Lettera firmata da oltre 130 organizzazioni della società civile palestinese e internazionale per chiedere a noti chef, anche italiani, di non lasciare che il loro talento culinario venga utilizzato per mascherare i crimini di Israele. Unisciti alla campagna
Annullate la vostra partecipazione alla Round Tables Tour
--- Fuori l’apartheid dal menù ---
Alla cortese attenzione di:
The Fat Radish, New York Chefs Phil Winser e Ben Towill |
Ron Gastrobar, Amsterdam Chef Ron Blaauw |
Stazione di Posta, Roma |
Tragaluz, Barcelona Chefs Alain Devahive e Jose Santiago |
Osteria Mozza, Los Angeles Chefs Nancy Silverton, Mario Batali e Joe Bastianich |
Fruehsammers, Berlino Chefs Peter e Sonja Frühsammer |
Craft, Londra Chef Stevie Parle |
Milos, Atene Chef Costas Spiliadis |
The Cinnamon Kitchen, Londra Chef Raju Ramachandran |
Noi sottoscritti gruppi della società civile, vi scriviamo in merito alla vostra prevista partecipazione all’evento culinario Round Tables Tour che si terrà a Tel Aviv dall’1 al 21 novembre, 2015.[1] Vi invitiamo a riconsiderare la vostra partecipazione a questa iniziativa volta a utilizzare l’alta cucina per mascherare la negazione da parte di Israele dei diritti fondamentali dei palestinesi.
Poco più di un anno fa, carri armati, aerei da combattimento e cannoniere israeliane martellavano la Striscia di Gaza assediata, uccidendo più di 2.100 palestinesi, tra cui oltre 500 bambini, e questo è stato solo l'ultimo di quelli che sono tragicamente diventati massacri periodici di Israele. Oltre a case, ospedali, scuole e fabbriche, gli attacchi israeliani hanno distrutto anche fattorie, serre, pozzi d'acqua, frutteti, colture e bestiame.[2]
Cecchini dell'esercito israeliano sparano regolarmente su contadini palestinesi a Gaza e frequenti incursioni militari distruggono i campi. Il Centro Palestinese per i Diritti Umani ha documentato 534 incursioni di terra e 544 spari tra il 2006 e il 2013, nel corso dei quali sono stati uccisi 179 civili mentre i feriti sono stati 751.[3] I documenti ottenuti attraverso un’azione legale dimostrano che Israele ha calcolato in modo cinico il fabbisogno di calorie per determinare il numero di camion carichi di cibo da far passare attraverso il blocco illegale che impone all'enclave costiera, costringendo i palestinesi di Gaza ad una dieta da fame.[4]
Nella Cisgiordania occupata, uno studio dell'organizzazione israeliana Kerem Navot dimostra come Israele utilizzi l'agricoltura come strumento per il furto di tante di terre palestinesi. Dal 1997, l'agricoltura degli insediamenti illegali israeliani è aumentata in termini di area del 35 per cento, mentre la terra agricola coltivata dai palestinesi è diminuita di un terzo.[5]
Non dovrebbe sorprendere, quindi, che, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, solo il 35 per cento dei palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana gode della sicurezza alimentare [6] mentre il muro e gli insediamenti di Israele, entrambi illegali, che requisiscono ampie fasce di terra a favore degli israeliani ghettizzano i palestinesi e negano loro i mezzi di sussistenza.[7]
I palestinesi cittadini di Israele, che costituiscono il 20 per cento della popolazione, non se la passano meglio. Le comunità palestinesi sono costrette a lasciare le loro terre, come conseguenza della pulizia etnica in corso da parte di Israele. Israele si rifiuta di riconoscere, all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, 176 città e villaggi palestinesi, molti dei quali risalgono a prima della creazione dello Stato, e nega loro anche i più fondamentali servizi, come l'acqua e la corrente elettrica. Bulldozer israeliani demoliscono regolarmente interi villaggi lasciando le famiglie senza casa.
