LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Nel 1957, il Presidente Eisenhower si rivolse così all’opinione pubblica degli Stati Uniti:

“Ad una nazione che attacca ed occupa territori stranieri di fronte alla totale disapprovazione delle Nazioni Unite dovrebbe essere concesso di imporre condizioni per il suo ritiro [dai territori, ndt]?  Se siamo d’accordo che un attacco armato può essere considerato corretto nel raggiungimento dei fini dell’aggressore, allora temo che dovremo tirare indietro l'orologio dell’ordine internazionale.

Se le Nazioni Unite ammettono una volta che le controversie internazionali possono essere risolte con la forza, allora avremo distrutto il fondamento dell'organizzazione e la nostra migliore speranza di stabilire ordine mondiale. Le Nazioni Unite non devono cadere. Credo che nell'interesse della pace le Nazioni Unite non abbiano altra scelta se non esercitare pressioni su Israele affinchè rispetti le Risoluzioni sul suo ritiro [dai territori, ndt].” [1]

Eisenhower si stava riferendo alla crisi di Suez del 1956, quando Francia, Regno Unito ed Israele invasero ed occuparono il canale di Suez, parte del Sinai e Gaza. Gamal Abdel-Nasser, il carismatico leader pan-arabo egiziano, aveva nazionlizzato il Canale di Suez il 26 Luglio 1956. Questo aveva irritato specialmente il Regno Unito e la Francia, e quest’ultima era indisposta verso Nasser per il suo sostegno ai combattenti algerini. Come ha scritto lo studioso Avi Shlaim, il 24 Ottobre 1956 Francia, Regno Unito ed Israele si incontrarono per un colloquio segreto a Sévres, per pianificare un attacco contro l’Egitto. Gli obiettivi dell’attacco includevano la cattura del Sinai e del Canale di Suez, così come la caduta del governo di Nasser.

E il 29 Ottobre, l’Operazione Kadesh iniziò con l’invasione del Sinai da parte di Israele.

Il ruolo degli Stati Uniti e le sanzioni

Gli Stati Uniti proposero una bozza di Risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 30 Ottobre, chiedendo ad Israele “l'immediato ritiro delle sue forza armate al di là dei confini dell’armistizio.” Tuttavia Francia e Regno Unito misero il loro veto sulla Risoluzione. La discussione fu poi trasferita all’Assemblea Generale ONU. Il giorno successive, l’Assemblea Generale adottò, su proposta degli Stati Uniti, la Risoluzione 997 (ES-I), che chiedeva un “immediato 'cessate il fuoco', il ritiro di tutte le forza armate al di là delle linee di armistizio e la riapertura del Canale.”

Tuttavia, sembrava che le potenze invasori non volessero andarsene. Israele rifiutà di ritirarsi da Gaza e dal Sinai, e la Gran Bretagna da Suez. Il presidente Eisenhower minacciò sanzioni contro Israele, ma fu contrastato dalle lobby pro-Israele nel Congresso. Eisenhower chiese per tutto Gennaio e Febbraio del 1957 che Israele si ritirasse dalla Striscia di Gaza.

Infine, fu la minaccia di sanzioni che constrinse Israele nel Marzo 1957 a ritirarsi. Eisenhower minacciò che gli Stati Uniti avrebbero tagliato tutta la loro assistenza privata a Israele, che ammontava a 40 milioni di $ in donazioni deducibili dalle tasse e 60 milioni di $ l'anno per l'acquisto di obbligazioni. Avrebbero anche interrotto le spedizioni di prodotti agricoli e l'assistenza militare, comprese le offerte già in cantiere. Avrebbero annullato le licenze di esportazione per la spedizione di munizioni o di altri beni militari. La minaccia di sanzioni nella forma di una Risoluzione delle Nazioni Unite, che imponeva la cessazione di tutti gli aiuti a Israele da parte dei membri delle Nazioni Unite se non si fosse ritirato, fu determinante. Allo stesso modo, per costringere gli inglesi ad andarsene, l'amministrazione statunitense trattenne aiuti finanziari e applicò un embargo sul petrolio americano.

