Secondo i lavoratori palestinesi della fabbrica in Cisgiordania, è stato servito cibo misero e non adatto per la fine della giornata di digiuno; coloro che si sono lamentati sono stati immediatamente licenziati. “Il processo di cessazione [del contratto, ndt] è stato fatto legalmente.”

Mercoledì 2 Luglio è stato particolarmente teso. Il giorno prima ci sono stati i funerali dei tre adolescenti israeliani uccisi, Gilad Shaar, Naftali Fraenkel e Eyal Yifrach. Gang di rivoltosi stavano già vagando per le strade di Gerusalemme e il Ramadan stava entrando nel suo terzo giorno. Erano le 20:00, e i lavoratori del turno notturno alla fabbrica SodaStream a Mishor Adumim (la zona industriale dell’insediamento di  Ma’ale Adumim) stavano dirigendosi verso la sala mensa per il loro primo pasto dopo 16 ore di digiuno.

Ahmed Nasar Al-Adin, un operaio nel reparto di controllo qualità del metallo della fabbrica, racconta che “il primo e il secondo giorno di Ramadan il cibo andava tutto bene,” ma che in quella notte, quando i circa 40 lavoratori del turno erano arrivati in mensa stanchi e affamati, hanno scoperto che, invece dei cinque vassoi di cibo che avrebbero dovuto esserci nella caffetteria, ce n’erano solo "due, uno con un po’ di cotoletta e l'altro con del pollo, che era sia pessimo, che insufficiente per tutti i lavoratori.”

I lavoratori hanno deciso di contattare il supervisore della caffetteria, che era assente quella sera, contrariamente ai giorni precedenti. “Abbiamo parlato con lui, e ha detto che questo era quello che c’era. Chi vuole, mangia; chi non vuole, non mangia. Questo è quello che c'è.” I lavoratori si sono anche rivolti al capoturno in fabbrica, che ha dato loro la stessa risposta.

SodaStream è una compagnia di successo che sta lavorando per ritagliarsi una significante fetta nel mercato globale della bevande, e sta tentando di etichettarsi come azienda etica e “verde”. All’inizio dell’anno, SodaStream si è trovata invischiata in uno scandalo pubblico, quando ha assunto l’attrice Scarlett Johansson per pubblicizzare in tutto il mondo il suo marchio; una mossa che ha portato molte critiche contro l’attrice, poiché la fabbrica della compagnia è locata al di là della Linea Verde, in Cisgiordania. Come risposta a queste critiche, la compagnia enfatizzò ripetutamente come la sua fabbrica fornisse lavoro a centinaia di lavoratori palestinesi, e come servisse come luogo per la coesistenza tra due popoli.

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Il pasto fornito per 40 lavoratori alla rottura del digiuno del Ramadan mentre lavoravano nell’impianto SodaStream. (Foto: lavoratori SodaStream)

 

A causa delle restrizioni Kosher, alle centinaia di lavoratori palestinesi è proibito portare cibo dall’esterno, e devono quindi fare affidamento sul cibo che la fabbrica fornisce. “Non è stata la prima volta che questo è accaduto durante il turno notturno,” dice Al-Adin. “In precedenza abbiamo discusso di questo con l’amministrazione, me non c’è stato nessun miglioramento. Ci sono stati casi di pane e verdure insufficienti, e casi in cui c’era abbastanza da bere.”

Questa volta, tuttavia, la situazione era diversa, dato che durante il Ramadan i lavoratori digiunano tutto il giorno, e l’amministrazione ne è al corrente. Qualche giorno prima, l’amministrazione aveva fatto uscire un messaggio in cui prometteva che ci sarebbe stato cibo appropriato e che ai lavoratori sarebbe stata fornita una stanza dove riposare nel caso ne avessero avuto bisogno.

