Nel villaggio di Nabi Saleh in Cisgiordania nel maggio 2015, un ragazzo palestinese mostra un cartellino rosso a un soldato di occupazione israeliano durante una protesta contro i club degli insediamenti. (Shadi Hatem, APA images)

di Maureen Clare Murphy

La FIFA, organo direttivo del calcio mondiale, ha dichiarato venerdì che non avrebbe diramato sanzioni né altre misure contro i club situati negli insediamenti israeliani della Cisgiordania occupata.

"Oggi il Consiglio della FIFA ha stracciato gli statuti dell'organizzazione e si è dichiarato organismo complice che accoglie i club degli insediamenti illegali di Israele", ha dichiarato Stephanie Adam della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele.

"La FIFA intende fornire sostegno materiale alle violazioni, da parte di Israele, del diritto internazionale che costituiscono crimini di guerra contro uno dei suoi membri associati", ha aggiunto Adam, riferendosi all'Associazione di Calcio Palestinese.

Nella sua dichiarazione il consiglio della FIFA non ha affrontato le violazioni dei diritti da parte di Israele e si è riferito invece ad una "situazione attuale ... caratterizzata da un'eccezionale complessità e sensibilità e da certe circostanze de facto che non possono essere ignorate né mutate in modo unilaterale da organizzazioni non governative come la FIFA".

L'organizzazione ha aggiunto che "lo stato finale dei territori della Cisgiordania è di competenza delle competenti autorità internazionali di diritto pubblico" e che la FIFA "deve rimanere neutrale per quanto riguarda le questioni politiche".

Gli insediamenti sono crimini di guerra

A differenza della incoerente descrizione della situazione da parte di FIFA, il diritto internazionale rende chiaro che tutti gli insediamenti israeliani costruiti in territorio occupato sono crimini di guerra.

Le regole della FIFA impediscono alle società nazionali di svolgere partite sul territorio di un altro membro senza permesso, come Israele fa in Cisgiordania senza l'approvazione palestinese.

Human Rights Watch ha avvertito che i club calcistici degli insediamenti contribuiscono alle violazioni dei diritti umani.

"Gli insediamenti sono costruiti su una terra sequestrata ai palestinesi", ha dichiarato l'organizzazione.

"Permettendo alla [Associazione di Football di Israele] di svolgere partite all'interno degli insediamenti, la FIFA si impegna in attività che sostengono gli insediamenti israeliani", ha aggiunto Human Rights Watch.

Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo della divisione Medio Oriente dell’organizzazione, ha dichiarato venerdì: "Con la decisione di oggi, la FIFA ha deciso di continuare a sponsorizzare le partite negli insediamenti israeliani illegali, con disprezzo del diritto internazionale e contrariamente al suo impegno professato in tema di diritti umani".

Commenti anti-palestinesi

La posizione del consiglio della FIFA annunciata venerdì si è basata su una relazione lungamente attesa sui club degli insediamenti da parte di un comitato interno presieduto da Tokyo Sexwale del Sudafrica.

Il Sudafrica è stato espulso dalla FIFA quando, negli anni sessanta, era gestito da un governo di apartheid. L'organismo ha adottato un approccio più lieve all'apartheid così come è praticata da Israele.

Recenti commenti da parte di Sexwale hanno causato sconcerto tra i sostenitori dei diritti palestinesi in Sudafrica, incoraggiando richieste per le sue dimissioni.

Secondo quanto riferito, Sexwale ha dichiarato in un'intervista pre-registrata per una cena di gala del Congresso mondiale ebraico a Città del Capo che la FIFA sta "cercando di usare il calcio per cercare di tenere insieme le persone, quindi il calcio non viene utilizzato come calcio politico ma come strumento per unificare le persone “.

Per quanto riguarda il ritardo di due anni della relazione del suo comitato, Sexwale ha dichiarato: "Dobbiamo consentire che il processo abbia tempo sufficiente perché le persone si ritrovino: non abbiamo a che fare con il calcio ma con le sensibilità".

Il veterano combattente per la libertà dall'apartheid, imprigionato a lungo nell'isola di Robben per il suo ruolo nella lotta armata, ha frainteso l'occupazione aggressiva di Israele della terra palestinese, ora nel suo sesto decennio, come conflitto religioso tra musulmani e ebrei.

Ha anche affermato che "non è accettabile che il popolo palestinese debba scavare gallerie per uccidere gli altri, ma non è altrettanto accettabile che in rappresaglia ci siano tanti danni collaterali".

Questa affermazione ricorda la propaganda israeliana secondo la quale i palestinesi hanno usato i tunnel per attaccare i civili e che la violenza massiccia perpetrata da Israele è solo una risposta alle azioni palestinesi.

Non c'è alcun riscontro di tunnel utilizzati per attaccare i civili e un'indagine indipendente commissionata dall'ONU sull'attacco di Israele a Gaza del 2014 ha concluso che "i tunnel sono stati utilizzati solo per condurre attacchi diretti verso le posizioni dell'esercito israeliano ... che sono obiettivi militari legittimi”.

Sexwale ha ulteriormente mascherato la violenza ordinaria e letale di Israele contro i palestinesi, affermando: "Nei checkpoint vedo i ragazzi in uniforme delle forze di difesa israeliane che avvertono di essere circondati e, in effetti, loro possiedono lì un piccolo stato. A volte è facile fare un errore e reagire in modo eccessivo".

Sexwale non ha risposto a una richiesta di commento da parte di Electronic Intifada.

Richiesta di dimissioni

Circa 20 organizzazioni per i diritti umani, sport e solidarietà con la Palestina, in Sudafrica hanno richiesto le dimissioni di Sexwale nei giorni scorsi.

"Questa decisione arriva dopo ponderate deliberazioni all'interno della comunità degli attivisti e dopo diversi tentativi falliti di incontrarsi con Sexwale", hanno dichiarato i gruppi. "Per tutti i discorsi ingannevoli di mantenere la politica fuori dal calcio, Sexwale e la FIFA non hanno fatto altro che politicizzare qualcosa che non potrebbe essere più chiaro", ha dichiarato Adam dalla Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele. Adam ha aggiunto che i gruppi della campagna non faranno cadere la questione e continueranno a esercitare pressioni sulla FIFA.

Gli attivisti hanno da tempo cercato di portare l'attenzione su come Israele abbia un impatto diretto sul calcio palestinese riducendo la libertà di movimento degli atleti, tenendo in custodia e provocando lesioni permanenti ai giocatori e distruggendo le loro infrastrutture sportive. Secondo il ministero della gioventù e dello sport nel territorio, c'erano trentadue atleti, fra i quali calciatori, tra i più di 2.250 palestinesi uccisi da Israele a Gaza durante l'offensiva dell'estate 2014. Altri 27 atleti sono stati gravemente feriti. Secondo il ministero, più di 30 impianti sportivi sono stati distrutti, con una perdita finanziaria stimata di 3 milioni di dollari.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione di BDS Italia