Non fu la prima volta

Nel Gennaio 1952 l'amministrazione Truman minacciò di sospendere gli aiuti economici se Israele non avesse sostituito le sue guardie lungo il fiume Giordano, che erano note per essere particolarmente violente, ed Israele rispettò l’ordine. Nel 1953, Israele iniziò a costruire un canale vicino al ponte B'not Yaakov che deviava l'acqua dal fiume Giordano in Israele. Il canale fu costruito in una zona demilitarizzata, violando gli accordi di armistizio. Israele fece qualcosa di simile nel 1951, quando drenò un altro lago che faceva parte del bacino idrico del fiume Giordano, anche qui in una zona demilitarizzata. Nel 14 e 15 Ottobre del 1953, Israele fece irruzione il villaggio giordano di Qibya. Quest’azione sembrò essere l'ultima goccia per l'amministrazione Eisenhower. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannò fermamente Israele per il raid Qibya (senza alcun veto da parte degli Stati Uniti) e il Dipartimento di Stato confermò pubblicamente che avevano sospeso i 26 milioni di dollari stanziati dei fondi Mutual Security Act. Israele allora accettò di fermare i lavori sul canale di deviazione, e gli Stati Uniti approvarono il pagamento dei fondi che sono stati sospesi.

Cosa possiamo imparare

Il 18 Luglio, un numero di giuristi, accademici, politici, Nobel per la Pace e attivisti ha pubblicato una lettera aperta chiedendo un embargo sulle armi contro Israele. Ciò è avvenuto dopo l'attacco israeliano a Gaza, dove il bilancio delle vittime ha ormai raggiunto le 1000 persone, con le Nazioni Unite che  segnalano come oltre il 70% siano civili. 37 israeliani sono stati uccisi, 35 dei quali soldati.

Questo è il terzo bombardamento principale di Gaza in 6 anni. Il rapporto Goldstone, pubblicato nel settembre 2009, ha trovato sia Israele che Hamas colpevoli di crimini di guerra durante l’attacco del 2008-2009 a Gaza. Eppure, nulla è stato fatto, e Israele ancora una volta agisce impunemente. Questo in aggiunta alla sua brutale occupazione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est per oltre 47 anni, dove c’è stato un flusso costante di casi documentati di palestinesi disarmati sono stati sparati ai posti di blocco militari e di uccisioni ingiustificate di attivisti e leader palestinesi.

Questo regime militare è supportato da alleati esterni. Dal 2009 al 2018, gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire ad Israele 30 miliardi di $ in aiuti militari, che sono poi utilizzati per comprare armamenti dagli Stati Uniti. Molti paesi europei hanno anche espertato armi per un valore di miliardi di euro verso Israele. Ad esempio, nel 2002, ci fu un accordo commerciale del valore di più di 4 milioni per missili teleguidati anti-carro tra Finlandia ed Israele. La vendita di armi e sistemi militari israeliani ha avuto un valore di 7,5 miliardi di $ nel 2012, ed Israele si è guadagnato il sesto posto nella classifica mondiale dei più grandi esportatori di armamenti, davanti a Cina ed Italia.

Tutto ciò è allarmante in più di un senso. Il commercio di armi con Israele rafforza il suo ruolo militare, e, soprattutto, mostra la tacita approvazione delle sua illegali azioni nei Territori Occupati Palestinesi.

Così, mentre l'Onu ha affermato che Israele potrebbe essere colpevole di crimini di guerra in questo attacco in corso a Gaza, e il 23 Luglio 2014, dopo due settimane di incessanti bombardamenti su Striscia di Gaza da parte di Israele, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha istituito una commissione internazionale indipendente d'inchiesta “per indagare su tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani nei Territori palestinesi Occupati e ha concluso la sua Sessione Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est,” ci si deve chiedere quale efficacia hanno queste misure senza alcun nessun muscolo internazionale che costringa Israele a rendere conto delle sue azioni.

Perciò, nel 2011, il Comitato Nazionale Palestinese BDS ha pubblicato un invito ad un embargo militare globale su Israele. Ciò eviterebbe tutte le eventuali forme di commercio militare con Israele. Considerando la portata del settore bellico di Israele, questo è il modo più efficace per costringere Israele a rispettare il diritto internazionale. Dovremmo imparare dalla storia, e imporre sanzioni militari contro Israele fino a quando non rispetterà i propri obblighi internazionali. Ha funzionato prima, e può funzionare adesso.

 

 

Note:

[1] “The Changing U.S. Position on Palestinian Self-Determination and the Impact of the Iran-Contra Scandal” di Sally V. Mallison e W. Thomas Mallison, Journal of Palestine Studies, Vol. 16, No. 3 (Primavera 1987), p. 111. 

 

 

 

 

 

Fonte: mondoweiss.net

Traduzione: BDS Italia