E mentre voi non avrete alcun problema ad andare a Tel Aviv, a circa sette milioni di rifugiati palestinesi e sfollati interni causati dalla pulizia etnica in corso in Israele è negato il diritto di tornare nelle proprie terre come garantito dal diritto internazionale.[8]
Mentre scriviamo questa lettera, decine di migliaia di palestinesi, in particolare i giovani, stanno scendendo nelle strade in mobilitazioni di massa contro il regime israeliano di oppressione che è continuato per tutta la loro vita, e anche per quella dei loro genitori. Israele ha risposto nel suo solito modo alle proteste, inizialmente innescata da attacchi dei coloni al complesso della Moschea di Al Aqsa a Gerusalemme Est occupata, sparando munizioni vere su coloro che protestavano, uccidendo e ferendo attivisti palestinesi, conducendo raid con l’arresto di centinaia di giovani e bambini palestinesi, facendo demolizioni punitive delle case palestinesi e bloccando interi quartieri palestinesi.
Mentre la Round Tables Tour si presenta come un "fruttuoso dialogo su cultura, economia e questioni sociali", fa invece un uso spietato della tradizione secolare di condivisione di esperienze culinarie per deviare l'attenzione dalle diffuse violazioni dei diritti fondamentali dei palestinesi, tra cui il diritto al cibo.
Infatti, tra i partner dell’iniziativa sponsorizzata da American Express ci sono i ministeri israeliani del Turismo e degli Affari Esteri e il comune di Tel Aviv. I ministeri israeliani sono da anni coinvolti nel progetto "Brand Israel", volto a utilizzare la cultura e le arti come mezzo per distrarre l’attenzione dal suo orrendo curriculum di violazioni dei diritti umani, al fine di creare un'immagine positiva di Israele.[9] Tel Aviv – che è costruita sopra quattro villaggi palestinesi distrutti e ripuliti etnicamente, come è stato pure per la storica città palestinese di Jaffa – è il centro del regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid ed è profondamente complice dell’azione di mascheramento delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale compiute da Israele. Un altro partner dell’evento, la Golan Heights Winery, opera in un insediamento israeliano illegale nelle alture del Golan occupate in diretta violazione del diritto internazionale.[10]
Nel 2005, oltre 170 organizzazioni della società civile palestinese hanno fatto appello al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come mezzo per esercitare pressione su Israele affinché ponga fine alle sue violazioni dei diritti umani, che continuano imperterrite e in totale impunità da decenni.[11] Nell’ambito di questo appello, vi è l’invito ad artisti, accademici, e anche agli chef, a non esibirsi in Israele. La lista di coloro che hanno ascoltato e rispettato l’appello è in continua crescita.[12]
Se sceglierete di cucinare nella campana di vetro privilegiata che è Tel Aviv, circondata da milioni di palestinesi che vivono sotto l'oppressione israeliana, non solo lo farete ignorando deliberatamente i principi contenuti in questo appello che sale dagli oppressi, ma diventerete anche complici delle violazioni israeliane dei diritti umani palestinesi e della perpetuazione dell'occupazione, dell'apartheid e del colonialismo da parte di Israele.
Rispettare l'appello palestinese per il BDS è il modo migliore per assicurare che i palestinesi, come ha detto il noto attivista anti-apartheid sudafricano e sostenitore del BDS, l'arcivescovo Desmond Tutu, non siano ridotti a "raccogliere le briciole di compassione gettate dal tavolo di chi si considera [loro] padrone", ma piuttosto abbiano "il menu completo dei diritti".
Vi chiediamo di non prestare il vostro talento culinario all’azione di mascheramento dei crimini di Israele. Vi esortiamo ad annullare la partecipazione all’iniziativa Round Tables fino a quando ognuno avrà un posto a tavola.
