Il calcio rispetti i diritti umani
Il prossimo 15 settembre, in occasione della partita di Europa League Inter - Be'er Sheva, a partire dalle 18:00 si terrà un presidio di protesta davanti allo stadio S. Siro per sollecitare UEFA e FIFA ad espellere la federazione calcistica israeliana da ogni competizione sportiva, fino a quando Israele non rispetterà i diritti dei palestinesi e la legalità internazionale.
Lo sport, contrario ad ogni forma di razzismo e violenza, non può tollerare, salvo invalidare quegli stessi principi, uno Stato che, oltre a praticare il colonialismo e l'apartheid contro l'intera popolazione palestinese, uccide, ferisce, arresta e impedisce la libertà di movimento ai giocatori palestinesi, senza alcun motivo né diritto a farlo; distrugge vandalicamente le strutture sportive e comprende, nella sua federazione sportiva, sei squadre di calcio che hanno sede negli insediamenti abusivi costruiti in violazione del diritto internazionale su terre illegalmente confiscate ai palestinesi.
Coordinamento per i diritti del popolo palestinese
Di seguito il volantino dell'iniziativa e la lettera inviata alla dirigenza dell'Inter
IL CALCIO RISPETTII DIRITTI UMANI
Nel calcio internazionale, il Fair Play, da un punto di vista formale, è l'impegno ufficiale assunto dalla Fédération Internationale de Football Association (FIFA) per promuovere l'etica nel calcio e prevenire violenza e discriminazione, principio esteso successivamente ad altri sport.
LO SPORT, DUNQUE, È CONSIDERATO UN MEZZO DI TRASMISSIONE DI VALORI UNIVERSALI CHE NON DOVREBBEROESSERE VIOLATI.
MaIsraele, paese accolto nella FIFA e nella UEFA (pur non essendo paese europeo), oltre a praticare il colonialismo e l’apartheid contro l’intera popolazione palestinese, ha palesemente calpestato questi valori, uccidendo, ferendo o arrestando, sempre senza alcun motivo ne’ diritto a farlo, diversi giocatori palestinesi, distruggendo vandalicamente le strutture sportive, come nel novembre 2012 a Gaza, quando vennero demoliti lo stadio di calcio e la sede del Comitato nazionale paraolimpico, impedendo la libertà di movimento e facendo incursioni devastatricinella sede della Federcalcio Palestinese.
Bambini palestinesi di 11-12 anni, con addosso la maglia della loro squadra preferita, sono stati falciati dall'artiglieria israeliana, semplicementementre giocavano a calcio, sport amatissimo in Palestina.
La feroce occupazione militare israeliana, forte della colpevole indifferenza della comunità internazionale, da quasi 70 anni ha in spregio i più elementari diritti umani.
Ricordate che nelle recenti Olimpiadi di Rio de Janeiro, Israele ha ostacolato la partecipazione degli atleti palestinesi, costringendolia partire senza le divise sportive?
Con l’arroganza consentitagli dalla complicità internazionale, ha sequestrato “per motivi di sicurezza” le divise, gli abiti per la cerimonia di apertura e le bandiere palestinesi.
E LA FIFA E LA UEFA TUTTO QUESTO LO SANNO!
Inoltre, la Federazione israeliana di calcio comprende sei squadre che hanno sede negli insediamenti abusivi, costruiti in violazione del diritto internazionale su terre illegalmente confiscateai palestinesi.
Ricordiamo che nel 1976 la Fifa espulse il Sudafrica a causa delle sue politiche di Apartheid.
OGGI CHIEDIAMO
alla Federazione Internazionale ed a quella europea di sospendere la FederCalcio israeliana fino a quando Israele non rispetterà i diritti dei palestinesi e la legalità internazionale.
Quel che chiediamo è un atto dovuto anche per rispetto dei principi fondativi della stessa FIFA e della UEFA, che non possono accogliere, salvo invalidare quegli stessi principi, uno Stato che discrimina i ragazzi palestinesi che vogliono muoversi liberamente e fare sport come tutti gli altri ragazzi del mondo né possono ammettere, per Statuto, la partecipazione di squadre residenti nelle colonie.
Per informazioni su campagne e iniziative a livello nazionale e locale, visitate la pagina www.bdsitalia.org
COORDINAMENTO PER I DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE
Milano, 15 settembre 2016
Spettabile
Inter – F.C. Internazionale Milano spa
Davide Civoli – Staff della comunicazione
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Luigi Crippa - Capo Ufficio Stampa Resp. Rapporti con i Media ed Eventi di Comunicazione
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Andrea Dal Canton
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Daria Nicoli
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Leo Picchi
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Roberto Scarpini - Comunicazione Dir. Resp. Inter Channel
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Cari dirigenti e cari sostenitori dell’Inter,
il 15 settembre la vostra squadra del cuore si dovrebbe incontrare con una squadra israeliana. Nel calcio internazionale, il Fair Play, da un punto di vista formale, è l'impegno ufficiale assunto dalla Fédération Internationale de Football Association (FIFA) per promuovere l'etica nel calcio e prevenire violenza e discriminazione, principio esteso successivamente ad altri sport.
Lo sport, dunque, è considerato un mezzo di trasmissione di valori universali che non possono essere violati.
Oltre a praticare il colonialismo e l’apartheid contro l’intera popolazione palestinese, Israele ha frequentemente palesato disprezzo per questi valori, uccidendo, ferendo o arrestando diversi giocatori palestinesi, distruggendo stadi e centri sportivi, impedendo la libertà di movimento e facendo incursioni nella sede della Federcalcio Palestinese.
La feroce occupazione militare israeliana, forte della colpevole indifferenza della comunità internazionale, da quasi 70 anni ha in spregio i più elementari diritti umani: anche solo dal primo ottobre 2015 è salito a 236 il numero di palestinesi vittime delle forze armate israeliane.
Il numero dei palestinesi feriti da pallottole vere sta aumentando, e i ragazzi che tirano pietre dicono che viene loro comunicato che sfidare i soldati può renderli zoppi per tutta la vita, non potranno giocare a calcio, non potranno proseguire in una normale vita. Le leggi israeliane prevedono sino a 20 anni di carcere per chi è anche solo sospettato di avere lanciato pietre, indipendentemente dalle conseguenze del lancio; in carcere non si ha alcun diritto, tantomeno si può giocare a pallone.
La squadra di calcio di Israele che voi avete in programma di affrontare sul campo di S. Siro partecipa abusivamente al campionato europeo, perché Israele non fa parte della Comunità Europea: la partecipazione è, per Israele, un atto politico inteso ad affermare che Israele ha diritto in quanto è in grado di imporsi contro ogni diritto internazionale, contro il rispetto dei diritti umani e civili dei Palestinesi. Voi non dovete accettarlo, come italiani, come europei e come persone civili che tengono in gran conto la giustizia e l'umanità.
Coordinamento per i diritti del popolo palestinese – milano, 11 settembre 2016