I lavoratori hanno provato a ragionare con il capoturno per oltre un’ora. La soluzione che gli è stata suggerita è stata quella di mangiare il pasto preconfezionato che avrebbero ricevuto alle 3 del mattino, un’ora prima del re-inizio del digiuno; pasto che includeva una scatoletta di hummus, panna acida, tonno e fette di formaggio. “Gli ho spiegato che noi avevamo digiunato per 16 ore e che era irragionevole aspettarsi che noi mangiassimo solamente questo pasto preconfezionato. Non è abbastanza per qualcuno che sta in piedi e lavora per 12 ore,” dice Al-Adin. A questo punto sembra che l’amministrazione perse la sua pazienza. “I supervisori ci hanno che a questo punto non c’era niente da fare che il turno di lavoro era stato cancellato.”

Il mattino seguente i lavoratori di quel turno notturno hanno ricevuto delle chiamate telefoniche dall’amministrazione, che gli ha notificato la decisione di cessazione dei loro contratti perché si sono rifiutati di lavorare la sera precedente. “Hanno anche detto che eravamo violenti. Nella fabbrica ci sono telecamere che riprendono ciò che succede in ogni angolo. Vediamo i filmati. Di quale violenza stanno parlando?” chiede Al-Adin.

Sembra che lo spirito di coesistenza di cui l’impianto SodaStream si rende orgoglioso era assente tra l’amministrazione della compagnia, che ha completamente ignorato i suoi lavoratori. “Nessuno a questo punto si è rivolto ai lavoratori. Non pensano che dovrebbero ascoltarci?” chiede A., che è stato licenziato nottetempo.

Una notifica rivolta ai lavoratori contiene i reclaim a cui Al-Adin si stava riferendo. “Hanno appeso una notifica sulla bacheca dei messaggi,” racconta A., un altro lavoratore dell’impianto. “I lavoratori del turno notturno che erano venuti a mangiari erano delusi dalla varietà del cibo servito… e hanno deciso di loro volontà di non ritornare al lavoro finchè non gli fosse stato servito dell’altro cibo,” asserisce la notifica. “Nonostante i tentativi di spiegare loro che il cibo era di qualità sufficiente… i lavoratori hanno deciso che non sarebbero tornati a lavoro ed hanno desiderato tornare immediatamente a casa… vale la pena notare che l’atmosfera intorno a quanto successo era tesa e con sfumature di violenza.”

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La lettera che l’amministrazione SodaStream ha inviato ai dipendenti licenziati nottetempo (Foto: lavoratori SodaStream)

 

“Al contrario, abbiamo detto loro che non volevamo tornare a casa,” dice Al-Adin, “ma che volevamo in realtà tornare al lavoro. Ma ci hanno mandato a casa. Ci hanno detto che i dirigenti si sarebbero riuniti il giorno seguente per risolvere il problema, e che dovevamo timbrare l’uscita ed andarcene”

“Consideriamo questo fatto molto grave… qualcosa che non si può permettere diventi routine e, perciò, tutti i lavoratori coinvolti sono stati licenziati immediatamente senza la alcuna indennità di liquidazione," ha scritto l’amministrazione nella sua comunicazione ai lavoratori. Al-Adin conferma quanto detto nel comunicato: “Il manager che ha chiamato i lavoratori licenziati ha detto che la direzione ha deciso di non tenere alcuna udienza a causa della gravità del loro gesto.” Su cosa si basa l'affermazione della compagnia secondo cui i lavoratori non volevano tornare a lavorare? “E' quello che ci hanno detto di fare i supervisori notturni.”

Si potrebbe immaginare che, anche se l'effettiva attuazione di "coesistenza" non è veramente in cima alla lista delle priorità di SodaStream, la loro pubblicizzazione in quanto tale probabilmente non è affatto male per gli affari. Nel mese di Maggio l'azienda ha pubblicato le sue previsioni per il resto dell'anno, prevedendo un aumento del 15% per il 2014, contro un fatturato di 562,7 milioni di dollari nel 2013; e una previsione di un aumento del 3% dell'utile nel 2014, a fronte dell'utile di 42 milioni di dollari nel 2013.