Firmato:
Land Defense Coalition (LDC), Palestina
Palestinian Farmers Union (PFU), Palestina
Palestinian Environmental NGOs Network/Friends of the Earth--‐Palestine, Palestina
Stop the Wall Campaign, Palestina
Alternative Information Center (AIC), Palestina/Israele
Boycott! Supporting the Palestinian BDS Call from within, Israele
Frauen in Schwarz (Wien), Austria
Grupo de acción por palestina, Cile
Grupo de Acción por Palestina, Cile
Juventud Árabe por Palestina de Valdivia, Cile
AK Nahost Berlin, Germania
AKtion Gerechter Frieden Nahost, Germania
BDS Berlin, Germania
BDS Hamburg, Germania
Deutsch--‐palästinensische Gesellschaft, Germania
Jüdische Stimme für gerechten Frieden in Nahost, Germania
Palästinakomitee Stuttgart, Germania
Sadaka, The Ireland Palestinian Alliance, Irlanda
ACS --‐ Associazione di Cooperazione e Solidarietà, Italia
Associazione Casale Podere Rosa (Roma), Italia
Associazione Culturale Sogni di un Mondo Diverso, Italia
Associazione senza paura --‐ Genova, Italia
Associazione Stelle Cadenti, artisti per la pace, Italia
Assopace Palestina, Italia
Attac Italia, Italia
BDS Italia, Italia
BDS Sardegna, Italia
Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila, Italia
Comitato Pistoiese per la Palestina, Italia
Comitato varesino per la Palestina, Italia
Commercio equo e solidale coop. Soc. Onlus (Lecce), Italia
Confederazione Cobas, Italia
Coordinamento BDS Roma e Provincia, Italia
Coordinamento Nord Sud del Mondo, Italia
Donne in Nero / Women in Black, Italia
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, Italia
Forum Palestina, Italia
Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese Onlus, Italia
G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici), Italia
Gruppi Informali, Italia
Partito dei Communisti Italiani, Italia
Rete Ebrei contro l’occupazione, Italia
Lo Sguardo di Handala (Roma), Italia
Luisa Morgantini, già vicepresidente Parlamento Europeo, Italia
Rete Radiè Resch – Gruppo di Salerno, Italia
Rete Radié Resch di solidarietà internazionale, Italia
Rete Radié Resch Varese, Italia
Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese, Italia
Salaam Ragazzi dell'Olivo Comitato di Trieste, Italia
Servizio Civile Internazionale, Italia
Statunitensi contro la Guerra --‐ Firenze, Italia
U.S. Citizens for Peace & Justice --‐ Roma, Italia
ULAIA ArteSud onlus, Italia
Un ponte per..., Italia
Article 1 Collective, Olanda
docP, Olanda
Nederlands Palestina Komitee (NPK), Olanda
BDS Poland, Polonia
BDS Slovenia, Slovenia
Red Solidaria contra la Ocupación de Palestina (RESCOP), Spagna
- Rete composta da 43 organizzazioni: Asociación Al--‐Quds de Solidaridad con los Pueblos del Mundo Árabe (Málaga), Asociación Andaluza por la Solidaridad y la Paz – ASPA, Asociación de Amistad Palestina--‐Granada «Turab», Asociación Hispano Palestina Jerusalén (Madrid), Asociación Pro--‐Derechos Humanos de Andalucía, Asociación Unadikum, BDS Catalunya, BDS Madrid, BDS País Valencià, Castelló per Palestina, Comité de Solidaridad con la Causa Árabe (Madrid, Asturias), Comité de Solidaridad con los Pueblos – Interpueblos (Cantabria), Comunidad Palestina en Canarias, Comunitat Palestina de Catalunya, Comunitat Palestina de València, Coordinadora de apoyo a Palestina (La Rioja), Ecologistas en Acción (Confederal), Fundación