Il trequartista egiziano dice no all'invito di Javier Zanetti per il match 'ispirato' da Papa Francesco e in programma all'Olimpico di Roma del primo settembre. Il motivo? La presenza all'evento dei calciatori israeliani Yossi Benayoun, Dudu Auate e Tomer Hemed.
Con i sionisti in campo, no. E’ dura la presa di posizione del miglior giocatore nella storia del calcio egiziano, Mohamed Aboutreika. Il centrocampista ha rifiutato l’invito alla Partita della pace del prossimo 1° settembre, a Roma. Il perché lo ha spiegato la scorsa settimana sul suo profilo Twitter, postando la lettera di presentazione della manifestazione: “Ho rifiutato l’invito per la presenza dei sionisti. Stiamo dando un esempio alle nuove generazioni”. Il 35enne centrocampista non vuole dividere il terreno di gioco con gli israeliani Yossi Benayoun, Dudu Auate e Tomer Hemed, tutti invitati dall’ex capitano dell’Inter Javier Zanetti per il match ispirato da Papa Francesco. La decisione di Aboutreika è destinata a far discutere e potrebbe non essere l’unica, visto l’invito avanzato al connazionale Wael Gomaa al momento rimasto senza risposta. Ma può essere considerata una mossa tutt’altro che a sorpresa per chi conosce la storia del trascinatore dell’Egitto bi-campione d’Africa.
Pur essendo un evento di portata mondiale per il numero di star del calcio presenti – da Baggio a Messi fino a Shevchenko - l’ex calciatore dell’Al-Alhy in passato ha più volte solidarizzato con ipalestinesi, anche in campo. E il ‘no’ alla Partita della pace si incastra con le sue idee ‘radicali’. Nel 2008 mostrò una maglietta con la scritta ‘Sympathize with Gaza’ dopo un gol al Sudan nella finale della Coppa d’Africa. Un episodio che gli costò un richiamo ufficiale della Caf. Le convinzioni politiche emersero anche dopo la strage di Port Said, nella quale morirono 73 ultras, in seguito agli scontri tra le tifoserie dell’Al-Alhy e dell’Al-Masry. Una vicenda a lungo ricondotta alla presenza in piazza Tahir degli ultras dell’Al-Alhy e che toccò da vicino Aboutreika. Il centrocampista era in campo, fu tra i primi a soccorrere i feriti, uno dei quali morì tra le sue braccia, e nei giorni successivi difese i suoi tifosi parlando di un attacco pianificato e volutamente non fermato dalle forze dell’ordine. Parole dure che fecero discutere. Come la sua assenza all’Olimpico “per dare un esempio alle nuove generazioni”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it