L’impianto a Ma’ale Adumim impiega circa 1.100 persone. Sembra che ci siano buona ragioni per cui più di 800, la maggioranza della linea di produzione nei vari reparti, siano palestinesi. A chiunque voglia lavorare nell’impianto SodaStream, che è attivo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, è richiesto lavorare per turni di 12 ore, Venerdì e Sabato inclusi. Il lavoratore medio lavora 220-250 ore al mese. Un lavoratore della linea di assemblaggio guadagna in media 23 shekels all’ora. Al-Adin, che lavorava come tecnico del controllo qualità nel dipartimento dei metalli, ha una laurea in scienza dei materiali. Il suo salario era di 27 shekels all’ora.

Parecchi lavoratori erano relativamente “nuovi”, essendo stati impiegati per circa 10 mesi. “Io ho lavorato in quell’impianto per due anni e due mesi, ma ci sono anche persone che ci hanno lavorato per 4-5 anni, e siamo stato licenziati così, con una telefonata. Ci hanno detto di non ritornare, che avremmo potuto passare a ritirare la nostra notifica di cessazione del contrato Domenica,2 dice Al-Adin.

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Gli impiegati SodaStream che sono stati licenziati aspettano fuori dagli uffici per ritirare le loro lettere di licenziamento e i loro effetti personali. (Foto: lavoratori SodaStream)

Ma l’umiliazione non si è fermata qui. “Quando siamo arrivati per ritirare le notifiche di cessazione del contratto, ci hanno bloccato ed impedito di entrare nell’impianto, e chiunque era riuscito finalmente ad entrare, è stato scortato dalle guardie. A noi, a quelli che non siamo entrati, hanno forzato la serratura dei nostri armadietti, senza chiedere niente a nessuno di noi. E’ una questione di privacy, ci hanno portato le nostre cose fuori.”

Coincidenza veramente bizzarra, Venerdì, due giorni dopo questi licenziamenti alquanto aggressivi, il sito internet di notizie israeliano NRG ha pubblicato una speciale colonna (in ebraico) intitolata “Coesistenza: così si fa la pace.” L’autore, che ha passato del tempo nella “speciale” caffetteria della compagnia [sodaStream, ndt] è rimasto imipressionato come “… uno dei pochi posti in Israele dove coesistenza, tolleranza e speranza, perfino di questi tempo, vengano preservate è proprio nell’impianto SodaStream a Ma’ale Adumim.” I profitti della compagnia, il suo trattamento dei lavoratori, e i suoi licenziamenti aggressivi sono stati in qualche modo taciuti.

Il Centro per Consigli ai Lavoratori WAC-MAAN, che rappresenta i lavoratori licenziati, ha affermato che “se SodaStream sono si atterrà alle nostre richiesta di immediate riassunzione dei lavoratori nell’impianti, MAAN agirà per via legali nelle arene pubbliche per garantire ai lavoratori i loro diritti.”

SodaStream ha risposta: “L’intero processo di cessazione dei contratti è stato fatto legalmente, c’è stata un’udienza e ai lavoratori non è stato negato il loro pagamento di compensazione. SodaStream tratta tutti i suoi lavoratori con rispetto, e perciò uno speciale pasto caldo per la rottura del digiuno è stato fornito ai lavoratori musulmani. Ciononostante, i lavoratori hanno scelto – senza alcuna relazione con la quantità o la qualità del cibo – di non entrare assolutamente all’interno della caffetteria, e successivamente hanno smesso di lavorare alle linee d’assemblaggio. SodaStream non può accettare una situazione in cui i lavoratori pensano che il cibo non sia appropriato, fermano il lavoro alle linee d’assemblaggio e ignorano palesemente gli ordini dei supervisori.”

L’articolo originale è stato postato in ebraico sul sito di notizie indipendenti The Hottest Place in Hell (Ha-makom)

 

 

 

 

 

Fonte: 972mag.com

Traduzione: BDS Italia