IEPALA, Fundación Mundubat, Asociación Palestina Biladi, Anticapitalistas, Komite Internazionalistak (Euskal Herria), MEWANDO (Euskadi), Movimiento Solidaridad Internacional Catalunya – ISM Cataluña / Valencia, Mujeres en Zona de Conflicto – M.Z.C., Mujeres por la Paz – Acción Solidaria con Palestina (Canarias), Paz Ahora, Paz con Dignidad, Plataforma de Solidaridad con Palestina (Sevilla), Plataforma Palestina Ibiza, Plataforma Solidaria con Palestina de Valladolid, Red de Jóvenes Palestinos, Red Judía Antisionista Internacional --‐IJAN, Sodepau, Sodepaz, Sodepaz Balamil, Taula per Palestina (Illes Balears), UJCE (Unión de Juventudes Comunistas de España), Grupo de Cooperación Sevilla Palestina, CERAI (Centro de Estudios Rurales y de Agricultura Internacional), BDS Alacant (dentro de BDS País Valencià), Palestina Toma la Calle, Coalició Prou Complicitat amb Israel Coalició Prou
Complicitat amb Israel (CPCI), Catalonia, Spagna
- Rete composta da 14 organizzazioni: Rumbo a Gaza, Junts--‐Associació Catalana de Jueus I Palestins, Comunitat Palestina de Catalunya, NOVACT, BDS Catalunya, Pau Sempre, SUDS, Servei Civil Internacional de Catalunya (SCI--‐Cat), Centre Euro Àrab de Catalunya, En Lluita, Unadikum, Pallasos en Rebeldía, Asociación Cultural Arte & Maña and International Solidarity Movement (ISM) Catalunya
Red Antisionista de Sevilla, Spagna
Centro Cultural Palestino Biladi, Basque Country, Spagna
Revolta Global--‐Esquerra Anticapitalista, Catalonia, Spagna
Unadikum, Spagna
Vent, associació cultural, Spagna
BDS Switzerland, Svizzera
BDS Zürich, Svizzera
Bernese Vigil for a just peace in Israel / Palestine, Svizzera
Artists for Palestine UK, Regno Unito
Cambridge Palestine Solidarity Campaign, Regno Unito
Camden Palestine Solidarity Campaign, Regno Unito
Camden Palestine Solidarity Campaign, Regno Unito
Inminds, Regno Unito
Jews for Boycotting Israeli Goods, Regno Unito
Merton PSC, Regno Unito
Northern Women for Palestine, Regno Unito
Palestine Solidarity Campaign, Regno Unito
Stop G4S, Regno Unito
York Palestine Solidarity Campaign, Regno Unito
Association of Palestinian Communities in Scozia, Scotland, Regno Unito
Scottish Palestine Solidarity Campaign, Scozia, Regno Unito
Adalah--‐NY; the New York Campaign for the Boycott of Israel, Stati Uniti
CODEPINK Women for Peace, Stati Uniti
US Campaign to End the Israeli Occupation, Stati Uniti
Note:
[1] http://www.roundtablestour.com/en
[3] http://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/palestine-under-fire-report-en.pdf
[4] http://www.gisha.org/UserFiles/File/publications/redlines/redlines-position-paper-eng.pdf
[5] http://972mag.com/resource-how-agriculture-is-used-to-take-over-west-bank-land/84993/
[6] http://www.unrwa.org/newsroom/press-releases/food-insecurity-palestine-remains-high
[7] http://www.icj-cij.org/docket/files/131/1677.pdf
[8] http://www.badil.org/phocadownloadpap/Badil_docs/publications/Q&A-en.pdf
[9] https://electronicintifada.net/content/behind-brand-israel-israels-recent-propaganda-efforts/8694
[10] http://www.whoprofits.org/sites/default/files/WhoProfits-IsraeliWines.pdf
[11] http://www.bdsmovement.net/call
[12] http://www.bdsmovement.net/activecamps/cultural-boycott
http://www.bdsmovement.net/successes/
Fonte: Stop the Wall
Traduzione di BDS Italia