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Secondo alcune interrogazioni di Sel e M5s, l’aeronautica israeliana testerà le sue armi in Sardegna

I piloti dell’aeronautica israeliana impegnati in questi giorni nell’intervento militare a Gaza saranno presto in Italia. Così denunciano alcune interrogazioni depositate nelle ultime ore alla Camera dei deputati. Secondo i documenti presentati a Montecitorio da Sel e Movimento Cinque Stelle, nelle prossime settimane è previsto un ciclo di esercitazioni degli F-15 e F-16 della Iaf — Israeli Air Force — sui cieli della Sardegna. Lo confermerebbe il "Programma esercitazioni a fuoco secondo semestre 2014” del Reparto Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo — Air Weapon Training Installation (Rssta-Awti). Al centro delle interrogazioni finisce il reparto addestrativo della nostra Aeronautica con sede a Decimomannu, vicino Cagliari. Costituito con «l’obiettivo di consentire in scenari sempre più complessi - così spiega il ministero della Difesa italiano — l’addestramento al tiro e al combattimento aereo dei piloti militari». 

I deputati citano in particolare alcune esercitazioni che si terranno a settembre presso il poligono di Capo Frasca, in provincia di Oristano. È qui che i piloti israeliani - assieme ai militari di altre nazioni alleate - dovrebbero sganciare “artifizi” inerti di diverse dimensioni, da qualche chilo fino a una tonnellata. Mistero sulle date precise degli addestramenti. Secondo un articolo pubblicato qualche giorno fa dall’Unione Sarda, assieme ai velivoli israeliani saranno impegnati Tornado, Amx, Mirage, F-16 e altri caccia di diversi paesi. «Tutti, assicurano dall’aeronautica — sganceranno “inerti”, ma saranno continue le esercitazioni con razzi da due pollici e i colpi con i “cannoncini di bordo”».

La notizia inizia a girare e il ministero di Palazzo Baracchini smentisce parzialmente. Il programma dell’operazione - spiega una nota in serata - non è stato ancora approvato dallo Stato Maggiore della Difesa. La fase di pianificazione sarebbe ancora in corso. In ogni caso l’addestramento «non prevede esercitazioni a fuoco né tantomeno bombardamenti». Intanto in Parlamento esplode la polemica. I Cinque Stelle hanno già depositato una mozione e un’interrogazione, invitando il governo a sospendere «con effetto immediato la procedure relative all’effettuazione di esercitazioni militari da parte dello Stato di Israele nei cieli della Sardegna». Lo stesso hanno fatto i colleghi di Sinistra Ecologia e Libertà.

Inevitabile il riferimento alle azioni militari in corso in questi giorni a Gaza. «Agli interroganti - si legge nel documento di Sel - appare inopportuno e particolarmente fuori luogo organizzare esercitazioni a fuoco con le Forze aeree israeliane, responsabili in questi giorni dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza, in Medio Oriente, che hanno prodotto fino ad ora più di mille vittime tra la popolazione civile e un incalcolabile disastro umanitario nella zona». Stessa accusa da parte dei grillini, che pochi giorni fa sono stati criticati dall’ambasciata israeliana di Roma per alcune dichiarazioni sul conflitto palestinese considerate «unilaterali, faziose, ingannevoli e sterili». I Cinque Stelle tengono il punto: «Fin quando sarà in atto l’operazione Margine Protettivo a Gaza - scrivono i deputati grillini membri delle commissioni Esteri e Difesa - Chiediamo che l’Italia non fornisca alcun supporto, tanto meno indiretto, agli attacchi indiscriminati condotti dall’esercito israeliano nella Striscia».

Ma non si parla solo di Israele. Sulla vicenda pende la vecchia - ancora attuale - polemica sulle esercitazioni militari nei poligoni sardi. E i conseguenti rischi per l’Isola. Se ne erano occupate a lungo le commissioni di inchiesta sull’uranio impoverito istituite nelle legislature precedenti (mai rinnovate in quella attuale). Adesso il tema torna all’attenzione delle Camere. «Riteniamo inaccettabile - denunciano i deputati a Cinque Stelle - che, nonostante nella regione sia oggi presente il 61 per cento delle servitù militari, nonché i tre più grandi poligoni d’Europa, il territorio sardo sia sottoposto a un’ulteriore, ennesima violenza ambientale e sociale, che ormai avanza nel totale silenzio delle istituzioni».

Fonte: Linkiesta