra l’Italia e Israele.
Comitato Mai Complici di Israele
Gli appuntamenti a Torino:
sabato 30 novembre: Torino, MANIFESTAZIONE NAZIONALE contro il vertice Italia-Israele
Domenica 1 dicembre: seminario sul sionismo
Lunedì 2 dicembre: presidio cittadino in concomitanza al vertice
Per il calendario degli eventi, vedi la pagina facebook oppure il sito di Palestina Rossa