Tra la vasta distruzione e l'orrore del massacro israeliano che ha lasciato 162 morti - in gran parte civili disarmati - a Gaza tra il 14-22 novembre, la notizia della distruzione della sede del Comitato Paraolimpico nazionale palestinese e di altre infrastrutture sportive a Gaza è passata quasi inosservata.

Il 21 novembre, il sito ufficiale del Comitato Paraolimpico Internazionale ha riportato questa notizia: 

Lunedi mattina (19 novembre), gli uffici del Comitato Paraolimpico palestinese a Gaza sono stati sottoposti a bombardamenti pesanti che hanno distrutto l'edificio e le infrastrutture della sede Paraolimpica della nazione.

Lo Stadio Palestina e le strutture sportive accessibili per disabili sono state completamente distrutte. Gli impianti sportivi sono stati utilizzati sia da atleti che si allenavano per i Giochi Paraolimpici di Londra 2012 sia da atleti disabili che vivono vicino alla Striscia di Gaza.

 

Un portavoce dell'esercito israeliano ha affermato via Twitter, senza fornire alcun elemento di prova a sostegno della sua affermazione, che razzi sono stati sparati dallo stadio tre giorni prima che Israele lo avesse bombardato. Anche se ciò fosse vero, l'attacco di Israele non sarebbe stato di difesa sotto qualsiasi definizione, ma un attacco di vendetta punitivo. Tuttavia, Israele non ha fatto nessuna affermazione simile per tentare di giustificare la distruzione del quartier generale Paraolimpico, e Israele ha sistematicamente preso di mira altre infrastrutture civili.

 

Durante gli otto giorni di bombardamenti, i ministri israeliani e personalità pubbliche hanno rilasciato numerose dichiarazioni affermando che l'intenzione dell'attacco a Gaza è stata quella di punire la popolazione civile. Il Ministro dell'Interno Eli Yishai, per esempio, ha detto che "l'obiettivo dell'operazione è quello di riportare Gaza al Medioevo". Distruggere stazioni di polizia, edifici pubblici, strade, ponti e impianti sportivi è un buon modo per farlo.

La distruzione di strutture sportive palestinesi da parte di Israele, e non per la prima volta, come il suo prendere di mira atleti, sottolinea l'urgenza dell’appello palestinese per non concedere lo svolgimento di grandi tornei sportivi internazionali ad Israele.

Palestinesi: Ritira le coppe UEFA 2013 e 2015 da Israele

In una lettera del mese giugno a Michel Platini, presidente UEFA, l’organo governativo del calcio europeo, decine di squadre di calcio palestinesi, dirigenti, giocatori ed altre figure sportive palestinesi di Gaza, hanno esortato l’UEFA di non "premiare Israele per la sua violenta repressione dei diritti dei palestinesi". 

Nel mese di ottobre, il calciatore palestinese ed ex-prigioniero Mahmoud Sarsak ha fatto appello all’UEFA perché non si svolgessero in Israele le coppe Under 21 maschile e Under 19 femminile, che sono previste nel 2013 e nel 2015.

"Israele si adopera incessantemente per reprimere il calcio palestinese, proprio come fa per molte altre forme di cultura palestinese," Sarsak ha scritto, aggiungendo: "Israele non si comporta come un normale stato in cui i cittadini possono fare liberamente sport. Perché, allora, dovrebbe avere l'onore di ospitare il campionato UEFA Under 21 nel 2013, o l'Under 19 femminile nel 2015?"

Sarsak ha anche criticato il presidente UEFA: 

Platini ha crudelmente dichiarato che il campionato del 2013 "sarà una bella festa del calcio che, ancora una volta, unirà le persone". Invece, permettendo ad Israele di ospitarlo, la UEFA legittima le politiche israeliane di occupazione, oppressione e apartheid. Non ci può essere posto nel calcio per la segregazione e l'oppressione; quindi campionati di prestigio non si possono tenere in Israele.

Chiedo a tutti coloro che si sono mobilitati per il mio rilascio e per la liberazione dei palestinesi in sciopero della fame, di dimostrare ancora una volta il loro impegno per la giustizia e l'uguaglianza, insistendo perché l'UEFA sposti i campionati da Israele.

Quando Sarsak ha intrapreso l’estenuante sciopero della fame lungo tre mesi all'inizio di quest'anno, che ha costretto Israele a liberarlo, ha guadagnato il sostegno significativo dal calcio internazionale e da figure ed enti sportivi tra cui FIFPro, calciatori professionisti passati e presenti come Eric Cantona e Frédéric Kanouté, e anche il capo della FIFA, Sepp Blatter.

Il boicottaggio sportivo è la risposta giusta

Sarsak ha ragione. Quale "stato normale" bombarderebbe o distruggerebbe il quartier generale paraolimpico e gli impianti sportivi di una qualsiasi nazione? Data la portata della distruzione e il fatto che Israele insiste sul fatto che tutti i suoi attacchi sono "precisi" e "chirurgici", si può solo presumere che questo ultimo caso di prendere di mira le strutture sportive è stato intenzionale. 

E dato il numero di palestinesi - decine di migliaia di persone nel corso dei decenni – che convivono con una disabilità come risultato diretto della violenza israeliana, l'importanza di sviluppare le infrastrutture paraolimpiche in Palestina non può essere sopravvalutata.

Ora, più che mai, è il momento di fare pagare a Israele un costo per questi crimini, e raddoppiare gli sforzi per renderlo responsabile. Un boicottaggio sportivo, nell'ambito della crescente campagna per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), è un modo per farlo e non è mai stato più attuale o opportuno.

Per quanto riguarda il presidente UEFA Michael Platini, che ha finora ignorato gli appelli degli atleti palestinesi e della società civile, fategli sapere cosa ne pensate.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione di BDS Italia