LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Viene riportato il caso contro Breaking the Silence, che pubblica le testimonianze anonime di soldati israeliani. 

Un’organizzazione israeliana di alto profilo a favore dei diritti umani che pubblica le testimonianze anonime di militari nei territori palestinesi sta affrontando, in ciò che viene visto come un banco di prova fondamentale per la società civile, un giudice che minaccia di chiudere la sua attività.

Il caso, che sarà ascoltato in tribunale la prossima settimana, è stato portato dal governo israeliano, che chiede a Breaking the Silence (Rompere il Silenzio) di identificare il personale militare anonimo che ha fornito testimonianze relative ai presunti crimini nella guerra del 2014 a Gaza. L’organizzazione dice che ciò significherebbe dissuadere potenziali futuri testimoni ad uscire allo scoperto.

La mossa segue mesi di attacchi contro il gruppo da parte di leader politici e attivisti di destra - inclusi tentativi di infiltrazioni da parte di figure che si atteggiano a simpatizzanti e un'accusa pubblica di "tradimento" da parte del ministro della difesa del paese.

Lo staff di Breaking the Silence e il suo team legale affermano che le mosse legali non solo rappresentano una minaccia per il gruppo, ma che minacciano anche di "congelare" l'impegno sia per la libertà di parola sia per diritti umani in Israele.

L'avvocato Michael Sfard ha detto: "E' un giorno del giudizio per Breaking the Silence, e per le opportunità future del suo impegno. Ma penso che sia anche un momento cruciale per la società civile israeliana".

 Fondata 11 anni fa, Breaking the Silence, che è costituita da ex veterani militari, ha da tempo raccolto e pubblicato storie di soldati israeliani, delle quali molte illustrano presunte violazioni dei diritti umani.

Il suo alto profilo, però, ha attirato molti nemici a destra, che hanno sempre criticato il lavoro del gruppo, ed è uno dei principali obiettivi di una nuova proposta di legge che si concentrerebbe sul finanziamento estero da parte di ONG di sinistra.

The Guardian è al corrente del fatto che le ultime mosse contro di essa sono iniziate dopo che la ONG ha pubblicato lo scorso anno un rapporto di forte impatto sulla gestione del conflitto del 2014 a Gaza, che conteneva una serie di gravi accuse riguardanti atti di brutalità da parte di militari israeliani nella gestione della guerra.

L'azione legislativa portata avanti nei suoi confronti, con il supporto di ricercatori militari e del nuovo procuratore generale di Israele, Avichai Mandelblit, cerca di costringere il gruppo ad identificare i soldati che hanno dato testimonianze su incidenti relativamente minori, tra cui il furto di occhiali da sole e i danni causati da un carro armato ad un'auto civile.

Il lavoro di Breaking the Silence, tuttavia, è basato su una garanzia di anonimato per i testimoni in base alla asserzione che i loro rapporti sono coperti dal segreto giornalistico. Essi sostengono che essere costretti a identificare i testimoni significherebbe chiudere di fatto l'attività.

Ecco come uno dei fondatori del gruppo, Yehuda Shaul, egli stesso ex soldato, difende il suo operato.

"In passato abbiamo fornito agli investigatori militari più informazioni sui presunti crimini ed abusi rispetto a quante ne abbiamo rese pubbliche. Ma l’indispensabile “muraglia cinese” è rivolta a difendere l'identità delle nostre fonti. Non si tratta di impedire la possibilità di indagini".

Il caso giudiziario è l'ultimo capitolo in quello che sembra essere la campagna sempre più vigorosa per limitare, o bloccare, le attività di Breaking the Silence e di altri gruppi, tra cui B'Tselem.

Questa ha avuto inizio a dicembre, quando il ministro della difesa israeliano, Moshe Ya'alon, ha detto che Breaking the Silence sarebbe stata bandita dalle attività sulle basi militari israeliane, anche se su queste ultime realizza un lavoro limitato. Pochi giorni dopo, il ministro dell'istruzione di estrema destra, Naftali Bennett, ha fatto una dichiarazione simile per quanto riguarda il divieto della presenza del gruppo nel sistema educativo.

Più inquietanti, sostiene il gruppo, sono stati i tentativi di infiltrazione e di realizzazione di false testimonianze per screditarlo, mentre si dice che ci siano stati molteplici tentativi di attaccare il suo database.

Un disegno di legge che l'opposizione asserisce colpisca le associazioni israeliane sui diritti umani critiche verso le politiche nei confronti dei Palestinesi ha inoltre superato l'approvazione iniziale in Parlamento con l'appoggio dei partiti di destra.

Chiamata "legge sulla trasparenza" dal suo sponsor, il ministro della Giustizia di estrema destra, Ayelet Shaked, la normativa richiederebbe che le ONG - tra cui Breaking the Silence - forniscano dettagli sulle donazioni dall'estero in tutte le loro pubblicazioni ufficiali nel caso in cui più della metà dei loro finanziamenti provenga da governi stranieri o organismi quali l'Unione Europea.

L'organizzazione è stata informata a gennaio dell'obbligo di rispettare un ordine del tribunale - fatto in sua assenza - che impone di fornire le identità degli autori delle testimonianze relative alla guerra di Gaza. La stessa ha impugnato l'ordine iniziale, ma è ora alle prese con una nuova udienza che si terrà la prossima settimana in un tribunale di Petah Tikva.

Nonostante le critiche, i funzionari del governo israeliano hanno difeso le mosse legali per tentare di costringere il gruppo a rinunciare alle fonti.

Il pubblico ministero ha dichiarato: "Lo Stato di Israele ritiene che vi sia un interesse pubblico del massimo livello a indagare sugli indizi contro le persone sospette e contro altre persone coinvolte.

Un portavoce militare israeliano ha aggiunto: "Al fine di far avanzare le indagini [sui crimini presunti] è sorta la necessità di acquisire tutto il materiale che Breaking the Silence ha documentato."

 Nel difendere la posizione del gruppo, Sfard, che rappresenta Breaking the Silence e altri gruppi per i diritti umani israeliani, ha detto al Guardian: "La società ha istituzioni diverse con ruoli diversi. Ha le forze dell'ordine il cui ruolo è quello di indagare e giungere alla giustizia.

"Esistono altre istituzioni come i media e le organizzazioni per i diritti umani e il loro ruolo è diverso. Breaking the Silence è stato creato per fornire alla società israeliana e in una certa misura alla comunità internazionale, le informazioni su ciò che i soldati israeliani stanno facendo nel corso dell'occupazione.

"C'è bisogno di un fuoco di sbarramento tra le informazioni raccolte e le forze dell'ordine."

Il direttore esecutivo del gruppo, Yuli Novak, è andato anche oltre, accusando il procuratore dello stato di Israele di "fare un passo senza precedenti e preoccupante che mette in pericolo l'organizzazione e il suo lavoro cercando di costringerci a rivelare le identità dei testimoni.

"È ancora più sconcertante e fastidioso che la domanda del procuratore faccia parte di un'indagine su soldati subalterni per reati che, quanto meno, non appaiono gravi, che sono stati descritti nelle testimonianze o che hanno avuto luogo nel corso dell'operazione Margine Protettivo [l'operazione militare di Israele a Gaza del 2014] e, per quanto ne sappiamo, non hanno nulla a che fare con uccisioni o ferimenti"

Fonte: The Guardian

Traduzione di Aldo Lotta