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35 membri del Parlamento Europeo chiedono ad Ashton di scoraggiare le imprese europee dall'intrattenere rapporti commerciali con gli insediamenti illegali Israeliani

In una lettera spedita al responsabile della politica estera dell'UE Catherine Ashton, 35 membri del Parlamento Europeo hanno chiesto al Servizio Europeo per l'Azione Esterna (SEAE) di intraprendere iniziative per scoraggiare le aziende europee dall'intrattenere rapporti commerciali con le colonie illegali israeliane.

Le aziende private europee giocano un ruolo fondamentale nel finanziare, facilitare e sostenere le violazioni di Israele della legge internazionale e le colonie illegali israeliane:

  • fornendo prodotti e servizi che facilitano l'esistenza delle colonie illegali
  • importando e vendendo beni prodotti da aziende che operano in colonie illegali israeliane
  • investendo in aziende e progetti nelle colonie

Nella lettera inviata ad Ashton 35 Membri del Parlamento Europeo sostengono che:

"Ci sono diversi esempi dei molti modi in cui le aziende europee contribuiscono all'esistenza e all'espansione delle colonie. Attraverso la loro attività, danno dei contributi diretti e continui alle violazione da parte di Israele della legge internazionale e agli abusi dei diritti umani associati alle colonie.

I principi guida su imprese e diritti umani sottoscritti dalla UE dicono chiaramente che i governi hanno l'obbligo d assicurarsi che le imprese domiciliate nel proprio territorio non contribuiscano agli abusi dei diritti umani operando all'estero, anche fornendo assistenza e consulenza. Nei casi in cui le imprese operino in aree di conflitto, i principi guida incoraggiano i governi a fornire "adeguata assistenza alle imprese per valutare e affrontare i maggiori rischi di abusi".

Esortiamo la SEAE a pubblicare linee di indirizzo che scoraggino imprese europee dal mantenere rapporti economici con le colonie. Inoltre, la UE dovrebbe usare la sua presenza in Israele e nei territori palestinesi occupati per educare le imprese europee ai problemi e ai rischi associati a tali relazioni e per incoraggiare gli Stati Membri a intraprendere simili iniziative".

Fonte: ECCP

Traduzione di Federico Zanettin