di Ali Abunimah

L'attaccante della nazionale palestinese Mahmoud Sarsak avrebbe, secondo varie fonti, respinto l'invito della FC Barcellona di assistere a "El Clásico" contro il Real Madrid il 7 ottobre prossimo, insieme al soldato dell'occupazione israeliana ed ex-prigioniero di guerra Gilad Shalit.

In una dichiarazione del 27 settembre, la FC Barcelona ha invitato il calciatore palestinese insieme a due dirigenti dell'ANP, nel tentativo di placare la rabbia crescente a seguito dell'invito rivolto a Shalit, condannato da decine di squadre di calcio palestinesi e associazioni sportive e dagli attivisti spagnoli solidali con la Palestina.

In risposta all'invito, Sarsak ha detto al blogger di EI Shahd Abusalama di aver respinto l'offerta. Dopo aver parlato con Sarsak, Abusalama ha pubblicato su Twitter un post: "Sarsak mi ha detto che respingerà definitivamente l'invito della FC Barcelona se Shalit sarà lì, definendo questo tentativo normalizzazione".

 

Ma'an News Agency ha riportato anche un commento del dottor Ramy Abdu, il direttore di Gaza del Consiglio per le relazioni europee palestinesi, che afferma di aver parlato personalmente con Sarsak e che questi gli ha confermato di non voler partecipare alla partita "in nessun caso", respingendo qualsiasi equivalenza tra la lotta dei suoi migliaia di compagni da un lato, e la situazione di un soldato occupante dall'altra. Abdu ha pubblicato anche la sua conversazione con Sarsak su Twitter e Facebook.

In un'intervista TV del 28 settembre, Sarsak ha confermato di aver ricevuto l'invito e ha spiegato perché non l'avrebbe accettato.

La FC Barcelona si distanzia da Shalit

In una dichiarazione del 27 settembre, sul suo sito web la FC Barcelona ha risposto al clamore esploso a seguito dell'invito di Shalit affermando: "Il Club non ha invitato il signor Shalit all'incontro ma ha accettato la richiesta del soldato di assistere alla partita durante la sua visita a Barcellona".
Questo apparente "distanziamento" è avvenuto dopo che un funzionario della squadra ha dichiarato ai media che l'invito di Shalit è avvenuto su richiesta di un ex ministro israeliano.

Dalla dichiarazione della FC Barcelona:

Allo stesso modo, così come la domanda del signor Shalit è stata accettata, il Club ha anche accolto la richiesta dell'ambasciata palestinese di estendere l'invito a partecipare a "El Clásico" al Camp Noua a tre delegati palestinesi: Musa Amer Odeh, ambasciatore dell'Autorità palestinese, Jibril Rajoub, Presidente dell'Unione di calcio palestinese e Mahmoud Sarsak, calciatore della nazionale palestinese.

Il tentativo della FC Barcelona di creare una equivalenza tra Shalit, un soldato di occupazione che è stato fatto prigioniero da un tank mentre Israele applicava un blocco brutale e illegale su Gaza, e Sarsak, che ha trascorso tre anni in isolamento in un carcere israeliano senza accusa né processo fino a quando non ha costretto Israele a liberarlo dopo un epico sciopero della fame di tre mesi, è fallito.

La normalizzazione promuove "una simmetria ed un equilibrio falsi"

Inoltre, a quanto pare non comprendendo la natura delle obiezioni palestinesi all'invito di Shalit, la dichiarazione della FC Barcelona si è vantata di aver organizzato un'occasione di incontro tra israeliani e palestinesi in nome della "pace e dell'armonia":

Inoltre, durante l'inaugurazione di "La Masia. Centro de Formación Oriol Tort" dello scorso ottobre, la FC Barcelona attraverso la sua Fondazione ha contribuito al processo di pace tra Israele e Palestina. Un totale di 31 bambini, 16 palestinesi e 15 israeliani, si sono allenati per la prima volta insieme ai residenti di La Masia. L'obiettivo dell'incontro è stato quello di coltivare una relazione sportiva tra i due gruppi.

La Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) rifiuta espressamente tali iniziative, così come spiegato nelle sue linee guida:

Eventi culturali e progetti che coinvolgono i palestinesi e/o arabi e gli israeliani e che promuovono un "equilibrio" tra le "due parti" nella presentazione dei rispettivi racconti, come se fossero alla pari, sono comunque basate sulla falsa premessa che i colonizzatori e i colonizzati, gli oppressori e gli oppressi, sono ugualmente responsabili del "conflitto", e sono volutamente ingannevoli, intellettualmente disonesti e moralmente riprovevoli. Tali eventi e progetti, che spesso cercano di favorire il dialogo o la "riconciliazione tra le due parti", senza affrontare le esigenze della giustizia, promuovono la normalizzazione dell'oppressione e l'ingiustizia.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione a cura di PalestinaRossa