Ieri si è disputata a Tel Aviv la prima partita del Campionato Europeo Under 21 di calcio. Non ho potuto fare a meno di ritornare con la memoria ai Mondiali del 1978 in Argentina. Mentre si giocavano le partite e tutto il mondo tifava e parlava di calcio, la dittatura torturava, faceva sparire e uccideva brutalmente gli oppositori politici. Non una parola fu spesa da quella tribuna importante del calcio mondiale per dire delle libertà calpestate, dei diritti violati e delle vite spezzate. I sopravvissuti della ESMA, la scuola meccanica della marina militare, dove centinaia di persone sono state detenute illegalmente, torturate e uccisi con i voli della morte, raccontano che da lì si potevano udire le urla dello stadio di Buenos Aires in cui si disputavano le partite di cartello. Pablo Llonto ha raccolto le loro testimonianze in un libro dal titolo significativo "I mondiali della vergogna".
Ci sarà in questi giorni qualcuno che abbia il coraggio di dire ad alta voce che il Paese ospitante del Campionato Europeo Under 21 viola quotidianamente i diritti umani delle popolazioni palestinesi, che non rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite, che ha creato una prigione inumana a cielo aperto in Gaza? Per il regime di apartheid che aveva creato, il Sudafrica nel 1964 venne escluso da tutte le manifestazioni olimpiche fino al 1992 quando finalmente condannò le discriminazioni razziali con leggi ad hoc. Ironia della sorte, ieri sera a bordo campo spiccava la scritta RESPECT, la campagna che la UEFA propone per chiedere fair play in campo. Di quello che succede fuori, in nome di una malintesa neutralità dello sport, sembra non importarci nulla.
Fonte: Mosaico di Pace