Il 18 novembre il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia ha ospitato un dibattito sul movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele. Erano previsti gli interventi di Stephanie Westbrook (BDS Italia), favorevole, e di Giorgio Gomel (JCall Italia), contrario alla campagna BDS.

Nell’aprire i lavori, il Prof. Federico Zanettin, che ha organizzato l’incontro (su sollecitazione di alcuni studenti del Dipartimento di Scienze Politiche appartenenti all’associazione Un ponte per… di Perugia), ha comunicato che Giorgio Gomel nei giorni immediatamente precedenti aveva rinunciato a partecipare, in quanto riteneva che l'iniziativa potesse apparire un'emanazione unilaterale del movimento BDS. Nonostante l’assenza di Gomel, l’incontro ha avuto comunque luogo, con un’ampia e attiva partecipazione.

È stata presentata la campagna BDS, sia a livello internazionale che in Italia, sottolineando il largo consenso ricevuto da parte di grandi organizzazioni mainstream come sindacati e chiese, e a seguito degli ultimi attacchi a Gaza, anche del presidente della Bolivia Evo Morales e di star di Hollywood come Danny Glover. È stato evidenziato il lavoro nei campus universitari negli Stati Uniti, dove si moltiplicano le risoluzioni approvate per il disinvestimento da Israele.

L’incontro è stato anche un’occasione per comunque rispondere alla posizione di JCall contro il movimento BDS. Ad esempio, mentre JCall sostiene che la campagna BDS non ha alcun impatto su Israele e sulla sua economia, i fatti riportati durante il dibattito dimostrano esattamente il contrario. Aziende come G4S e Veolia, oggetto di campagne BDS per il loro ruolo a sostegno delle infrastrutture carcerarie e delle colonie illegali israeliane hanno subito notevoli perdite finanziarie e di immagine e hanno annunciato il ritiro da alcune attività in Israele e Palestina. La Sodastream, le cui azioni sono crollate del 50% nell’ultimo anno a seguito di una ben visibile campagna BDS, ha recentemente annunciato la chiusura della propria fabbrica in una colonia israeliana. Inoltre, importanti banche e fondi pensione europei hanno disinvestito da Israele negli ultimi anni. La più evidente indicazione dell’efficacia del movimento BDS sta forse però nella dichiarazione del Ministro della Finanza israeliano, che nel gennaio 2014 ha affermato, “Abbiamo elaborato scenari esaurienti su ciò che accadrà se il boicottaggio continua... In tutti gli scenari, le prospettive non sono buone.”

JCall ritiene inoltre che la campagna BDS, in particolare il boicottaggio accademico e culturale, indebolisca gli artisti e gli intellettuali israeliani che, secondo JCall, spesso sono i più grandi difensori dei diritti dei palestinesi. Mentre quest’ultima è un’affermazione tutta da dimostrare, in base alle linee guida della Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI) non esiste in realtà nessun limite alle attività di artisti e intellettuali israeliani che vogliono impegnarsi pubblicamente a favore dei diritti dei palestinesi. Anzi, l’appello per il BDS contiene un invito esplicito agli israeliani a farne parte, e a rifiutare i fondi offerti dalle istituzioni israeliane che mirano a farli diventare “ambasciatori” delle politiche del governo.

Infine, JCall trova che si tratti di una “malsana ossessione” nei confronti di Israele, fatto oggetto di attenzione esclusiva. È stato ricordato che la campagna BDS è stata lanciata da 170 organizzazioni della società civile palestinese proprio perché sono le politiche israeliane a negare i diritti del popolo palestinese. Questa critica si configura quindi prevalentemente come un invito a non occuparsi di Israele e delle sue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

L’iniziativa è stata un importante momento di discussione all’interno di un’università italiana sulle motivazioni e i risultati della campagna BDS. È sperabile che incontri del genere si moltiplichino, per aprire il dibattito su questo strumento nonviolento fondato sul rispetto del diritto internazionale, per arrivare ad una soluzione che garantisca i diritti per tutti e non solo una parte.

BDS Italia