LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Il 10 e l'11 gennaio 2015 si è svolta a Roma un’assemblea per discutere le strategie e meglio coordinare le azioni da mettere in campo per dare nuovo slancio alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro il colonialismo israeliano lanciata a livello internazionale dalla società civile palestinese nel 2005. La campagna BDS negli anni passati ha visto numerose azioni a Roma e nei territori vicini, le più recenti per chiedere ad ACEA di recedere dall’accordo di collaborazione con la MEKOROT, società idrica nazionale di Israele che ha un ruolo determinante nel furto dell’acqua palestinese nei territori occupati e colonizzati da Israele, con oltre 10.000 firme raccolte.

L'assemblea ha ribadito l'utilità del boicottaggio come strumento concreto ed efficace di solidarietà nella lotta contro il colonialismo israeliano in Palestina e ha identificato alcuni temi principali sui quali si focalizzeranno gli interventi nel prossimo futuro:

- Boicottaggio Culturale: Si contano a decine gli eventi sportivi e culturali, spesso finanziati dal ministero della cultura sionista, che puntano a mascherare il volto colonialista di Israele con una facciata accattivante fatta di balletti, mostre e concerti che tacciono l'oppressione vissuta quotidianamente dai palestinesi e dalle palestinesi. In quest'ambito rientra anche la collaborazione nella ricerca accademica, che rende le università italiane complici anche nella progettazione di tecnologie atte alla repressione.

- Turismo: Il turismo verso Israele diviene anche esso uno strumento di oppressione. In particolare i pacchetti turistici oltre a finanziare l'economia dell'occupazione nascondono ai viaggiatori la realtà dell’occupazione e dell’oppressione subita dai palestinesi. Inoltre contribuiscono alle politiche israeliane di “apartheid lavorativa” con gli ostacoli burocratici imposti alle guide e alle agenzie palestinesi per negare loro la possibilità di lavorare nei territori occupati. Per questo si intensificheranno le pressioni sulle agenzie turistiche e di pellegrinaggio e si cercherà di elaborare anche itinerari di “turismo alternativo” che permettano di scoprire la realtà della Palestina in tutte le sue sfaccettature e complessità.

- Pinkwashing: Da anni ormai Israele si propone come un paese “gay-friendly” e come rifugio sicuro per i soggetti LGBTQI della regione mediorientale per mascherare le proprie politiche razziste e colonialiste contro i palestinesi, a prescindere dalle loro identità di genere. Per questo abbiamo fatto nostro l'appello delle e dei queer palestinesi a lottare contro l'occupazione smascherandone la “facciata rosa” con cui si presenta in tutto il mondo, con un elaborazione teorica sugli strumenti di propaganda colonialista ed attraversando le prossime mobilitazioni LGBTQI della nostra città.

- Expo 2015: L'Esposizione universale che inizierà a Milano il prossimo 1° maggio non sarà solamente l'ennesima grande opera inutile e dannosa che andrà a devastare e cementificare i territori e che attuerà nuove forme di sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori ma sarà anche una vetrina per la propaganda sionista. Dietro lo slogan “I Campi di domani” infatti ci sarà l'ennesima operazione di greenwashing del governo israeliano che tenterà di mascherare una realtà fatta di sfruttamento, inquinamento ed esproprio delle terre palestinesi con una facciata di ambientalismo e di attenzione verso le nuove tecnologie agricole.

Nella giornata di domenica l’assemblea è passata dalle strategie all'azione, con un'iniziativa di sensibilizzazione simbolica presso un ristorante nel centro di Roma in cui viene servita acqua gasata con un apparecchio Sodastream, un'azienda israeliana la cui fabbrica principale è situata in una colonia israeliana della Cisgiordania occupata e che si è resa responsabile di ripetute violazioni dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori palestinesi. L'azione, in cui un tavolo da 15 persone è stato disertato per la presenza delle bollicine dell’apartheid, ha destato il vivo interesse e l'approvazione degli avventori. Il proprietario, dopo aver prima cercato di offrire acqua in bottiglia, ha poi affermato di non dover dare spiegazioni della provenienza dei prodotti in vendita né di essere interessato alle violazioni della giustizia e dei diritti umani che si nascondono dietro di essi.

Coordinamento BDS Roma e Provincia

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